5 marzo 2009

EXPO 2015 CITTA’ SOSTENIBILE


L’Ordine degli Architetti ha dato avvio a quattro incontri per discutere delle più recenti edizioni dell’Expo tenute a Lisbona nel 1998, a Siviglia nel 1992, a Hannover nel 2000 e in Svizzera nel 2002 con la prospettiva di concludere con un incontro conclusivo che si terrà alla Triennale in maggio.

Il caso di Lisbona, presentato dall’architetto e assessore all’urbanistica Manuel Salgano, è stato commentato da Federico Acuto e Vittorio Gregotti e illustrato da un bel servizio fotografico di Marco Introini, mentre Salvatore Carrubba ha fatto da moderatore. Molto incisiva l’introduzione di Daniela Volpi che ha posto una serie di domande alle quali si dovrebbe dare responsabilmente risposta.

L’esperienza di Lisbona, per quanto realizzata soltanto dieci anni fa, esemplare per la sua gestione politico amministrativa, appare già comunque del tutto inattuale. Vedremo se le altre esperienze potranno offrire qualche spunto di riflessione più utile. La prima questione da dirimere riguarda se l’Expo2015 si debba o non si debba fare. Gregotti ha ribadito la sua convinzione della totale inutilità di questa manifestazione per Milano, mentre Carrubba ha richiamato alla dura realtà della competizione tra le maggiori città, rispetto alla quale saremmo ormai fuori gioco, e alla possibilità che l’Expo consenta di avviare anche da noi una efficace azione di marketing urbano.

In un brevissimo intervento ho cercato di spiegare perché, a mio parere, la si debba fare quali sarebbero le condizioni per poter sfruttare al meglio l’occasione.

Partendo dalla constatazione che a Milano subiamo gli effetti negativi del degrado ambientale più di quanto avvenga in altre città europee e che stiamo pagando un prezzo elevato in termini di qualità della vita e salute, le questioni di ecosostenibilità si pongono in modo sempre più urgente, e il dossier di candidatura, al capitolo 15, giustamente indica una serie di provvedimenti e bune pratiche finalizzate a garantire la sostenibilità degli interventi. Poiché in questa situazione di crisi economica di imprevedibile gravità il ridimensionamento del programma risulta, oltre che inevitabile, doveroso gli interventi da realizzare dovrebbero servire a rendere sostenibile una consistente parte del territorio, dal centro storico alle aree agricole del parco sud. Ciò consentirebbe di innovare la formula dell’evento, evitando di realizzare un nuovo insediamento di difficile futura utilizzazione, con spreco di territorio, accentuazione dei suoi squilibri e congestione.

Al suo arrivo il visitatore dovrebbe potersi spostare su mezzi non inquinanti e silenziosi e essere anche incoraggiato a usare il bikesharing opportunamente incrementato e dotato di piste ciclabili su tutti i percorsi di collegamento tra le differenti locations dell’Expo; avrebbe al contempo l’opportunità di visitare il nostro patrimonio storico, il cui fabbisogno energetico dovrebbe essere ricavato esclusivamente da fonti rinnovabili; di dormire in strutture ricettive ZEB (Zero Energy Building) convertibili, al termine dell’Expo, in edilizia abitativa convenzionata o pubblica; di mangiare esclusivamente cibi biologici e biodinamici; di esploraree le coltivazioni del parco sud, riorganizzate aggiornando le antiche pratiche colturali e zootecniche (penso alla riproposizione estensiva delle marcite, che hanno storicamente caratterizzato la zona dei fontanili). Camminando sotto la copertura della nuova fiera, (che manifesta già il degrado dovuto alle sbrodolature dello smog), potrà inoltre apprezzare come le estese coperture vetrate e i tetti dei padiglioni siano diventati degli enormi collettori solari; e sempre in fiera visiterà le rappresentanze nazionali, mentre le nazioni che non vi troveranno posto potranno essere ospitate in altri contenitori tra quelli già esistenti (penso al monumentale Hangar Bicocca di viale Sarca, ai padiglioni dell’ex Ansaldo, al nuovo Vigorelli, alla Fondazione Pomodoro, al Castello Sforzesco….), evitando così di sperperare risorse e ritrovarsi, a manifestazione ultimata, con un florilegio di padiglioni destinati alla demolizione.

Il visitatore si muoverà in spazi pubblici riqualificati dal punto di vista ambientale, ma anche dalla presenza di opere di arte pubblica, commissionate agli artisti dei paesi partecipanti.

Questa strategia dovrà riguardare non solo Milano ma anche i comuni limitrofi, creando l’armatura della futura area metropolitana sostenibile. Essendo inoltre basata sulla prevalente assegnazione di incentivi, che andrebbero a sommarsi alle agevolazioni fiscali per il risparmio energetico (55%) di legge, essa consentirebbe di ottenere una grande partecipazione dei privati e una diffusa e diversificata presenza di operatori, ridimensionando gli interessi forti legati ai grandi interventi edilizi.

Oltre ai vantaggi ambientali si avrebbero anche positivi effetti economici dovuti al risparmio energetico che consentirebbero il recupero, in un ragionevole numero di anni, di una quota consistente dei dodici miliardi che saranno investiti.

Ritengo che sarebbe opportuno costituire un gruppo di lavoro che si impegni a predisporre un programma e a elaborare un progetto da offrire al pubblico dibattito per ridefinire il programma dell’EXPO 2015.

Emilio Battisti



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