6 marzo 2012

DIRIMERE, PAROLA DI PISAPIA


Perchè accontentarsi di circa 2.000 parole, quelle che di fatto usiamo in una conversazione ordinaria, quando il nostro patrimonio linguistico può disporre di alcune decine di migliaia? Perchè usare le parole “come se fossero dei timbri, senza saperne bene l’origine e il senso”?(1)

Un uso corretto e consapevole delle parole, unito a un’ampia, appropriata e colorata varietà di espressione appaga tutti di più nella comunicazione. Ciascuno di noi può impegnarsi in una campagna in difesa della varietà linguistica, per proteggere la lingua dall’evidente impoverimento che la minaccia nella comunicazione globale e salvaguardarne la ricchezza, l’apporto creativo, lo spessore semantico e il ritmo dei suoni.

“Reserva de paraules”, “Savethewords” e ora anche “Adotta una parola”, è una campagna in collaborazione con quattro dizionari d’italiano – Devoto Oli, Garzanti, Sabatini Coletti e Zingarelli – finalizzata a prendersi cura di parole che circolano ormai poco, o di parole nuove, o di parole tecniche a cui si è legati per lavoro o interessi personali. L’idea è del Segretario Generale della Società Dante Alighieri, Alessandro Masi, ed è stata messa in pratica e seguita passo passo dal linguista Massimo Arcangeli con Lucilla Pizzoli.

L’adozione di un lemma potrebbe sembrare una bizzarria, invece è un’opportunità” – dice Arcangeli. Scegliere un termine, accudirlo, farlo crescere amorevolmente è un servizio alla nostra lingua, un modo per proteggerla dall’impoverimento, e un servizio a noi stessi, un modo per arricchire il nostro vocabolario. La parola adottata da Arcangeli è ‘premura’: “Ho scelto Premura, è un termine dal suono splendido che preferisco a Fretta. È meno veloce. In un mondo che va sempre di corsa mi sembra un buon modo per rallentare un po’.

‘Corriere.it’ e ‘IoDonna’ hanno dato un contributo all’iniziativa con le adozioni d’autore, di personalità del mondo della società civile, della cultura e dello spettacolo. Nella parola ‘improntitudine’ Moni Ovadia trova il modo più proprio, sonoro e ritmico per descrivere con indignazione il comportamento pubblico di personalità politiche della cosiddetta ‘casta’. Scegliendo la parola ‘lusinga’, Gianni Vattimo pensa all’importanza pubblica delle parole e alla pervasività nella politica di un eloquio che miri a ottenere compiacenza e favore: “La lusinga é la componente emotiva, addirittura erotica, del rapporto sociale e del gioco del potere”.

Per il sindaco di Milano Giuliano Pisapia il verbo ‘dirimere’ è “come un binario sul quale ripercorre il viaggio della sua vita” personale e professionale: dalle liti d’infanzia con i fratelli, in cui la madre doveva intervenire per ripristinare la pace, all’esordio come avvocato davanti a un giudice in un’aula di tribunale, al nuovo ruolo di primo cittadino in cui è lui in prima persona a dover compiere scelte e assumere decisioni, dirimere con pazienza e passione tante questioni.

Il successo dell’iniziativa promossa dalla Società Dante Alighieri ha offerto lo spunto anche per l’invenzione di frasi e mini-racconti con vocaboli a rischio e ha suggerito il lancio di una nuova proposta rivolta ai giovani: Adotta un articolo della Costituzione.

Da donna di scuola mi piace chiudere con l’invito che il professor Arcangeli mi ha chiesto di formulare ai più giovani: “Usate le parole in modo consapevole. Adottarne una è un gesto di alto valore simbolico, usarne bene tante è un’azione di alto valore civico”. E in omaggio alla ricorrenza dei 150 anni dell’Unità del nostro Paese, perchè non adottare tutti insieme la parola ‘Italianità’?

 

Rita Bramante

 

 



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