12 marzo 2009

Il PRG è morto, viva il PGT!


”Salvatore Ligresti per me resta una grande risorsa per Milano”

Ass. Carlo Masseroli

Premetto che non sono ideologicamente contro il Piano di Governo del Territorio (PGT), inteso come strumento di governo delle cose urbane. Nel caso del construendo PGT per Milano, devo dire che ho salutato con favore l’inizio dei lavori di redazione. Considerato che il Piano Regolatore Generale (PRG) vigente risale agli anni ottanta (anzi ad essere precisi è il PRG del 1954 con variante generale del 1980) e da allora ha subito più di 300 varianti, era doveroso e necessario sostituire questo giurassico dispositivo con qualcosa di più moderno e adeguato.

Quindi ben venga il PGT, se sarà capace di gestire le trasformazioni in atto e quelle future in maniera più efficace del suo predecessore.

Formalmente i lavori del PGT iniziano il 29 giugno del 2005 con l’avvio di procedimento relativo alla redazione degli atti del Piano di Governo del Territorio. Successivamente avviene l’istituzione dell’Ufficio di Piano, inaugurato il 26 maggio 2008 in via Cenisio. Di fatto possiamo trovare i semi del PGT nella deliberazione dell’8 luglio 2003 dal wertmülleriano titolo “Approvazione del documento di indirizzo per la redazione del piano dei servizi, per la definizione del nuovo regime del Piano Regolatore e per la revisione del documento di inquadramento delle politiche urbanistiche comunali“. Qui si parla ancora di Piano Regolatore, perché la legge regionale 12/2005 sul governo del territorio, che sostituisce il PRG col PGT, non è ancora stata varata. Ma già nel 2003 in un articolo sul Corriere della Sera del 9 marzo l’assessore all’Urbanistica del comune di Milano di allora, Gianni Verga, sostiene: «Nel 2003 non solo bandiremo nuovi concorsi di architettura, ma riscriveremo il Piano regolatore di Milano, che è fermo agli anni ”80 ed è un piano di espansione industriale.

Inoltre approveremo un piano dei servizi che deve far capire che cosa la città può offrire». Di più. «Non un nuovo piano, ma un lavoro di annullamento della zonizzazione di quello attuale. Si tratta di eliminare e non di dar vita a una nuova pianificazione urbana dirigista. In tal modo si vogliono offrire condizioni di equità per tutti rispetto all’ edificabilità dei beni. Sarà un modo anche per calmierare il mercato immobiliare. Quanto al piano dei servizi  il principio della sussidiarietà sarà totale; tutti li potranno fare in un sistema di garanzie».

Veniamo ad oggi. Per pubblicizzare i lavori del PGT, il Comune di Milano sta pubblicando una serie di pieghevoli cartonati dal titolo “Milano verso il suo futuro“, che raccontano per temi i contenuti del PGT. Un’operazione lodevole di trasparenza e comunicazione, che però presta il fianco ad alcune critiche. Partiamo dalle minuzie (che comunque sono sempre indice di qualcosa). Nel momento attuale in cui le istituzioni e le pubbliche amministrazioni sono chiamate ad essere di sobrio esempio nella riduzione degli sprechi e in un contesto in cui sempre di più la comunicazione è multimediale, interattiva e web oriented (Arcipelago Milano infatti è un settimanale on-line), appare anacronistica e fastidiosa la scelta di utilizzare un supporto (il cartonato) così costoso e poco rispettoso dell’ambiente (non pare nemmeno cartoncino riciclato). Non era sufficiente la versione scaricabile dal sito del Comune? Vogliamo poi parlare degli errori di sintassi e di grammatica contenuti in questi simpatici volumetti? Dall’indice del n°4: “La ricchezza degli spunti e delle proposte emerse […] sono stati generativi nell’individuazione delle potenzialità…”, oppure “L’individuazione di luoghi di aggregazione e identità sono stati rappresentati come ottantotto quartieri…”. Non basta? ”

Il PGT si propone così di incentivare le progettualità dei cittadini, organizzarle e metterle a sistema, al fine di restituire uno strumento semplice e flessibile che permetta di fare incontrare all’interno di un progetto di riferimento”. Fare incontrare chi o che cosa? Stiamo parlando del quarto numero, non si può invocare la scusa del rodaggio. Va bene che gli architetti notoriamente non sanno scrivere, va bene che sono per la maggior parte errori veniali, ma c’è da sperare che ciò non sia l’indicatore della cura e dell’attenzione che si sta mettendo in questo progetto.

Non entriamo per adesso nel merito dei contenuti, lo faremo nei prossimi interventi. Ma una questione vorremmo porla.

Si è tanto parlato dei 2 milioni di abitanti e di densificazione. Milano ha una popolazione residente di circa 1 milione e 300 mila abitanti. Ma ogni giorno in orario lavorativo il capoluogo lombardo “lievita” fino ad ospitare 1.750.000 persone, considerati i pendolari e i non residenti che comunque alloggiano in città. Il PGT tiene conto di ciò nei calcoli per il suo dimensionamento?  Il dubbio sorge perché secondo il  “Rapporto Cittalia 2008” il tasso di crescita previsto per Milano al 2020 è del 6,3% ovvero solo 81 mila unità in più. Siamo quindi ben distanti dai famigerati 2 milioni. Nei quattro volumi di “Milano verso il suo futuro” pubblicati finora ci sono tante e suggestive immagini, schemi e diagrammi, ma praticamente nessun numero.

Forse sarebbe il caso che l’Ufficio di Piano iniziasse a dare i numeri…in senso buono, s’intende. Nel frattempo continueremo noi, con le domande.



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