11 marzo 2009

Perdita di beni pubblici e perdita di identità


Mai come oggi i beni collettivi sono oggetto della cupidigia di gruppi di potere economico: in particolare quelle aziende e società che gestiscono le utilities e che, nonostante le normative europee, riescono a mantenere dei monopoli di fatto e a stabilire le tariffe dei loro servizi. Ma non solo queste. L’ansia di fare cassa e soprattutto di levarsi di torno i problemi legati alla gestione diretta ha spinto quasi tutte le amministrazioni a cedere ai privati le proprie attività industriali.

Il risultato di queste operazioni è stato quello di spezzare un rapporto di appartenenza tra i cittadini e i beni pubblici e di privare contemporaneamente la pubblica amministrazione di strumenti d’intervanto diretto nell’economia della città e delle famiglie.

Dietro queste esternalizzazioni si legge sempre il problema sindacale: negli anno passati la rigidità di CGL, CSL e UIL più qualche autonomo, ha impedito alle aziende municipalizzate una ristrutturazione produttiva che tenesse il passo del progresso tecnologico. La strada scelta non è stata di trovare un accordo coi sindacati che non fosse penalizzante per la collettività, ma di rimuovere il problema vendendo.

Si sono persi così simboli del civismo milanese che costituivano un forte legame tra la città e i suoi abitanti.

Il primo esempio è stato la Centrale del Latte. Era nata nel 1927 e da allora fu sempre una gloria milanese. Accompagnò la crescita sociale ed economica della città e dopo la seconda guerra mondiale, negli anni duri delle ricostruzione, consentì a tanti milanesi di tirare avanti a caffelatte. Dal 2000 è azienda privata: se fosse ancora del Comune potrebbe svolgere un importante ruolo di calmiere.

La stessa cosa possiamo dire della AEM, orgoglio e gloria della città. Fondata 1884 dopo il contenzioso con altri monopolisti milanesi, nel 1910 nasce L’Azienda Elettrica Municipale e il suo intento è di produrre energia elettrica a costi ragionevoli per la nascente industria milanese e per le famiglie, con attenzione alle fasce deboli della popolazione. Nel 1998, dopo che si era trasformata in SPA ed era andata in Borsa, cede il 49% del suo capitale ai privati. Il ruolo sociale di AEM scompare per sempre insieme all’orgoglio milanese.

Il passato recente è noto, cosa ne abbiano cavato i milanesi come consumatori lo racconta Franco Morganti su queste pagine. Insieme ad AEM se ne va anche AMSA che entra pure lei in A2A, la nuova società nata dalla fusione di AEM SpA Milano e  ASM Brescia. La privatizzazione ha un solo risultato: per i cittadini non vi è nessun vantaggio, anzi, le tariffe aumentano, il controllo sulle aziende attraverso il consiglio comunale è in pratica inesistente. Potremmo dire: una spoliazione.

Possiamo tranquillamente parlare di MM e ATM. Il loro destino è segnato, si cerca la via della Fusione per mantenere queste aziende sotto il controllo delle amministrazioni comunali : quna situazione che non è destinata a durare.

Intanto anche la gestione del servizio idrico integrato (comprendente i servizi di acquedotto, fognatura, collettamento e depurazione), è passata dal Comune di Milano alla Metropolitana Milanese S.p.A. e, guarda caso, i ricavi dalla cessione sono inferiori ai ricavi della gestione diretta. L’acqua è un bene raro e i Comuni più saggi se la tengono stretta.

Altro “bene” tipicamente milanese era la Fiera. Ci vorrebbe un intero volume per spiegare l’inspiegabile: come una cosa pubblica sua diventata privata senza che il pubblico abbia mai incassato un soldo e come questo nuovo soggetto decida dei destini edilizi della città con la logica del massimo personale profitto. Alchimie della finanza creativa i cui risultati si vedono.

Allora perché stupirsi se la cittadinanza milanese non si riconosce più nella propria città?

Perché stupirsi se un evento come l’expo 2015, che dovrebbe godere dello stesso favore popolare, scalda gli animi solo delle persone direttamente coinvolte e lascia indifferente l’uomo della strada?

Luca Beltrami Gadola

Sottotitolo: vendere per far cassa e perdere i cittadini



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