28 febbraio 2012

BERLUSCONI: IL PRESCRITTO GIÀ SCRITTO


Da che mondo è mondo e in tutti i luoghi, i mariuoli di ogni risma hanno sempre giurato di essere innocenti e che era il giudice ad avercela con loro. Questo significa che Silvio Berlusconi, secondo Cavaliere della Storia d’Italia post-risorgimentale, è un mariuolo? No, significa solo che i cittadini italiani non possono sapere se lo sia o meno. È stato loro impedito, non dall’ordinamento giuridico italiano, come dice Matteo Renzi, ma dalle manipolazioni di quest’ordinamento fatte dal principale imputato di gravi mariolerie, aggiustandolo di volta in volta in modo da sfuggire al giudizio.

Oggi Berlusconi non è assolto, perché l’assoluzione richiede una sentenza, ma perché ha fatto di tutto, aiutato da una mole considerevole di servi e di fiancheggiatori, per non essere dichiarato né assolto né colpevole. Avrebbe potuto ovviamente rinunciare alla prescrizione come hanno fatto altri che si sentivano come lui innocenti, ma sarebbe troppo chiedere al Passato Cortese di turno di togliere il tronco che ha messo sul passaggio per impedire ai carabinieri di raggiungerlo.

L’ultimo stato processuale del Cavaliere, in questo procedimento, è quello d’imputato, e l’ultima voce che si è sentita nelle aule prima che agli italiani fosse brutalmente spento l’audio, come quando ti staccano il cellulare perché è finita la ricarica, è quella di un magistrato dello stato italiano che sulla base di evidenze emerse, dopo un lungo accertamento, ha ritenuto plausibile in base a documenti e prove testimoniali, la richiesta di 5 anni per corruzione. Questa voce rimane, è la voce di chi crede nella certezza del diritto, non la voce degli ultrà, come dice Matteo Renzi, che per l’occasione dismette il rude giubbotto del rottamatore per indossare il doppiopetto del guarda porte. Rivolgendosi all’intervistatore del Corriere, con un tono da “mi consenta”, Renzi dichiara: “È finita la lunga era degli ultrà. Di questi temi ora si parli sul serio” (Corriere, domenica 26 Febbraio, p. 3)…. “ma sì, quello che lei vuole … è stato prescritto … ma io oggi non posso non tenerne conto: da oggi Berlusconi è uscito da quel processo. È un libero cittadino” (E, io, s’intuisce dietro il senso di liberazione, posso liberamente andarlo a trovare in villa senza che nessuno mi critichi).

E ancora, “Questo è un fatto e chi volesse metterlo in discussione, metterebbe in discussione anche la giustizia di questo paese”. Non si capisce a chi si rivolga il novello pontiere, perché dei critici di Berlusconi nessuno “mette in discussione” la sentenza, nel senso di dire che i tre giudici di Milano hanno sbagliato, per esempio, a non tenere conto della richiesta del PM di calcolare diversamente i tempi della prescrizione. Si discute del significato di questa dichiarazione di prescrizione, ma soprattutto, cosa che Renzi non dice, si depreca che il provvedimento era già stato scritto dall’imputato stesso. Prima la Cirielli, che, come giustamente Ferrarella dice sul medesimo quotidiano a p. 2, “Una fine già scritta sette anni fa”, è stato l’elemento decisivo.

Sappiamo poi dallo stesso Cirielli (ex AN) che a suo tempo si era dimesso dalla Commissione e aveva ricusato il suo ruolo di relatore, che in quella legge la prescrizione corta era stata introdotta con violenza da Forza Italia – probabilmente allora per salvare Previti. Ma la “Cirielli” può ancora essere considerata una legge “generale” e molti mariuoli ne possono approfittare (e noi paghiamo le spese). Ma, non bastando, poi è intervenuto il Lodo Alfano, che valeva invece proprio per Berlusconi permettendogli di melinare dentro e fuori il processo con la scusa degli impegni di stato. È appena il caso di menzionare che il Lodo Alfano è stato dichiarato incostituzionale. Ma che importa? I suoi effetti li aveva avuti. E poi si lamentano che solo l’8% dei cittadini ha rispetto per i partiti! (Mannheimer, Corriere, 27 Febbraio). Che rispetto possono pretendere delle organizzazioni al soldo, nostro o di un padrone, che pensano solo ed esclusivamente a salvare la ghirba del padrone?

Gli ultrà non sono i cittadini che chiedono giustizia ma gli ideologi del pateracchio, che hanno riempito le pagine dei giornali non con il grido giustizia è fatta (nessuno osa dire tanto) ma con il respiro di sollievo e l’esultanza perché si è evitato un imbarazzo al mondo politico e all’equilibrio esistente in caso di condanna. S’inneggia alle pressioni che sono trapelate (e chissà quante non le abbiamo percepite) sostanzialmente in una grande strizzata d’occhi dentro un quadro da salvacondotto. Oggi Bossi lo dice chiaramente, “è una sentenza politica” (Corriere, 27 febbraio) e Cicchitto più chiaro ancora “se si tocca la prescrizione noi ripartiremo con la separazione delle carriere”. Secondo me è una ritorsione deboluccia, ma la dice lunga sul clima delle trattative sotterranee.

Per questo si prova un leggero senso di disorientamento, simile a quello del mal di mare, leggendo i peana degli opinionisti indipendenti. Vedi E.G. Battista che dichiara “un giorno di svolta” il proscioglimento (dimentica di aggiungere per prescrizione) di Silvio Berlusconi. E poi continua a p. 43: “rimozione di un macigno gigantesco che ha sinora ostruito la strada per una pacificazione dell’infinita guerra tra politica e magistratura”. Vediamola questa pacificazione due pagine più in là dello stesso quotidiano. Quale tregua? A che costo? E chi paga? La tregua la si può leggere nelle dichiarazioni del PDL. Gasparri, sul PM, “Questa gente deve essere allontanata dalla magistratura”. Il capogruppo del Senato “Pasquale non può restare nella magistratura” e Alfano: “È finita la folle corsa del PM” (p. 5).

Un tempo si diceva, allusivamente “chi tocca i fili muore”, e tutti sapevano bene di quali fili si trattasse. Questa non è una tregua, anche perché credo che il collegio giudicante non abbia ceduto alle intimidazioni, ma al diritto. Ma le intimidazioni ci sono state, e come. Sulla stessa linea di Battista, sul Corriere la Santanchè conclude senza mezze parole “A nessuno conviene rompere la tregua”. La parola d’ordine profondamente e quasi naturalmente dorotea è quella del Preside del maestro di Vigevano “Quieta non movere, et mota quietare”.

Ah! Ma allora tu sei un “giustizialista”, vuoi perseguitare Berlusconi. Chiariamo, se Berlusconi fosse stato condannato, io sarei stato contento perché mi sembra che ci sia un limite alla credulità che ci impongono questi potenti, da Ruby Mubarak alla ritrattazione dell’Avvocato Mills che suona come una moneta di stagno. C’è un livello delle cose provate in giudizio, cioè all’interno di un gioco con le sue regole che possono essere piegate dai potenti e c’è un livello delle cose che si possono far bere alle persone. Se fosse stato assolto mi sarei dispiaciuto personalmente, per le ragioni di cui sopra, ma avrei cominciato a pensare che forse mi sbagliavo. Così oggi sono soprattutto triste, con la bocca amara perché vedo che il potente di turno riesce a cavarsela.

 

Guido Martinotti

 



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