28 marzo 2012

libri – IL SEGNO DELL’UNTORE / CONTRO I NOTAI


IL SEGNO DELL’UNTORE
di Franco Forte

A. Mondadori Editore, Milano, 2012

pp. 342, euro 15,00

 

CONTRO I NOTAI

di Marco Morello e Carlo Tecce

A. Salani Editore, Milano 2012

pp. 135, euro 11,50

 

Chi erano i notai del XVI secolo? Franco Forte, noto scrittore, giornalista, sceneggiatore ed editor di alcune collane Mondadori, riesuma dal passato la storia di un Notaio criminale, trasformandola in un giallo storico mozzafiato.

Milano, anno del Signore 1576. Sullo sfondo del Duomo ancora in costruzione, del Lazzaretto Maggiore che rigurgita i malati di peste, l’olezzo dei corpi che bruciano nei fopponi e il terrore del contagio si percepiscono con un brivido che percorre la schiena, sin dalla prima pagina. Le immagini non sono molto lontane dalla Milano manzoniana e dall’occhiata paurosa di Don Rodrigo che si vede addosso “un sozzo bubbone d’un livido paonazzo“. Nel giorno della morte della moglie, consumata dalla peste, il Notaio Niccolò Taverna viene chiamato per investigare su due casi: la morte di Bernardino da Savona, un commissario della Santa Inquisizione, e il furto del candelabro di Benvenuto Cellini in Duomo. Nel Ducato di Milano, dominato dalla Corona di Spagna, dove furti e omicidi sono all’ordine del giorno, e il conflitto di potere tra Stato e Chiesa si fa sempre più acceso, il Notaio Taverna deve sfruttare tutte le sue straordinarie capacità investigative.

Milano, anno del Signore 2012. I notai non compiono più indagini criminali, ma si devono difendere da false accuse. Il saggio dei giornalisti Marco Morello e Carlo Tecce trasuda di assiomi e pregiudizi che si sviluppano in un ostinato attacco ai notai. Il titolo stesso “Contro i Notai” ne è l’emblema e il capitolo intitolato “Con le tasche gonfie” è da incorniciare.

Una delle richieste di questo governo è l’autosufficienza e la tenuta delle casse di previdenza dei professionisti per almeno cinquant’anni, onde evitare che ci possano essere ricadute sulla spesa pubblica a carico dei cittadini. Solo l’improvvida gestione dovrebbe essere motivo di scandalo per gli autori, ma qui si assiste al paradosso: la perfetta tenuta dei conti e i brillanti risultati finanziari realizzati dai notai, non potendo essere di per sé oggetto di biasimo, vengono letti come il compito in classe eseguito alla perfezione dal “secchione”, sul quale incentrare i rancori e le invidie dei meno fortunati.

Non esiste più un tariffario nazionale. È sulla differenza di un centinaio di euro che il Notaio conquista il cliente, e subito è concorrenza, la stessa che esiste tra altri professionisti. Ma gli autori sostengono: “non c’è concorrenza tra notai… sono tutti uguali, tutti ricchi“.

Il notaio non autentica soltanto la firma, come succede nell’ordinamento austriaco e statunitense, ma garantisce la sicurezza della transazione e del sistema giuridico, sintetizzando in sé la funzione professionale e quella giudiziale. La terzietà e indipendenza del notaio vengono preservate e garantite, oltre che dalla severa selezione concorsuale, dalla deontologia professionale, nonché dal controllo interno effettuato dal Ministero della Giustizia che, attraverso i conservatori degli Archivi notarili, ogni due anni sottopone a ispezione tutti gli atti stipulati. Forse Morello e Tecce dovrebbero fare un po’ di pratica notarile, cambierebbero idea. (Cristina Bellon)

 

 

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



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