21 marzo 2012
BABILONIA
Paolo Brusasco
Raffaello Cortina Editore, 2012
pp. 303, euro 26
Eva Cantarella e Giulio Giorello presenteranno il libro a cura di Unione Lettori Italiani mercoledì 28 marzo ore 18, presso Palazzo Sormani, via F. Sforza 7, Milano
“Innumerevoli e creduli antichi compilatori ci ripetono senza posa che a Babilonia, la più incivilita città dell’Universo, tutte le donne e le ragazze si prostituivano nel tempio di Venere una volta all’anno. Non ho difficoltà a pensare che a Babilonia, come altrove, si ottenesse il piacere per denaro; ma non mi persuaderò mai che, nella città più civile di quell’epoca, tutti i padri e i mariti mandassero i figli e le mogli ad un mercato di prostituzione pubblica, e i legislatori ordinassero quel bel commercio“.
Così scriveva Voltaire nel 1748, come ci ricorda Giulio Giorello nella ghiotta e tambureggiante prefazione al saggio di Paolo Brusasco, dedicato alla metropoli mesopotamica, dove viene accuratamente smontata la “leggenda nera” che per millenni ha avvolto quella splendida città, che invece, aveva realizzato sin dal II millennio a.C. uno dei primi e più grandi esperimenti di riuscita globalizzazione.
Così, quando Brusasco – che insegna Archeologia del vicino Oriente nell’Università di Genova – affronta l’emblematico episodio della Torre di Babele, ci offre un chiarimento esemplare per la percezione della vicenda, sottolineando come la differenziazione delle lingue non vada letta come un castigo divino, ma al contrario, come una risorsa umana, importante fattore di crescita della conoscenza, che ha condotto a sviluppi del sapere non solo sul piano letterario ma anche su quello tecnico e scientifico.
Al riguardo nel V capitolo del volume si descrive, con ricchezza di fonti e di riferimenti, quanto debbano a Babilonia l’aritmetica, la geometria e l’algebra, l’astronomia e la fisica, le scienze del vivente e l’ingegneria. Per non parlare di come i Babilonesi modellarono medicina ed etica medica, pervenute a un livello testimoniato dai preziosi manuali scritti dai celebri maghi caldei, la cui fama superò i confini della Mesopotamia, raggiungendo la Grecia e persino Roma.
Nella sua opera di demolizione dei pregiudizi, di matrice prevalentemente biblica, conseguenza della cattività babilonese del VI sec. a.C., Brusasco propone un “ritorno a Babilonia” come rimedio contro tutte le forme di fondamentalismo storico, religioso ed epistemologico, così come contro l’intolleranza e lo sciovinismo culturale che ci vede solo figli dell’Ellade. A tal fine l’autore si avvale di un approccio fondato su molteplici discipline: dall’analisi dei testi, all’archeologia sul campo. Dalla mitologia comparata alla storia delle diverse are scientifiche.
Né manca una vibrata denuncia delle devastazioni del patrimonio archeologico di Babilonia: da quelle dei saccheggiatori del passato, agli improvvidi e volgari restauri imposti da Saddam Hussein, per non dire dello scempio prodotto dalle istallazioni militari nel perimetro dell’antica città, volute dalle forze alleate anglo americane, che hanno controllato l’Iraq post Saddam.
Vorremmo dunque concludere con Giulio Giorello che i distruttori possono anche prendersela con le torri, Gemelle o di Babele, o con i libri, che i nazisti bruciavano in piazza, ma noi vorremmo meritarci di essere eredi di quei Babilonesi che amavano sopra ogni altra cosa l’architettura, la scrittura e il linguaggio delle stelle. (Paolo Bonaccorsi)
questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero