13 marzo 2012

musica


 

LONQUICH E SCHUBERT

Concerto-shock qualche sera fa al Conservatorio. Alexander Lonquich, sempre più bravo e attento nel costruire colti programmi per i suoi concerti, esordisce con un Klavierstück di Stockhausen e lo utilizza come introduzione a due fra le più belle Sonate di Schubert, la n.18 in la minore (D. 485) e la n. 23 in si bemolle maggiore (D. 960).

Noi siamo dei grandi estimatori di Karlheinz Stockhausen (1928-2007), grandissimo compositore tedesco, profeta della musica “puntuale” e sperimentatore coraggioso di quella seriale ed elettronica, autore di un magnifico ciclo – approdato anche alla Scala negli anni ottanta con la regia di Ronconi e le scene di Gae Aulenti – denominato Licht (luce) e composto da un’opera per ogni giorno della settimana.

Dobbiamo però anche dire che questi suoi Klavierstücke, benché interessanti, sono piccole e modeste ricerche sulla sonorità, sul colore del suono, su tonalità e atonalità, su ritmi e scansioni temporali, insomma studi sostanzialmente personali del compositore che sperimenta la materia della sua arte. Proposte in pubblico come opere da ascoltare e da godere sembra eccessivo, sono un gesto megalomane come in fondo era l’autore che si riteneva in assoluto il più grande compositore del secolo.

L’attacco della dolcissima Sonata in la minore di Schubert subito dopo quel pezzo di musica astratta e rarefatta, costruita su accordi ripetuti all’infinito e da lunghe pause imbarazzanti, è stato un momento straordinario di riflessione per il pubblico: la contrapposizione dissacrante fra pensieri deboli e pensieri forti, fra una complicata e artificiosa organizzazione di note e una semplice e incantata armonia, fra la disperata ricerca della coerenza formale e l’elevata spiritualità dell’elegia, lo hanno basito.

L’ha fatto apposta, Lonquich, per metterci di fronte alle arditezze cui giunse Schubert all’apice di una civiltà musicale con la quale la cultura contemporanea – persa com’è nella ricerca di nuove grammatiche e sintassi – non riesce proprio a misurarsi. Ma se per caso avesse avuto l’intendimento di porre il contemporaneo sullo stesso piano del classico, come una sfida, bisognerebbe dirgli che ha raggiunto lo scopo opposto, quello di scavare fra i due un solco gigantesco. Nel confronto il contemporaneo è risultato un Re nudo.

Dimenticato Stockhausen e superato lo shock, il concerto ci ha presentato un interprete di Schubert assolutamente sorprendente. Lonquich riesce a farci dimenticare la “divina prolissità” schubertiana e a trasformarla in una sorta di viaggio sotterraneo nell’inconscio, di narrazione dell’anima, di discesa nella profondità del pensiero, di ricerca di “senso” della musica. Lui e Schubert, come due complici, impongono all’ascoltatore un lavoro di introspezione e di analisi che ha poco o nulla a che fare con l’ascolto carezzevole e rassicurante che per decenni ha caratterizzato quella musica.

Di Schubert fino a qualche anno fa si ascoltavano soprattutto i Lieder, gli Improvvisi, i “Momenti musicali” e i Klavierstücke, tutti piccoli pezzi, appunto, preziosi per i bis e per i concerti in casa. Le Sonate sono arrivate nelle nostre sale da concerto più tardi, e dobbiamo la loro conoscenza in particolare ad Andras Schiff che le eseguì tutte e ventitre nella stagione 1993-1994, in una delle sue memorabili integrali, sempre al Conservatorio e sempre per le Serate Musicali.

Lo Schiff di questi ultimi anni, però, non è più quello di allora: distaccato, controllato, severo, parla molto meno alla pancia del pubblico e propone uno Schubert più astratto, più concettuale. Lonquich è invece intenso, amichevole, sorridente. Se il primo cura soprattutto l’esattezza, il secondo predilige la naturalezza, ci porta in casa Schubert a una di quelle serate in cui Franz leggeva la propria musica agli amici per dilettarli. Curiosamente entrambi tradiscono le proprie origini poiché tanto poco ha Lonquich del rigore germanico quanto Schiff del temperamento magiaro, ed è curioso sapere che entrambi vivono in Italia e suonano in duo con la propria moglie: il primo con una pianista italiana, il secondo con una violinista giapponese. Sarà un caso?

P.S. Il mondo della musica è stato molto colpito dai servizi di Franco Vanni pubblicati su Repubblica del 5 e dell’8 marzo scorsi a proposito di quanto accade a Casa Verdi, denunciando comportamenti e situazioni imbarazzanti del presidente avvocato Antonio Magnocavallo il quale – come tutti sanno – è anche il presidente della Società del Quartetto, antica e nobilissima istituzione musicale milanese. Ma la cosa che più ha sorpreso è il suo inspiegabile silenzio. Noi cittadini musicofili non avremmo il diritto di sapere cosa ne pensa e ne dice l’interessato?

 

Musica per una settimana

*mercoledì 14 al Conservatorio (Società dei Concerti), la pianista Olga Kern esegue di Beethoven le 10 Variazioni sul duetto “La stessa, la spessissima” del Falstaff di Salieri e la Sonata in do maggiore opera 53 (la “Waldstein”). Poi, di Liszt, le Rapsodie n. 2 e n. 10 e la Rapsodia Spagnola

*mercoledì 14, sabato 17 e martedì 20 alla Scala repliche della “Donna senz’ombra” (Die Frau ohne Schatten) di Richard Strauss diretta da Marc Albrecht per la regia di Claus Guth

*giovedì 15, venerdì 16 e domenica 18, all’Auditorium, l’Orchestra Verdi diretta da Zhang Xian in un programma che inizia con l’Ouverture dell’Oberon di Carl Maria von Weber, al centro ha il Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra di Beethoven (pianista Jin Ju) e si conclude – con il Coro diretto da Erica Gambarini e le voci di Natalie Karl, Maria José Montiel e Dominik Wortig – con “Das klagende Lied” (Il canto del lamento e dell’accusa) di Gustav Mahler

*venerdì 16, sabato 17 e domenica 18 al Piccolo Teatro Strehler l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Marco Lena in “SCONCERTO”, un programma che prevede Toni Servillo nelle vesti di regista e di protagonista con musiche di Giorgio Battistelli e testi di Franco Marcoaldi

*domenica 18 (ore 11) e lunedì 19 alla Palazzina Liberty l’orchestra da camera Milano Classica con Marcello Scandelli, violoncellista e direttore, nel “Don Chisciotte” di Georg Philipp Telemann

*lunedì 19, mercoledì 21 e giovedì 22 alla Scala, l’orchestra Filarmonica, diretta da Semyon Bychkov, esegue la Verklärte Nacht opera 4 di Schönberg (versione per orchestra d’archi) e la Sinfonia n. 2 in re maggiore, opera 73, di Brahms

*lunedì 19 al Conservatorio (Serate Musicali) il violinista Shlomo Mintz con la Camerata Ducale eseguono il Concerto per violino e orchestra in re maggiore opera 61 e la Sinfonia n. 2 – anch’essa in re maggiore – opera 36 di Beethoven

*martedì 20 al Conservatorio (Società del Quartetto) la violoncellista Marie-Elisabeth Hecker con il pianista Josè Gallardo (che sostituisce l’infortunato Louis Lortie) esegue la Sonata di Poulenc, la Pohadka (Fairy Tales) di Janacek e la Sonata in sol minore opera 65 di Chopin

*mercoledì 21 al Conservatorio (Società dei Concerti) la Württembergische Philharmonie Reutlingen diretta dallo svedese Ola Rudner esegue il Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 in fa minore opera 82 di Franz Xaver Scharwenka (1850-1924) con il pianista Pasquale Iannone, e la Sinfonia n. 7 in la maggiore opera 92 di Beethoven

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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