4 marzo 2009

PIERVITO ANTONIAZZI SCRIVE A EZIO CASATI (Segretario metropolitano PD)


Caro Casati,

la prossima tornata elettorale costituisce senza ombra di dubbio un esame fondamentale, senza riparazioni a settembre, per il pd.

Le traumatiche dimissioni di Veltroni, la confusa elezione di Franceschini, la convocazione del congresso dai tempi e modi incerti, la mancata fusione delle diverse anime che hanno contribuito alla nascita del pd in molte aree del paese, la babele delle primarie (diverse per metodo e significato da città a città) tutto concorre a rendere drammatico il responso elettorale.

In questa situazione credo che ognuno debba fare la sua parte, non lesinando gli sforzi, senza ipocrisie e tatticismi.

Quindi vengo subito al dunque.

Per quello che riguarda Milano, siamo in ritardo. A due mesi dalle elezioni il partito non ha ancora elaborato una strategia.

Non ha risposto a domande semplici:

Qual è il nostro giudizio sui cinque anni di giunta Penati, generalmente positiva; ma con quali eccellenze e quali mancanze? Chi ha bene operato e chi merita un passaggio in panchina?

Qual è la nostra proposta di alleanze? C’è chi guarda all’udc, chi rispolvera una mitica area laico riformista, chi rimpiange rifondazione ma nessuna proposta concreta è stata formulata. Nessuna decisione presa.

Cosa stiamo aspettando? Non possiamo arrivare all’ultimo minuto in virtù di furbizie da corridoio. Un partito in difficoltà che non riesce ad aprire e chiudere formalmente un dibattito sulle alleanze è destinato all’implosione. Tanto più che questa politica delle alleanze riguarda anche i comuni dove si vota. Quale rapporto intercorre tra e scelte provinciali e quelle comunali?  Come ci si comporta con le liste civiche, concorrenti localmente ma alleate potenziali in sede provinciale?

Qual è il nostro programma? Quali punti qualificanti? Non penso certo che sia utile ripetere il tragicomico esperimento del cantiere che ci portò, alla sconfitta a Milano, ma non penso neanche che il programma sia il prodotto di alcuni chierici riuniti in segreto conclave. Basti solo pensare al dibattito aperto sulle ronde, ed alle posizioni assunte da Penati, che giuste o sbagliate che siano devono essere inserite nel programma (o no?)

Qual è la nostra strategia elettorale? Dalla stampa sappiamo tutto della lista del presidente: Dei cortesi rifiuti (ma chiedere prima di andare sulla stampa non sarebbe meglio), delle accettazioni ma nulla sappiamo del suo rapporto con il pd.

Attualmente mi sembra un’operazione in perdita, da una parte stanno “i meglio ” dall’altra gli apparati, da una parte c’è l’innovazione dall’altra il vecchio.

Sarà una sensazione ma l’impressione è che la lista del presidente si configura come la lista che avrebbe potuto essere del pd ma non è. Ora poiché la presentazione di liste diverse genera sempre concorrenza sarà meglio definire bene il rapporto. L’esperienza da me condotta con la lista Ferrante mi fa vedere da una parte tutte le potenzialità della lista del presidente, dall’altra tutte le contraddizioni.

Quali sono i contenuti e i modi della nostra campagna elettorale? Inutile dedicare seminari e interviste per beatificare il sistema di campagna di Obama e poi non affrontare per tempo e con metodo la nostra campagna elettorale.

Che relazione intercorre con la campagna elettorale che si svolge nelle altre provincie e sopratutto alle europee? A questo proposito tra l’altro segnalo che anche la scelta dei candidati alle europee andrà fatta con una ponderazione e una valutazione particolare, perché alcuni degli eletti della tornata precedente li possiamo dare per scomparsi.

Insomma credo che sia tempo di affrontare le questioni, te l’ho voluto dire ora in positivo per evitare di dovere dopo fare il becchino.

Con cordialità

Pier Vito Antoniazzi



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