27 marzo 2012

FORMIGONI E IL “SUO” PALAZZO. UN PACIFICO ASSEDIO


Per la prima volta, da quando è stato finito, quell’incomprensibile spazio che si chiama Piazza Lombardia, per intenderci il cortile interno della nuova sede della Regione, sarà animato e spero pieno di gente in occasione della manifestazione “Libera la Sedia” indetta da Pippo Civati e dai suoi amici per mandare un segnale al celeste Formigoni.

Spero solo che qualcuno non abbia il cattivo gusto di dire che la “politica” non si fa contro una persona ossia che non si può essere antiformigoniani come non si poteva essere antiberlusconiani. Chi dice queste cose è come dicesse che non esistono simboli o personaggi simbolici.

Essere antiformigoniani, come antiberlusconiani, non è un comodo “a priori” e nemmeno un eccesso di semplificazione di un pensiero politico, è solo una espressione sintetica, un modo di evitare lunghe perifrasi, non è un modo rozzo ma semplicemente un risparmio di tempo. Perché dovrei dilungarmi a dire cosa non mi piace di Formigoni?

Mi toccherebbe cominciare col ricordargli tutto quello che quotidianamente gli ricordano i Radicali, che saranno un po’ dei rompicoglioni e magari un tantino fastidiosi quando antepongono a tutto alcune loro intransigenze, magari schierandosi al momento del voto dalla parte sbagliata; mi toccherebbe elencare tutti gli atti di arroganza istituzionale dei quali ha disseminato la sua carriera; per stare sul frivolo vorrei sapere come sceglie le occasioni per le quali si rade la barba a zero e per quali occasioni se la lascia crescere come oggi ha cominciato a fare Marchionne (peccato di vanità?); per quali occasioni scelga le camiciole avaiane e per quali il doppiopetto. Ma sarei anche curioso di capire quando ha scelto di occuparsi solo di sanità lasciando alla Lega cave e territorio e agli ex AN la casa.

Vorrei che una volta per tutte mi spiegasse quali benefici hanno tratto i lombardi dalla sua gestione della Regione, visto che la bontà della sanità, come competenze e abilità professionali sono precedenti al suo arrivo – una buona vecchia tradizione lombarda fin dai tempi del Filarete – e col suo arrivo abbiamo cominciato a vedere episodi come il Santa Rita e il San Raffaele. Vorrei che ci dicesse se la presenza di Nicole Minetti nel “listino” l’ha mai imbarazzato. Vorrei che, tanto per finire, quando qualcuno della sua maggioranza finisce oggetto di cronache giudiziarie la smettesse di dire che si tratta di comportamenti personali o tiri fuori il vecchio adagio di qualche mela marcia.

Fatte le debite proporzioni, perché qui di morti non si parla, vorrei ricordare la recente sentenza del giudice Guariniello che ha duramente condannato i padroni della Eternit Stephan Schmidheiny e il barone Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne. Oltre ad aver fatto giustizia ha ribadito un principio essenziale: chi è a capo di una qualsivoglia organizzazione, sia ente, istituzione o impresa risponde per sé e per tutti i collaboratori che si è scelto sia in sede civile, talvolta anche in sede penale, vigendo fra tutti un principio: quello della sorveglianza.

Prima delle elezioni dirette questo principio aveva meno valore ma da quando presidente o sindaco scelgono i membri della propria Giunta è di questa scelta che devono in primo luogo rispondere. Se poi chi è eletto accentua questa caratteristica apicale assumendo personalmente tutte le più importanti decisioni anche in spregio a un minimo di garbo istituzionale, meno di altri può trarsi d’impaccio rispetto alle malefatte dei suoi anche se di malefatte del tutto personali che non coinvolgono strettamente la funzione politica per la quale sono stati eletti. “Il personale è politico” come recitava uno slogan degli anni ’70.

Dunque lasci la seggiola anche se i suoi faranno di tutto per legarcelo: loro lo sanno “simul stabunt simul cadent”, insieme ritti insieme a terra. Mai come in Cl, mai come in Regione.

Luca Beltrami Gadola

 

 



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