21 febbraio 2012

LETTERA APERTA A GIULIO BALLIO


Caro Ballio, ho letto la tua intervista, che mi ha innanzitutto colpito per la mancanza di coerenza tra l’elogio all’uscente Rampello e l’affermazione che De Albertis è necessario per “rimettere a posto i conti della Triennale che nel 2010 ha avuto una perdita di circa un milione di euro. Quest’anno bisognerà trovare 600mila euro da mettere a riserva. Altrettanti nel preventivo 2012.” Scusa, ma non c’eri anche tu nel CdA che ha permesso a Rampello di fare quel buco? Forse capisco male.

La nostra lettera non insultava nessuno. Si può concordare o meno; ed è chiaro che io e te divergiamo su un punto fondamentale di cui io sono profondamente convinto, e cioè che Milano in questi anni sia stata lasciata troppo in mano agli interessi mercatistici, di cui gli immobiliaristi sono una componente dominante. lo penso anche che le grandi istituzioni culturali di questa città, tra cui le università, abbiano seguito la corrente con troppa noncuranza del loro ruolo critico. Ma su questo, appunto, non abbiamo le stesse idee e non pretendo che tu abbia le mie. Tu dici che De Albertis è in grado di coinvolgere i giovani; se provata è certamente una buona qualità, per ora l’ho sentita vantare solo da te.

Ma la tua affermazione, che chiunque sarebbe in conflitto di interessi (“un docente o un professionista potrebbe favorire il suo entourage, un rettore il suo ateneo, un collezionista d’arte potrebbe agevolare alcune manifestazioni che più gli interessano, un intellettuale potrebbe approfittarsene per crearsi una cassa di risonanza, un architetto per favorire le proprie relazioni professionali”) non ha molto senso e proietta una immagine davvero troppo elementare e alquanto meschina del mondo. Trattandosi di Triennale e dello sviluppo di Milano, un rappresentante dei costruttori e dei loro interessi non è paragona bile, per potenziale influenza, a una persona, quale che sia, appartenente alle categorie che tu citi.

L’idea che esprimi nella tua intervista, che esiste una sorta di oscura congiura da parte di un “giro ristretto di chi oggi vuole mantenere il monopolio della cultura”, non ha il minimo fondamento e richiama risapute tiritere contro il “culturame”. Come molti altri ho firmato per sostenere un punto preciso e la cosa non mi vincola agli altri firmatari per una azione diversa: quasi certamente non saremmo neppure d’accordo su un candidato alternativo. Vorrei però che Milano non fosse in mano alla speculazione edilizia ed è una reazione a tanti anni di un malgoverno che non ha reso la nostra città più bella o più vivibile. È la medesima reazione che ha portato Pisapia alla guida della città con tanto consenso.

Non mi aspettavo una caduta di stile come quella della tua frase incomprensibile (“Anzi lo scriva meglio: Kultura con la kappa”) e mi sono sentito un po’ umiliato: tu lì in qualche modo rappresenti i docenti universitari di questa città, e quindi sia pure alla lontana, anche me. A parte il fatto che, mentre l’intento offensivo è evidente, ed è già a mio avviso disdicevole, lo strumento usato è ineffettuale: Kultur è una onorata parola in lingua tedesca che non può offendere nessuno. E lo dovrebbe ben sapere una persona come te che ha diretto una importante istituzione culturale di questa città.

 

Guido Martinotti

 

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti