20 marzo 2012

QUANDO LA TOPONOMASTICA DIVENTA LOTTA POLITICA


Secondo un calcolo approssimativo in Italia solo il 5% delle strade è intitolato a donne e a Milano arriviamo faticosamente al 3%, il dato evidenzia una grande dimenticanza che dobbiamo cercare di colmare, una logica sessista ha caratterizzato l’attuale toponomastica. Intitolare le vie alle donne che hanno contribuito a fare la Storia del nostro Paese significa restituire voce e dimensione sociale a chi ha dato un contributo importante alla nostra comunità. Si tratta di un piccolo passo, facilmente realizzabile dentro a un percorso urgente nel nostro Paese tanto arretrato da avere il più basso tasso d’occupazione femminile nell’Unione Europea e tra le più basse presenze di donne nelle Istituzioni.

Le donne sono da sempre protagoniste per lo più invisibili di processi politici, sociali e culturali, il loro appassionato impegno per il bene comune di tutti nel campo delle scienze, della letteratura, dell’arte, della filantropia o la loro lotta per i diritti e la dignità delle donne e degli uomini sono stati spesso oscurati, cancellati o marginalizzati per relegarle nel privato come sfera prioritaria di appartenenza.

La Storia è stata troppo a lungo scritta e raccontata prevalentemente da uomini, dal loro punto di vista e in loro favore, come ci ricordano anche i nomi delle vie. Pensiamo alla nostra Costituzione: si trovano citati i Padri Costituenti, dimenticando spesso le 21 Madri Costituenti elette il 2 giugno 1946, erano 21 su 566 componenti dell’Assemblea Costituente cioè il 3,78%, ma con il loro coraggio e con le loro capacità segnarono l’ingresso delle donne nel più alto livello delle Istituzioni rappresentative.

Interessante guardare anche i cartelli stradali: le donne non attraversano la strada, non vanno in bicicletta, non passeggiano nelle aree pedonali e non hanno divieti!!! In molti paesi europei l’attenzione ai cambiamenti sociali ha già dato risultati: a Vienna, per esempio, il cartello sui mezzi pubblici che segnala il posto riservato alle donne con bambini ora è accompagnato dallo stesso cartello con un bambino in braccio a un uomo: anche i cartelli promuovono e sottolineano la trasformazione nella condivisione dei ruoli di cura e possono, quindi, contribuire all’innovazione culturale.

Milano ha dato un segnale concreto e importante con la sua giunta 50 e 50, cinque assessori donne e cinque assessori uomini e, proseguendo su questo percorso di democrazia paritaria inteso non come forzatura ma come principio che, se applicato, sancisce la modernità di un Paese e delle sue istituzioni, abbiamo pensato di aderire alla campagna per la memoria femminile nazionale, locale e internazionale lanciata da un gruppo di ricercatrici attive sul nostro territorio. Il censimento elaborato dalle studiose ci ha dimostrato l’impellente necessità di modificare l’indirizzo del futuro toponomastico delle nostre realtà secondo scelte di parità, perché anche la denominazione dei luoghi pubblici può contribuire a contrastare la superata subalternità, per il suo valore fortemente emblematico.

In occasione dell’8 Marzo ho presentato una mozione, approvata, che impegna la Giunta della Provincia di Milano a promuovere presso i nostri Comuni l’intitolazione delle prossime strade a donne, per contribuire al riequilibrio di una toponomastica al momento troppo sbilanciata in senso maschile.

 

Diana De Marchi

 



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