5 marzo 2009

TEMPO DI EXPO. VALORIZZARE IL CAPITALE UMANO


In Lombardia, e a Milano soprattutto, Scuola e Università stanno sperimentando da alcuni anni un’intensa stagione progettuale di progetti “ponte” di orientamento attivo realizzati con migliaia di future matricole. Si tratta di una operazione contrassegnata da un singolare dinamismo, che si è allargata rapidamente: a partire da poche unità progettuali pilota, a seguito di un vero e proprio “effetto domino”, si contano ad oggi oltre cinquanta progetti, alcuni dei quali rivestono carattere di assoluta novità.

Nel corso dell’anno scolastico scorso quasi diecimila studenti delle classi quarte e quinte della scuola secondaria lombarda sono stati protagonisti delle iniziative promosse dai progetti “ponte”,  esperienze autentiche di laboratorio di una o più giornate presso centri di eccellenza per la ricerca  scientifica,  intere settimane di stage o summer schools presso le Università lombarde, percorsi anche e-learning complementari alla didattica curricolare (link nota[1]).

Circa un quinto degli studenti lombardi che ogni anno si iscrivono all’università può sperimentare un’esperienza precoce di vita universitaria e diverse centinaia di ragazzi vivono tale esperienza in percorsi articolati di più giornate, anche con formula residenziale, cimentandosi in contesti laboratoriali all’avanguardia o nello svolgimento di compiti sfidanti e nella ricerca di soluzioni a problemi complessi.

E nella prospettiva di internazionalizzare le opportunità di stage all’estero per i giovani talenti lombardi si sta cercando di potenziare il rapporto di collaborazione già avviato con centri di eccellenza europei, come la outstation di ricerca biomedica dell’EMBL, European Molecular Biology Laboratory e il Centro Europeo di Osservazione della Terra a Frascati.

Una linea d’azione efficace e in espansione, che ha certamente a disposizione ampi spazi per lo sviluppo di nuove idee e opportunità.

Le statistiche ci dicono che purtroppo il sistema universitario in Italia non è immune da patologie e indicatori di sofferenza: inattività prolungata degli studenti, mancata reiscrizione tra primo e secondo anno, passaggio da un corso all’altro, sbilanciamento verso le discipline umanistiche e sociali a scapito di quelle tecniche e scientifiche, conseguimento tardivo del titolo, elevato differenziale nella quota di laureati rispetto alla media dei Paesi OCSE  (link nota[2]).

Di qui l’importanza strategica dell’orientamento, non soltanto nella fase della scelta e della transizione scuola-università, ma come programma integrato e non sporadico, capace di favorire se necessario anche un tempestivo cambio di rotta.

Obiettivo dell’università non è infatti quello di attrarre studenti a tutti i costi, ma riuscire ad intercettare studenti fitting, studenti “adatti” che possano intraprendere con successo e soddisfazione il proprio cammino universitario.

Scuola e università sono alleate nell’importante sfida di costruire la scelta giusta e stanno condividendo negli ultimi anni l’esigenza di avviare processi aperti di cooperazione attraverso misure che vengono progressivamente sviluppate, adattate o ricalibrate.

Il passaggio tra scuola e università non è – o almeno non dovrebbe essere avvertito – come “terra di nessuno”: bisogna individuare buone strategie per governarlo, gettando ponti, creando occasioni di dialogo e conoscenza reciproca, dando vita a percorsi orientativi che si qualifichino per l’attenzione ai bisogni reali degli utenti e per l’impegno a creare le precondizioni,  non soltanto affinché la scelta possa avvenire in maniera consapevole, ma soprattutto perché possa essere sostenibile e avere garanzie di tenuta nel tempo.

Rita Bramante


[1] http://www.istruzione.lombardia.it/orientamento/progettiponte.htm

[2] http://www.istat.it/lavoro/unilav/



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