6 marzo 2012

BIBLIOTECHE RIONALI MILANESI. UN PATRIMONIO, UNA PROPOSTA


Lunedì 20 febbraio, preceduto da due articoli apparsi sull’edizione domenicale del Sole 24ore si è svolto a Milano, promosso dagli Assessorati alla Cultura e al Decentramento, un seminario dedicato alle biblioteche rionali milanesi.

Le tesi sostenute sono certamente suggestive. Biblioteche come “snodi d’accesso al sapere”, “luoghi dove la socialità è orientata alla condivisione di interessi e alla produzione di conoscenza”, “rete dalle potenzialità enormi”, solo per citarne alcune. Si propone pertanto un ripensamento della fisionomia dei servizi bibliotecari basata su tre elementi: creazione di una biblioteca diffusa integrando l’offerta delle varie sedi bibliotecarie; pianificare la realizzazione di nuovi punti di servizio a partire dalla nuova biblioteca centrale (quale?); sviluppare un rapporto osmotico con la città.

Dei tre elementi posti a base della nuova fisionomia delle biblioteche, il primo è certamente condivisibile. Oggi sulle biblioteche comunali si scarica l’esigenza di luoghi di studio non reperibili nelle università o a causa degli orari non congrui con l’attività studentesca di alcune sedi universitarie, quindi ben venga un coordinamento dell’offerta. Un’azione dovrebbe essere svolta anche nei confronti delle biblioteche scolastiche.

Per quanto riguarda il secondo elemento, nonostante negli articoli si parli di biblioteche che richiedono di essere collocate in edifici architettonicamente prestigiosi e si ipotizzi che una nuova biblioteca potrebbe avere un costo di circa 1.100 €/mq, non si parla di risorse. Ormai è certo che la BEIC non si farà e con un bilancio complessivo annuo delle biblioteche milanesi di appena 2,5 milioni necessari per acquistare libri, video, riviste e pagare il personale è difficile pensare a nuove aperture. Naturalmente se la nuova amministrazione comunale reperisse delle risorse per nuove biblioteche questo sarebbe un segnale importante ma occorre tenere conto che non basta costruire il contenitore poi occorrono libri e cd e soprattutto risorse umane capaci per la gestione.

Infine vengo al rapporto osmotico con la città. Le biblioteche, soprattutto quelle poste nelle periferie, svolgono un ruolo sociale e culturale importante ma devono lottare con i pochi mezzi a disposizione. Ora io temo che la considerazione di grandi finalità ci faccia perdere di vista la realtà del sistema bibliotecario milanese che soffre purtroppo di molti problemi. In primo luogo il personale si è progressivamente ridotto e le risorse come detto sono piuttosto scarse. Inoltre i dati sulle biblioteche milanesi sono pochi e non aggiornati. Il sistema informativo, gestito da Lombardia Informatica andrebbe rifatto di sana pianta ma la Regione non ha intenzione di spendere per questa attività. Sappiamo che gli iscritti alle biblioteche sono circa 75.000 (pochi per una città come Milano), ma non sappiamo molto di più sulle loro caratteristiche che sarebbero invece preziose per adeguare e potenziare l’offerta.

In questa situazione, oltre a prefigurare programma ambiziosi, io credo che dovrebbe essere consentito alle biblioteche di svolgere il loro lavoro cioè quello di mettere a disposizione del pubblico, innanzitutto libri e poi cd musicali, cd video, riviste. Purtroppo le biblioteche milanesi svolgono un ruolo non riconosciuto o non valorizzato, esse cioè non sono considerate parte della filiera del libro, né dagli editori che le vedono in modo miope come sleali concorrenti e non come alleate nella promozione dei libri, né dalle librerie che non percepiscono quanto forme di collaborazione potrebbero essere reciprocamente utili per vendere di più. In parte ciò è responsabilità delle stesse biblioteche che preferiscono ancora vivere nella convinta superiorità del loro ruolo gratuito.

Le biblioteche devono essere in grado di svolgere un ruolo adeguato ai tempi con servizi innovativi: presentare le strutture e i propri servizi, unificare il merchandising oggi troppo vario, introdurre nuovi servizi alla clientela (libri universitari o gestione di fondi biblioteche universitarie), introdurre il web marketing informando i clienti, realizzare la classifica dei libri o degli autori più letti in libreria, promuovere sistematicamente scrittori e libri meno noti, riservare periodicamente uno spazio a un piccolo editore, collegarsi a eventi che si svolgono in città: una mostra, il festival del cinema, lo sport, le fiere, collaborare più strettamente con scuole e librerie locali.

Molte altre proposte sono certamente possibili, scegliamo però quelle che da subito mettano le biblioteche in grado di lavorare meglio.

 

Fabrizio De Fabritiis

 



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