6 marzo 2012

IL QUINTO STATO SIAMO NOI


“Me le immagino incredule, con quelle espressioni fisse e immutabili che mostrano nelle foto color seppia prese nelle filande e nelle fabbriche dell’epoca, così come erano incredule e raggianti, nei cinegiornali d’epoca quelle donne che per la prima volta si recavano alle urne nel giugno del 1946”.

Inizia così “Il Quinto Stato” come un romanzo avvincente che racconta di noi donne italiane lungo l’arco temporale che va dalla fine dell’Ottocento fino ad arrivare ai giorni nostri. Ileana Alesso ne è l’autrice e riesce nel difficile compito di raccontare con perizia e competenza la storia delle donne dal punto di vista legislativo facendo spesso dimenticare a noi lettori e lettrici la sua professione di stimata e nota avvocata: ché da una professionista del diritto non ci aspetteremmo la delicatezza nel tratteggiare situazioni, nel riproporre episodi, nel raccontare la vita e il lavoro delle donne, accompagnando quasi per mano il lettore e la lettrice lungo un percorso più che centenario.

È un libro d’amore questo. Uno di quei testi in cui riconosci la passione che muove quelle poche caparbie e dedite persone che riescono a trasformare la propria vita in una appassionata avventura tesa al raggiungimento di un obbiettivo che poco o tanto, servirà a migliorare il mondo.

È del 1902 la presentazione del Quarto Stato di Pelizza da Volpedo a Torino: che ritrae in primo piano una donna con il suo bambino, che pare chiedere qualcosa agli uomini a lei vicini che avanzano decisi. Immaginiamo si tratti di domandare giustizia e una paga decente dato che in quegli anni il lavoro prevedeva spesso “bambine di soli quattro anni … sbigottite dalla rigida disciplina dell’opificio … in piedi sempre allo stesso posto vigili e silenziose per 12, 14 e fin 15 ore”.

Leggendo il libro di Ileana Alesso mi sono chiesta perché la storia del lungo cammino delle donne non venga insegnata nelle scuole, poiché non ci può essere progresso senza conoscere noi tutte e le giovanissime in particolare, da dove veniamo e quanto strada abbiamo fatto negli ultimi cent’anni. Sarebbe un antidoto alla sfiducia che assale spesso le donne negli ultimi anni, una storia da ripeterci quando il World Economic Forum ci ricorda che noi italiane siamo al 74esimo posto del gender gap, l’indice che misura le differenze di genere a livello mondiale.

Antidoto perché la storia che qui ci viene raccontata è fatta di conquiste ma è anche densa di fatica, di anni e anni trascorsi a combattere per chiedere che un diritto, non un desiderio astratto, venga rispettato. Ed è ad esempio commovente per tenacia la storia di Lidia Poet, prima donna laureata in legge a Torino nel 1881 alla quale viene impedito per quaranta anni fino al 1919, di esercitare la professione di avvocato o quella di Rosanna Oliva che nel 1960 fu artefice di un cambiamento epocale, essendosi ribellata con successo a una legge iniqua che la voleva esclusa dalle carriere pubbliche perché donna .

Cosa accomuna queste donne a Nilde Iotti o a Teresa Noce entrambe componenti dell’Assemblea Costituente, a Pina Nuzzo per anni Presidente dell’UDI, alle tante altre che hanno sfidato un Paese a tratti moralista e bigotto, riuscendo a far approvare la legge sul divorzio e quella sull’aborto? Il coraggio e la certezza inamovibile di essere nel giusto. Un coraggio a tratti epico e che assume connotazioni eroiche nelle pagine in cui l’autrice ricrea alcune delle umiliazioni che molte di loro dovettero subire nel loro personalissimo cammino verso la libertà. Ragazze e donne le cui azioni hanno preparato il terreno per battaglie future che hanno significato maggiori diritti per noi che siamo venute dopo.

Non nasconde l’autrice che molte battaglie restano da fare in un Paese in ritardo preoccupante rispetto al resto d’Europa, ad esempio per quanto riguarda la legge 50/50 che vorrebbe un numero di donne significativo nelle posizioni di potere, in politica così come nelle organizzazioni aziendali. Ma è una preoccupazione che non offusca il tratto caratteristico del libro che è un ottimismo del fare, una certezza della meta che deriva da una laboriosità quotidiana e che porta a titolare l’ultimo capitolo “Un’Altra Storia è possibile”, intendendo che è venuto il tempo di una svolta decisiva e definitiva per le donne. I fatti degli ultimi anni descritti nel libro sono quelli che stiamo vivendo anche in questi giorni e che vedono le donne riprendere in mano le proprie vite, scendere in piazza per reclamare ciò che loro spetta di diritto.

Un libro questo di Ileana Alesso da raccomandare vivamente anche nelle scuole, dove oggi è spesso diffuso il senso di sgomento per l’incertezza del futuro; mentre potrebbe divenire pensiero diffuso tra chi si affaccia oggi alla vita adulta la consapevolezza che ”tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché non arriva uno sprovveduto che non lo sa e la fa”.

 

Lorella Zanardo*

 

*creatrice di www.ilcorpodelledonne.net

 

 



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