24 aprile 2012

IL SUONATORE CHE AUGURAVA “BUONA FORTUNA”


Ho sempre pensato che i mezzi di trasporto siano un ottimo punto d’osservazione per indagare il genere umano. Se solo questi potessero avere occhi e voce, rivelerebbero tutti i nostri segreti più profondi, saprebbero meglio del più esperto sociologo, esporre i vari tipi di persona che viaggiano ogni giorno, stilando così una lista infinita di categorie umane, nelle quali potremmo più o meno ritrovarci.

Mi è capitato di ritrovarmi a far parte di quella categoria di persone che potremmo definire “gli indecisi”. Gli indecisi sono coloro che si mostrano passeggeri navigati, ma che con un piccolo gesto si tradiscono e rivelano la loro disarmante insicurezza. Alla fermata, all’arrivo del tram si sale decisi a bordo, ma al minimo sbandamento l’equilibrio se ne va, e barcollando ci si aggrappa al più vicino palo, controllando con lo sguardo chi, seduto, è pronto a schernirti con un sorriso beffardo. Grazie mille, passeggero, sei seduto, è ovvio che non traballi. Gli Indecisi si manifestano in un altro tipo di situazione, vale a dire quella in cui salgono sul loro tram gli artisti di strada. Suonatori, cantanti, musicisti che vincono ogni vergogna per chiedere qualche euro facendo quello che sanno fare. C’è chi ha del vero talento tra loro, chi suona sempre la stessa melodia o canzone, ma tutti salendo augurano buona giornata. Credo che questo sia il loro aspetto migliore, certo lo faranno di sicuro per questioni di “vendersi meglio”, ma che il loro sia o meno un augurio sincero è di certo qualcosa di estremamente sottovalutato. Persone che, come loro, sono disposte a cancellare ogni dignità umana per chiedere elemosina meriterebbero un’indagine più approfondita. Un’indagine che avrei sempre voluto fare, ma che, da Indecisa quale sono, non ho mai fatto. Mi ritrovo a chiedermi che stati d’animo possono attraversarli nel momento in cui decidono di farlo, che antipatia possono provare per tutti noi passeggeri che fingiamo indifferenza, che cosa possono pensare di me mentre mi passano a fianco e fingo di non vederli.

Tra di loro c’è un signore che suona la fisarmonica, diverso da tutti gli altri, lui non augura buona giornata ma BUONA FORTUNA. Lui crede nella fortuna, e ce la augura ogni giorno, cioè ci augura ogni giorno che la nostra giornata vada come noi vogliamo, al meglio. Se ci pensiamo un po’ meglio non è di certo un augurio come tutti gli altri. Chissà dove sta di casa la fortuna nella sua vita. Di fronte a lui ci sono sempre due tipi di atteggiamenti: c’è chi da qualche moneta, temendo di contrarre qualche infezione al toccare il bicchiere che le contiene, ma c’è anche chi dona con un sorriso timido; e poi c’è chi improvvisamente guarda il cellulare, o scuote la testa, o finge indifferenza. A questi due atteggiamenti di solito seguono delle conseguenze ben precise. Nel primo caso la persona in questione si sente a posto con la coscienza ma tendenzialmente è guardato male dai co-passeggeri, ma anche si sente un po’ stronzo perché sa bene che quell’euro è troppo poco, o che il tipo di aiuto di cui ha bisogno il suonatore è di altro tipo. Un euro al giorno non garantisce nulla. So bene che molti sostengono che non tutti i mendicanti sono “buoni”, che non hanno voglia di trovarsi un lavoro oppure che con quei soldi compreranno droga o berranno. Ma quanti di loro lo sanno per certo? Forse è vero, molti suonatori non useranno in maniera intelligente i soldi che diamo loro, ma perché negar loro la fiducia a priori.

Chi invece non da soldi o finge indifferenza è più combattuto. Sa di rientrare nella percentuale di persone che lo fa ogni giorno quindi da un certo punto di vista sanno di non aver commesso nulla di così grave. D’altra parte però, i sensi di colpa li divorano e guardano con invidia quei pochi che hanno dato qualche moneta, invidia che quelle stesse persone interpreteranno come derisione. È un circolo vizioso dal quale non c’è uscita apparentemente. Ci sentiamo in dovere di dare, ma sappiamo che non è sufficiente. Certo è che qualcosa va fatto, qualcosa di diverso, e spesso anche solo chiedersi se verrà il giorno in cui faremo quel qualcosa che cambia la giornata di qualcun altro è già un passo in avanti. Questo è il cambiamento, questo è il futuro per una vita accettabile per tutti anche in una città come questa. Il suonatore di fisarmonica ci augura ogni mattina “Buona Fortuna”. Perché non dovremmo rispondere “Anche a te”?

 

Sara Veronesi

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