28 febbraio 2012

CARO VITALE SU TRIENNALE, IO DISSENTO


Non mi capita spesso, in questo periodo, di dissentire da Marco Vitale. Proprio perché succede di rado penso sia necessario esporre con la chiarezza e la ruvidezza che contraddistingue il rapporto con il professor Marco le ragioni del dissenso, netto e deciso, sul recente “caso presidente della Triennale”.

Inquadriamo innanzitutto gli esatti termini della questione. A dicembre di quest’anno è scaduto il mandato di consigliere di nomina comunale del presidente Rampello, che aveva avuto già due proroghe con decreto del Governo per superare il limite perentorio di due mandati previsto dallo Statuto e dalla legge. Per questo motivo si è proceduto alla nomina di un consigliere (su tre di nomina Comunale e sul totale di nove del Cda) da parte del sindaco Pisapia, attraverso un procedimento un po’ barocco di selezione delle candidature che comunque ha portato alla nomina di Carlotta De Bevilacqua, scelta non sgradita, come naturalmente è opportuno sia, all’assessore alla Cultura Boeri.

Il Presidente della Triennale è competenza del Cda, prerogativa che lo stesso Consiglio ha difeso con grande energia nel passato, dando spesso vita a risse omeriche come per esempio quella che vide soccombente, fatalità vuole, proprio il marito della neoconsigliera De Bevilacqua, l’imprenditore e fondatore di Artemide Ernesto Gismondi, che fu sconfitto dopo una tenzone durata più di un anno da Pierantonio Bertè all’epoca del sindaco Albertini. L’attuale Cda, in scadenza fra un anno, ha una sua omogeneità culturale piuttosto chiara, essendo risultato di nomine che da un decennio vengono fatte da maggioranze di centro destra e che si è compattato con il lunghissimo periodo di presidenza Rampello.

Una scelta di rottura con il passato o come eufemisticamente si dice di “discontinuità” avrebbe potuto passare solo attraverso una revoca motivata del Cda in essere: il sindaco Pisapia, che non ha in realtà ricevuto alcuna pressione o indicazione in tal senso, ha ritenuto che questa azione oggettivamente “forte” e dirompente non avesse sufficienti motivazioni e che il ciclo dell’attuale Cda dovesse arrivare a scadenza naturale. A maggior ragione il sindaco non ha ritenuto di intervenire in alcun modo sulle prerogative tradizionalmente strenuamente difese del Cda in carica e non ha dato indicazione sulla Presidenza, esprimendo al vicepresidente Ballio il suo auspicio per una presidenza eletta con il massimo consenso possibile.

Come risulta ampiamente dalle rassegne stampa, l’assessore Stefano Boeri aveva un parere diverso, ritenendo si dovesse dar luogo appunto alla famosa “discontinuità”, dimenticandosi, forse nella fretta, di indicare rispetto a cosa tale discontinuità dovesse esprimersi: non credo infatti si trattasse di discontinuità rispetto alla gestione Rampello, dal momento che una altrettanto ampia rassegna stampa evidenzia un “Boeripensiero” impregnato di riconoscimenti all’eccellenza e alla straordinarietà dell’azione della Triennale di questi ultimi anni. Questi i fatti, che poco o nulla hanno avuto a che fare con i problemi di cattiva digestione e men che meno con le ricorrenti manie complottarde e dietrologiche di chi proietta sulla giunta Pisapia il proprio modo di ragionare, fatto di accordi tanto raffinati quanto improbabili e al contempo volgarmente insinuanti e insultanti, quali lo “scambio” sul Pgt in approvazione.

Marco Vitale – cui la discontinuità invocata dai frequentatori di “tutti da Fulvia il sabato sera” esplicitamente non interessa, visto il giudizio positivo che da sulla gestione Rampello – dice che De Albertis non è adatto a fare il presidente della Triennale perché “grande sostenitore del Pgt di Masseroli Moratti” e presidente dei costruttori in conflitto di interesse palese. La giunta che ha bloccato il Pgt Masseroli Moratti e che si accinge a intraprendere una discussione in Consiglio Comunale che molto probabilmente sarà lunga e molto contrastata, ha evidentemente una impostazione politica e culturale diversa da quella della maggioranza dei membri del CdA Triennale, come ho detto; le alternative individuate da Vitale, Ballio e Abis, per ragioni che conosco solo in piccola parte, non si sono palesate. Non capisco cosa avrebbe dovuto fare il sindaco Pisapia, a valle della decisione di non rimuovere il Cda: dichiarare problemi gastrici a sua volta? Sostenere altre candidature non in campo? E soprattutto, considerando il fatto che tutti i membri dell’attuale Cda, non solo il suo Presidente, si sono ben guardati dall’emettere un“beh!” contro la giunta Moratti e il suo Pgt, qual è la base sulla quale avrebbe dovuto esprimere una preferenza anche del tipo “male minore”?

Non sono convinto nemmeno dell’incompatibilità presunta o del conflitto di interessi di De Albertis quale presidente dei costruttori: non credo che un architetto, un imprenditore di una azienda di moda e design abbiano minori conflitti a priori rispetto a un imprenditore edile. A differenza di Marco Vitale, penso che se la storia ha dato la possibilità a Thomas Beckett di diventare meritatamente santo come arcivescovo di Canterbury dopo una vita di dissolutezze e atrocità, non possa essere negato a un geometra, a un architetto o perfino a un costruttore edile la possibilità di emendarsi…

In conclusione per questa che ritengo essere, come ha detto Luca Beltrami Gadola, un “despiasé de sciuri”, non penso proprio valga la pena di esaminare scenari più o meno apocalittici e trarre conclusioni che potrebbero essere poco o niente fondate. Vale certo molto più la pena di discutere della politica culturale della Triennale passata e futura, possibilmente senza eccessive personalizzazioni: su questo argomento confesso di essere in deficit di informazioni e sarei certamente interessato a partecipare ascoltando a una discussione sulle scelte delle ultimi anni, dal programma di mostre alle sedi di New York e della Bovisa, per dire di scelte di “software” e di “hardware” della conduzione della Fondazione.

Sulla questione del parcheggio di Sant’Ambrogio, da oppositore della prima ora dell’intero piano parcheggi di Gabriele Albertini, ho invece le idee molto più chiare e mi sento di consigliare a Marco Vitale di rivolgere i suoi giusti strali sull’intera architettura del disgraziatissimo piano che ha imposto a Milano il Commissario ad acta, sempre lo stesso Albertini. I contratti sottoscritti dall’amministratore del Condominio sono assolutamente blindati in favore dei concessionari, al punto che il ritardo di un voto favorevole in Consiglio comunale ovvero di una concessione amministrativa in ragione di pendenza di una causa danno luogo a un diritto di risarcimento a carico del Comune, fatto questo senza precedenti nella storia del diritto amministrativo e pubblico. Gli oltre 10 milioni di euro di penale da pagare per annullare la realizzazione del parcheggio non sono una pretesa infondata e proterva del concessionario De Albertis, sono un diritto tutelato da molte e solide carte che recano la firma diretta o indiretta di colui che inopinatamente alcuni hanno perfino considerato essere un possibile candidato sostenibile dalla sinistra alle ultime elezioni.

In questi primi mesi di amministrazione municipale ho capito che governare la città significa fare prima di tutto i conti con le eredità delle amministrazioni precedenti – e cantieri massacro per i parcheggi come Cda della Triennale ne fanno parte – e poi avere la possibilità di lanciare progetti e idee che i nostri successori potranno portare a realizzazione: se vogliamo alimentare la speranza per chi verrà dopo non dobbiamo attardarci più del necessario sull’allarme suscitato dagli sciagurati che ci hanno preceduto. Sono sicuro che Marco Vitale, che fa parte della Milano che ha la speranza nel futuro nel cuore, la pensa come me.

 

Franco D’Alfonso

 

 



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