18 aprile 2012
LE REGOLE DEL GIOCO
Riccardo Perissich
Longanesi 2012
396 pp., euro 17,60
Giovedì 19, ore 18,30, il libro verrà presentato a cura di Unione Lettori Italiani a Palazzo Sormani, sala del Grechetto, via F. Sforza Relatori: l’ambasciatore Giancarlo Aragona e il giornalista Luca Crovi
“L’Italia ha trovato il suo Le Carrè? “Il gioco delle spie ora è made in Italy.” “Giallo all’italiana” Così titolavano i giornali all’uscita a gennaio del primo romanzo, una spy story, di Riccardo Perissich. La sua biografia ha inciso visibilmente nel plot narrativo, che affonda le radici nella esperienza personale dell’autore, profondo conoscitore delle alchimie delle relazioni internazionali. Egli è stato infatti un alto funzionario alla Commissione europea di Bruxelles e un top manager in Telecom e Pirelli. Ha partecipato a negoziati internazionali e frequentato capi di stato e di governo, ministri, ambasciatori; a casa sua in Italia come a New York, a Londra a Parigi o a Mosca.
Per capire dove ha preso spunto Perissich nel delineare i caratteri dei suoi personaggi, può essere utile sapere che suo nonno, di famiglia filo austriaca, è stato presidente del tribunale di Trieste ai tempi dell’Austria, sua nonna invece, di origine veneziana, era di sentimenti irredentisti. L’autore è nato a Milano, ma ha vissuto da adolescente anche in Svezia e a Roma. Si è dedicato da sempre alla scrittura, vuoi per giornali e riviste specializzate, vuoi per le sue note di servizio. Sin da ragazzo si è appassionato al genere poliziesco e alle spy stories, delle quali è stato accanito lettore.
Non potevano dunque mancare nel suo libro gli elementi essenziali di un thriller: la ricerca della verità, al di là delle false piste; un plot internazionale potente e credibile, di attualità sorprendente; la paura, in questo caso di un terrorismo strisciante. E il suo libro parla infatti di un intrigo internazionale, finalizzato a destabilizzare l’area del medioriente, e farne ricadere la responsabilità su governi incolpevoli.
Per la prima volta i servizi segreti italiani, considerati spesso con sufficienza dai colleghi delle grandi potenze, qui fanno la parte del leone. Seppure infiltrati da spie e ricattatori, non sfuggono però all’attenta analisi del colonnello Giulio Valente, capo della sezione D. Grazie al suo coraggio, pure venato alla fine da senso di vendetta, verrà forse sventata la terribile macchinazione.
Di famiglia romana dell’aristocrazia nera, fedele al Vaticano, Valente si colloca per temperamento in una via di mezzo tra l’agente segreto macho alla James Bond e il problematico Smiley di John Le Carrè. Il suo è un carattere determinato, lucido, dinamico, con un innato senso dell’onore e della giustizia. Egli è l’opposto del provinciale, di ampie vedute e a suo modo anticonformista, anche per la squadra stravagante di collaboratori di cui si serve per il suo lavoro, una lesbica, una hacker, un altoatesino rigoroso, una poliziotta di liberi costumi, un untuoso portaborse, un generale in pensione, suo maestro. Chi tra di loro sarà la talpa?
I due punti di forza di questo thriller italiano, inusuali in romanzi di stampo anglosassone, sono proprio la grande attenzione ai sentimenti privati, e una forte tensione morale del protagonista. Lo stile è leggero e veloce, i dialoghi si susseguono a ritmo serrato, catturano l’attenzione del lettore, trasportato in giro per il mondo, da Saint Tropez a Roma, a Parigi e poi a Mosca e a Teheran, e a Washington e a New York, nel Pacifico e nel Kuwait, in Vaticano, in un vortice di avvenimenti.
Né mancano allusioni alla musica e alla cucina d’autore. Raffinatezze di ceto.
questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero