20 marzo 2012

ENERGIA A MILANO. MA C’È UNA VERA POLITICA?


Da anni media e convegni ci tempestano con dotte analisi e previsioni sui rischi per il nostro pianeta legati all’inquinamento, all’effetto serra e all’esaurimento delle fonti primarie di energia non rinnovabili. Da anni si sa che l’inquinamento (colle conseguenze negative che ne derivano per l’ecosistema terrestre, di cui l’uomo è parte) è strettamente correlato ai consumi di energia e in particolare allo spreco che se ne fa nei paesi sviluppati ma anche all’ambizione (peraltro legittima) di quelli in via di sviluppo, desiderosi di partecipare al modello di vita occidentale.

Da anni si sa che il grosso dei consumi di energia e della produzione di inquinanti è concentrata nelle città, dove ormai si trova a convivere il 70% della popolazione mondiale. Da anni la Commissione Europea si preoccupa del tema ed emette direttive e norme sul contenimento dei consumi di energia e sull’efficienza energetica, che devono poi essere recepite e attuate dagli Stati membri, e che mirano sempre più a responsabilizzare gli Enti Locali (Regioni, Province e Comuni) nel conseguimento di obiettivi quantitativamente e temporalmente definiti.

In questo quadro di riferimento, cosa sta facendo l’Amministrazione Comunale di Milano? Parecchio (o troppo o troppo poco a seconda dei punti di vista e degli interessi) nella mobilità e nel traffico, un’altra delle principali fonti di CO2 e altri gas inquinanti, poco o niente nel settore edile, benché sia ormai accertato che oltre il 50% dei consumi di energia e dell’inquinamento prodotti dalla città, nascano “sotto i tetti”, ossia negli immobili, in particolare col riscaldamento.

Malgrado la firma del Sindaco Moratti, il 29 gennaio del 2008 a Bruxelles, del Patto dei Sindaci europei che li impegnava a raggiungere e superare gli obiettivi fissati dalla Commissione (il famoso 20-20-20 su cui non ritorniamo), da allora, a parte alcuni dotti e ponderosi documenti elaborati da AMAT e qualche intervento spot, nulla di concreto per rispettare gli impegni presi. È stato sì nominato l’Energy Manager del Comune, per soddisfare un obbligo di legge, ma senza assegnargli un ruolo preciso con deleghe, obiettivi, programmi, e le risorse necessarie.

Cosa dovrebbe fare il nostro Comune? Quanto è dettato dalle Norme Europee, dal Patto dei Sindaci e dal Referendum n. 4 dello scorso giugno, approvato dai cittadini a grandissima maggioranza, ma soprattutto dall’interesse proprio e della cittadinanza, per controllare e ridurre le spese per l’energia:

* istituire un SISTEMA INTEGRATO di GESTIONE dell’ENERGIA (SGE), nel rispetto delle relative norme, che permetta di individuare obiettivi e priorità nelle azioni di miglioramento dell’efficienza energetica, in modo metodologicamente corretto, mediante l’analisi COSTI/BENEFICI delle possibili alternative

* censire tutti gli immobili di proprietà comunali, rilevandone il consumo di energia attuale e storico, cosa richiesta entro il 2013 dalla nuova Direttiva Europea

* identificare e riunificare le competenze connesse con l’energia, ora disperse in varie Direzioni ed Enti, organizzando un’apposita struttura di coordinamento e con una esplicita delega assessorile per l’Energia

* individuare, dai dati del censimento, gli interventi necessari in ordine di priorità, impostare le azioni necessarie, monitorarne i risultati e intervenire subito ove gli stessi non fossero in linea con le previsioni

* individuare, nell’ambito del personale comunale, le competenze da formare specificamente, utilizzare e motivare in questo processo e, in carenza di esse, ricorrere a competenze esterne, disposte a impegnarsi a costo zero per il bene della Città

* ricorrere, dato il pessimo stato delle finanze comunali, per far fronte agli investimenti necessari, al Finanziamento Tramite Terzi fornito da ESCo (Energy Saving Company) che dispongono delle tecnologie necessarie e possono finanziare gli interventi garantendo i risultati

* sponsorizzare l’intero processo al massimo livello, con l’impegno formale di Sindaco, Giunta e Direttore Generale, renderlo noto alla cittadinanza, e introdurre le necessarie modifiche nella struttura comunale

* è infatti estremamente importante che il Comune sia un esempio di efficienza nell’uso dell’energia, e che tale esempio sia percepito dalla cittadinanza, in quanto solo così le “buone pratiche” si estenderanno a tutti gli altri immobili privati della città.

* attraverso il PGT e il Regolamento Edilizio, definire regole cogenti per le nuove costruzioni e fattori premianti, ove le “buone pratiche” vengano attuate.

Non sarà facile, date le dimensioni e la complessità della struttura comunale, con dispersione delle funzioni (titolarità degli immobili, gestione degli edifici e degli impianti, rilievo dei consumi e pagamento di bollette e fatture). L’impostazione di una nuova struttura organizzativa, coerente con l’SGE, riporterebbe l’Energy Manager alle corrette funzioni e responsabilità e darebbe al Comune la garanzia di raggiungimento dei risultati attesi.

Ma è l’unica strada seria da percorrere e i cui benefici, anche in risparmio della spesa energetica nel tempo, non potranno mancare.

 

Luciano Bavestrelli e Mario de Renzio

 



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