10 aprile 2012

CENSORI E CENSITI. ODE ALLA CUSTODE


A fine febbraio oltre centomila famiglie milanesi mancavano all’appello del Censimento, perché la scheda si era smarrita dentro casa o non era mai stata recapitata. Per colmare il vuoto sono intervenuti i Rilevatori del Comune, il gruppo dei Trecento a cui finora è toccato il compito di revisionare le schede arrivate per posta e di assistere chi le consegnava di persona. Età media 35 anni, maschi e femmine in pari numero e per molti l’apprensione per un lavoro che viene e che va: i Rilevatori sono cottimisti puri, lontani anni luce dall’articolo 18, perché ogni scheda lavorata è un gettone, che a fine giornata s’impila con gli altri e consente di capire quanto si porterà a casa (il quando, non si sa…).

Milano è stata divisa in oltre 6.000 sezioni formate ciascuna da un isolato di case, che costituisce l’area della raccolta sul campo delle schede non ancora consegnate. Durante il primo giro esplorativo, il Rilevatore osserva i palazzi che gli sono stati assegnati valutando la loro accessibilità. I fortini inespugnabili hanno il portone chiuso a ogni ora e i citofoni numerati, senza un nome che dichiari una presenza. All’opposto, il palazzo che risolleva l’animo ha l’uscio spalancato e nell’androne fa bella vista di sé la guardiola con la porta a vetri, da cui s’intravede la Custode.

Il Rilevatore non è il postino, il distributore di volantini o il solito fattorino: basta un attimo e la Custode ha capito la sua fame di ragguagli. Inforca gli occhiali e maneggia l’elenco dell’anagrafe con la padronanza di chi non lascia scampo a nessuno. “Rossi ha lasciato l’appartamento due anni fa, la casa è affittata a due studenti“. “E Bianchi?“, incalza il Rilevatore: “Quello è andato in Cina e prima di partire non ha neanche ritirato la scheda dalla cassetta…” e con uno sguardo lascia intendere l’inaffidabilità del personaggio. La Custode è perfettamente al corrente di chi, fra i “colpevoli” di mancata restituzione della scheda, in quel momento è fuori o sta in casa: per i presenti non si nega la soddisfazione di uno squillo di citofono e di annunciare la salita dell'”Ispettore del Censimento”; per gli altri s’incarica d’infilare nelle cassette della posta i biglietti rosa con cui il Rilevatore avvisa di un secondo passaggio. Non c’è bisogno di una raccomandazione: “Quando li vedo rientrare glielo dico io” e torna a guardare l’elenco.

La Custode conosce le storie delle relazioni ufficiali e delle coppie di fatto, dei singoli, degli stravaganti e degli sfortunati: dispensa in questo modo confidenze a fin di bene, che fanno la felicità del Rilevatore, a cui sta a cuore ogni indizio utile per scovare il titolare di una scheda ancora nel limbo della sorte. Per rispetto di genere va riconosciuta l’efficienza anche della minoranza, i custodi maschi, qualche volta meno confidenziali perché di origine straniera e deboli a padroneggiare la lingua.

Dove non si trova nessuno a vegliare sul palazzo la “caccia” del Rilevatore è un percorso a ostacoli, eretti, oltre che dal portone chiuso e dai citofoni numerati, dal mancato aggiornamento dei nomi sulle porte degli appartamenti e sulle cassette della posta. Il colpo di fortuna può arrivare dal casuale contatto con il condòmino memoria-storica della casa, che vale quasi come una Custode. Non sa proprio tutto, ma per aggiornare un profano è meglio di niente. È felice di aprire il salotto e distrarsi dalla televisione, mentre avvia con la moglie un dibattito sui vicini di casa, imbastito per aggiornare l’inatteso ospite e per rinfrescare il quadro umano del caseggiato.

Nel cerchio della città che sta tra la periferia e il centro, il miscuglio degli stili di vita e delle condizioni economiche è ancora la realtà di molti quartieri. Nello stesso palazzo la famiglia della porta accanto ha nulla in comune con gli studenti che si accalcano in un solo appartamento o con il professionista singolo, che della casa ha una frequentazione sporadica. Lo stesso pianerottolo apre al Rilevatore scenari screziati, la cui varietà è data dalle qualità degli arredi, dall’ordine, dal caos, dalle stanze anguste o dagli alloggi spaziosi. C’è chi offre un caffè, chi zittisce i bambini eccitati dal nuovo arrivato e chi chiede scusa per una scheda finita tra le zampe del gatto: le domande del questionario invitano a chiacchiere da cui emergono racconti e vicende famigliari. Poi un arrivederci e un appuntamento tra dieci anni, al prossimo Censimento.

 

Giovanni Silvera

 



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