10 aprile 2012

“IL BICCHIERE SEMPRE PIENO”: COSA ASPETTARSI DAL SALONE DEL MOBILE


Una breve premessa su chi scrive – Sono architetto di formazione e designer per passione (e professione) da 17 anni, e questo mi è forse sufficiente per poter dire la mia sul design, materia ormai alla portata di tutti, dove chiunque può esprimere il suo punto di vista più o (spesso) meno autorevole sullo stato del nostrano design da esportazione.

Cosa ci porterà il Salone del Mobile? – Parlare di design a pochi giorni dall’inizio del Salone del Mobile è come parlare dei regali che ci porterà Babbo Natale. Pertanto l’eccitazione e le aspettative per questa manifestazione sono alle stelle e forse il giudizio ottimista che esprimerò andrà ridimensionato, proprio come quando il nostro nonnino con la barba non ci porta il dono che avevamo tanto desiderato.

Quella che ormai da qualche anno si chiama Milano Design Week è la più grande esperienza che si possa vivere, non solo per addetti ai lavori, ma per chiunque abbia interesse a scrutare il prossimo futuro attraverso sistemi abitativi che ci propongono aziende del comparto dell’arredo e molto altro.

Questo “molto altro” è l’anima propulsiva del nostro design, è la capacità di mettere in relazione il sistema arredo con la performance enogastronomica (si sa che il pubblico del salone è molto attento ai cocktail offerti negli showroom cittadini oltre che sensibile al buon design), artistica e creativa in generale.

Non solo “mobiletti” dunque, ma una miriade di eventi che, per una settimana, fanno di Milano la città più ricca di fermento creativo del mondo. Poco importa se vengono presentate nuove cucine o l’ultima automobile a idrogeno o delle mutandine che non si stirano; ciò che importa è esserci e poter comunicare il cambiamento, il nuovo che avanza, anche se spesso si tratta di perlustrazioni sperimentali che non hanno una reale ricaduta sul mondo reale…. ma tant’è, anche i sogni a volte ci aiutano a vivere meglio la nostra quotidianità.

Lo spettro della crisi e una nuova primavera del design – Si parla sempre di più di crisi e di questo nostro povero mondo che si sta sgretolando, ma c’è sempre storicamente chi si è preso carico del cambiamento, della rinascita non solo economica ma etica e culturale. Parlando di primavera non posso esimermi dal paragone con quella araba o, per rimanere in zona Salone, di quella milanese di qualche mese fa che, con le dovute proporzioni, può farci se non altro riflettere sul fatto che il cambiamento può e deve partire da noi.

Non credo sia un caso che il Salone del Mobile abbia luogo ad aprile, quando la primavera lancia dei messaggi di abbondanza e potenza che sono sotto i nostri occhi. È vero, non è giusto cercare di non vedere la crisi e i drammi umani che si porta dietro, ma sentirsi parte di una primavera progettuale è l’unico modo a mio avviso per poter affrontare le sfide che il futuro prossimo ci sta lanciando. Per i più scettici e pessimisti suggerisco di prendersi qualche minuto e ascoltare l’intervento a TED (grande contenitore di ispirazioni per tutti) di Peter Diamandis: L’abbondanza è il nostro futuro

Per tornare al sistema design: molte aziende soffrono, alcune delocalizzano, altre chiudono, ma in pochi parlano di nuovi progetti imprenditoriali, di eccellenze della nostra imprenditoria che esportano un’immagine dell’Italia ben diversa da quella che leggiamo dai giornali. Si sa, la notizia di un imprenditore che si suicida è ben più veicolabile del successo di una start up di un gruppo di giovani che consegnano buste sfrecciando per la città in bicicletta.

Ci sono poi aziende del cosiddetto design tradizionale che nascono, magari dalle ceneri di un’altra azienda, o magari spinte solo dalla volontà e la famosa pazzia professata da Steve Jobs, capitanata da persone che credono in un futuro migliore, possibile, sostenibile non solo ambientalmente ma economicamente.

Basta sfogliare le riviste di settore e vedere quanti nuovi marchi prima sconosciuti si stanno affacciando nel panorama del design, nuove piccole realtà che forse saranno le prossime Artemide o Kartell, oggi solo germogli di quello che sarà il nostro scenario futuro.

Il bicchiere sempre pieno – Mi piace pensare che il bicchiere sia sempre mezzo pieno; anzi, forse non ci rendiamo ancora conto che la metà vuota in realtà è anch’essa piena, non di acqua ma di aria, elemento indispensabile per la vita quanto l’acqua, anche se non la vediamo.

 

Matteo Ragni



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