10 aprile 2012

cinema



ROMANZO DI UNA STRAGE

di Marco Tullio Giordana [Italia, 2012, 129′]

con Valerio Mastrandrea, Pierfrancesco Favino, Michela Cescon, Laura Chiatti, Fabrizio Gifuni

 

Giuseppe Pinelli (Pierfrancesco Favino) sale le scale della Questura. È la sera del 12 dicembre 1969. Una bomba è esplosa poche ore prima dentro la Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana. Marco Tullio Giordana, regista di Romanzo di una strage, ferma la macchina da presa sui piedi di Pinelli, un’immagine simbolica e premonitrice dei tragici momenti che seguiranno.

Il ferroviere milanese è un uomo puro, i suoi occhi sinceri guardano l’uomo seduto di fronte, il commissario Calabresi (Valerio Mastrandrea), avversario in quella buia e angusta stanza ma non nemico nella vita, grazie a un rispetto reciproco che li porta spesso a scambi di letture e di punti di vista.

È di questi due uomini, delle loro storie personali, che ci vuole parlare il regista. Il desiderio di rendere giustizia, anche visivamente, a queste due vittime, negli anni così selvaggiamente strumentalizzate. La caduta improvvisa di Pinelli causa un tonfo sordo, un dolore cieco e lacerante che non trova spiegazione, oggi come ieri.

Il suo corpo trascina invisibilmente con sé quello del funzionario di polizia. Il ruolo di capro espiatorio che gli viene da subito cucito addosso e la solitudine in cui viene relegato da uno Stato che ha scelto spietatamente di abbandonarlo è come se lo spingessero nel vuoto insieme a Pinelli. Lo Stato è il personaggio più oscuro nella sceneggiatura di Rulli, Petraglia e Giordana. Nel suo ruolo di maligno burattinaio, usa infiltrati e neofascisti come marionette per condurre lo scenario politico a una deriva autoritaria.

La valorosa ed estenuante difesa di una giovane e fragile democrazia è tutta nelle mani di Aldo Moro (Fabrizio Gifuni). Una figura quasi eterea nella pellicola che, ergendosi a ultimo argine, lascia intuire che questa ondata di barbarie finirà per travolgere anche lui. La giustizia è divisa tra connivenza e impotenza. L’impunità diventa quindi la vera protagonista silenziosa di questa triste pagina della storia italiana.

La strage che ci viene raccontata dal Romanzo di Giordana è orfana di sentenze definitive di condanna a carico degli esecutori. La scelta di un finale, non solo romanzesco ma anche fantasioso, ha perciò la colpa di privare le famiglie delle vittime, e l’intero Paese, dell’unica conquista di questi quarantatre anni. La verità.

Marco Santarpia

In sala a Milano: Eliseo, The Space Cinema Odeon, UCI Cinemas Bicocca, UCI Cinemas Certosa, Plinius, Anteo, Colosseo

 

questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



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