20 marzo 2012

teatro


 

L’ARTE DELLA COMMEDIA

di Eduardo De Filippo

regia Michele Sinisi in collaborazione con Vittorio Continelli e Michele Santeramo – scene e luci Michelangelo Campanale costumi G.d.F. Studio – direzione tecnica Nicola Cambione e Giuseppe Moschetta organizzazione Antonella Papeo

con Michele Altamura, Vittorio Continelli, Nicola Conversano, Simonetta Damato, Nicola Di Chio, Gianluca Delle Fontane, Patrizia Labianca, Riccardo Lanzarone, Michele Sinisi

 

Al Tieffe Menotti va in scena una delle commedie più pirandelliane di De Filippo: non ci sono “personaggi in cerca d’autore, ma attori in cerca di autorità”. Un attore vuole chiedere un piccolo aiuto a un prefetto, ma il dialogo si trasforma in un dibattito fra due diversi modi di intendere il teatro: quello di chi lo vive, come nel caso del capocomico Campese che gestisce una compagnia formata dai suoi familiari; e quello di chi – dall’alto di un incarico politico – lo sovvenziona, lo giudica o semplicemente lo va a vedere. Ma in questo caso il prefetto, appena arrivato in città, si rifiuta di presenziare allo spettacolo, negando così quell’aiuto nell’attrarre il pubblico di cui gli attori, a cui è appena bruciato il capannone/teatro, avrebbero bisogno per sopravvivere.

Il capocomico fa intendere al prefetto che, a seguito del suo rifiuto, gli manderà alcuni attori travestiti dalle persone che questi avrebbe dovuto incontrare, gettando lui e il suo segretario – nuovi in città e che per questo non conoscono nessuno – nell’incapacità di distinguere fra finzione e realtà.

Per quanto sia banale dirlo è comunque vero che è difficile fare Eduardo senza essere Eduardo. E senza essere neppure suo figlio, Luca De Filippo, che ha interpretato e sta interpretando quasi tutti i ruoli che sono stati del padre. Michele Sinisi raccoglie questa sfida con grande coraggio, calandosi nella parte del capocomico Campese, facendola propria, senza mai cercare di imitare Eduardo. L’operazione funziona appunto per questo, perché Sinisi porta in scena l’autore dissociandolo dall’attore, prende il testo e lo mette in scena da regista/attore come se fosse un’opera a se stante, indipendente dall’interpretazione che ne dava Eduardo sul palco. La separazione dell’autore dall’attore è fra l’altro l’unica possibilità – oltre a un’improbabile eterno passaggio di consegne dai padri ai figli della famiglia De Filippo – che i testi di Eduardo hanno di sopravvivere al passare del tempo.

Il cast è senza dubbio all’altezza del tipo di commedia, riesce a tenere alto il ritmo e a rendere interessanti anche i punti del testo forse un po’ troppo verbosi per il pubblico odierno. Le scene sono classiche e, in gran parte, di servizio all’azione che si svolge principalmente attraverso i dialoghi fra i personaggi.

L’intento “educativo” o “di sensibilizzazione al teatro”, per quanto condivisibile, non avrà nessun tipo di effetto. È difficile che lo avesse nel 1964, anno in cui è stata scritta la commedia, ma non può di certo averlo in un’epoca come questa, se non altro perché chi lo è andato a vedere è probabilmente solo chi non ha bisogno di essere “sensibilizzato al teatro”. Resta comunque una commedia bella, divertente, acuta e recitata bene. E questo è già abbastanza.

Teatro Tieffe Menotti dall’8 al 18 marzo.

 

In scena

Al Teatro Elfo Puccini fino al 25 marzo L’istruttoria di Peter Weiss, regia di Gigi Dallaglio.

Al Piccolo Teatro Strehler fino al 5 aprile Santa Giovanna dei macelli di Bertold Brecht, regia di Luca Ronconi.

Al Teatro Out Off dal 19 al 25 marzo Idoli, scritto e diretto da Gabriele Di Luca.

Al Teatro Ringhiera dal 22 al 25 marzo Ave Maria per una gatta morta, scritto e diretto da Mimmo Sorrentino.

 

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti