22° FESTIVAL DEL CINEMA AFRICANO, D’ASIA E AMERICA LATINA

Milano, 19 – 25 marzo 2012

 

Il Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina è un appuntamento appassionante per gli amanti del cinema. La sua 22esima edizione è stata inaugurata a Milano lo scorso lunedì 19 marzo, e continuerà – con un programma interessante – fino a domenica 25.

Come ogni anno, sono presenti le tradizionali sezioni Concorsi Finestre sul mondo, aperte ai lungometraggi di fiction e ai documentari di Africa, Asia e America Latina, e due concorsi riservati esclusivamente all’Africa: il Concorso per il Miglior Film Africano e il Concorso per il Miglior Cortometraggio Africano, aperto a fiction e documentari.

Come sempre, le opere presentate al Festival vivono di grande attualità e di un ampio respiro, aggiungendo vigore alla già innata abilità del cinema di “far viaggiare”. Viaggiare all’interno di diversità cinematografiche provenienti da mondi lontani, esplorare e conoscere culture e tradizioni di altri popoli e – nello stesso tempo – immergerci nella profondità di noi stessi coltivando e apprezzando l’eleganza del dubbio. Il dubbio, appunto, scatena domande, curiosità: fa sbocciare il desiderio di evadere dalla sensazione di paura che ci trattiene, per abbattere le barriere verso gli altri.

Sottolineo allora la partecipazione dell’Associazione Il Razzismo è una brutta storia che premierà i film in concorso che affrontano in maniera critica e costruttiva i temi delle discriminazioni su base razziale, dei diritti di cittadinanza e delle migrazioni. Mercoledì 21 marzo, al Cinema Palestrina, si terrà la maratona dei film della sezione Il Razzismo è una brutta storia: dalle 10.00 alle 19.00, in occasione della Giornata mondiale contro il razzismo.

Paolo Schipani

Per maggiori informazioni: http://www.festivalcinemaafricano.org/index.php

 

 

LA SORGENTE DELL’AMORE

di Radu Mihaileanu [La source des femmes, Belgio, Francia, Italia, 2011, 125′]

con Leïla Bekhti, Hafsia Herzi, Biyouna, Sabrina Ouazani

 

La sorgente dell’amore, sorgente delle donne nel titolo originale, è la fonte d’acqua, abbarbicata sulla cima di una montagna, da cui si rifornisce un intero villaggio del Nord Africa o della penisola arabica. Le donne che lo abitano, sono costrette da una secolare consuetudine a sopportare questo lavoro improbo che spesso ha conseguenze tragiche. Molte di loro, infatti, subiscono interruzioni di gravidanza a seguito di cadute o all’eccessiva fatica di uno sforzo inadatto alle loro caratteristiche fisiche.

Leila (Leïla Bekhti), la più audace e ribelle, stanca di questa feroce disuguaglianza, convince le sue compaesane timorose a mettere in atto un piano che somiglia molto a quello di Lisitrata, protagonista dell’omonima commedia di Aristofane. Lo sciopero dell’amore attuato da questo gruppo di eroine è il simbolo di un coraggio rivoluzionario poiché unica arma a disposizione delle donne per opporsi alla più ferma e rigorosa tradizione e per combattere le più dannose ottusità.

“La sorgente dell’amore” rappresenta quindi il trionfo di questo nobile sentimento. L’amore del marito di Leila, appunto, e non un improbabile ravvedimento o una metamorfosi della popolazione maschile, permette la realizzazione dell’incantesimo finale.

Mihaileanu, grazie ai canti berberi delle sue protagoniste, si serve nuovamente della musica come strumento di aggregazione e coesione. In quest’occasione, però, il regista non riesce a dar vita a quegli espedienti che avevano reso Train de vie, Vai e vivrai e Il concerto delle perfette miscele di dramma e comicità. La sua scelta di privare il film di un contesto storico e politico lo ha forse limitato alla sfera fiabesca.

Marco Santarpia

In sala a Milano: Apollo, Eliseo

 

 

questa rubrica è a cura di
Marco Santarpia e Paolo Schipani

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



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