5 marzo 2009

EXPO: ANCHE PIÙ OCCUPAZIONE


Il rapido peggioramento della crisi economica e finanziaria delinea un quadro estremamente preoccupante: solo il settore delle costruzioni vedrà per il 2009 una consistente riduzione dei livelli produttivi, che si concretizzerà in pesanti perdite occupazionali stimate da ANCE in 130.000 posti di lavoro in meno e da Confindustria in 250.000 lavoratori, compreso l’indotto delle costruzioni.

Per superare la crisi in corso, tutti gli osservatori, nazionali e internazionali, ribadiscono il ruolo anticiclico che possono svolgere gli investimenti infrastrutturali per la loro capacità di sostenere il reddito e l’occupazione. Ma affinché gli investimenti pubblici possano effettivamente contribuire alla ripresa dell’economia è necessario da parte del Governo uno sforzo concreto per assicurare risorse finanziarie adeguate all’avvio di un programma infrastrutturale di sviluppo.

L’Associazione Imprese Edili Delle Province di Milano e Lodi – Assimpredil Ance – che presiedo, ha sottolineato la necessità di destinare risorse alla realizzazione di opere medio – piccole, diffuse sul territorio e immediatamente cantierabili, destinando ad esse una quota rilevante dei 3,7 miliardi resi disponibili dal CIPE nell’ambito della riprogrammazione del FAS.

Negli ultimi mesi la Spagna ha attivato un Piano di rilancio dell’economia e dell’occupazione, cosiddetto “Plan E”, che, con un importo complessivo pari a 8 miliardi di euro, consentirà di realizzare 31.000 progetti medio – piccoli e di creare 280.000 posti di lavoro.

Queste considerazioni consentono di comprendere come le aspettative rispetto all’Expo 2015 siano molto elevate: accanto all’opportunità per Milano di ridefinire una strategia di pianificazione e di governance, di promuovere la propria immagine nel mondo, di dotarsi di quelle infrastrutture di cui da anni ha bisogno, l’Expo può costituire un volano importante per la ripresa della nostra economia e certamente anche per il settore delle costruzioni.

Come milanese auspico che l’indotto generato dall’Expo sia una ricchezza reinvestita nel territorio: se saranno poste le condizioni per valorizzare le competenze delle nostre imprese saremo in grado di superare questa congiuntura difficile, di crescere e di porci come sistema di eccellenza del Paese, recuperando anche una maggiore capacità di penetrazione competitiva nei mercati internazionali.

Certo, non saranno raggiunti i risultati auspicati se non saranno risolti alcuni nodi critici, penso in primis alle risorse finanziarie e al fattore tempo.

Ad oggi sono ancora incerte, e comunque insufficienti, le risorse pubbliche assegnate, e non è chiaro in che modalità avverrà il coinvolgimento dei capitali privati; per quanto concerne la variabile tempo, gli anni che ci separano dal 2015 sono molto pochi in un sistema Paese come il nostro, in cui per realizzare un’opera pubblica nel settore dei trasporti del valore superiore a 50 milioni di euro occorrono in media 3.492 giorni, quasi 11 anni. Solo per la progettazione occorrono 4 anni e mezzo per le opere di importo inferiore a 50 milioni di Euro e quasi 6 anni per le opere di importo superiore.

Nel documento di proposte per la redazione della legge speciale, trasmesso da Assimpredil Ance a tutte le istituzioni coinvolte, abbiamo suggerito un articolato pacchetto di semplificazioni procedurali e normative, volte a ridurre i tempi e a creare condizioni di accesso ai bandi che pongano a monte una selezione delle imprese in grado di garantire il risultato.

Vista la gravità della situazione congiunturale e l’entità della sfida legata all’Expo, l’auspicio è che venga trovato presto un accordo sulla governance e che la macchina Expo parta a pieno regime:

I costruttori, sono pronti a fare la loro parte, con impegno e convinzione.

Claudio De Albertis



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