21 febbraio 2012

LA PRESIDENZA DELLA TRIENNALE


Sono uno dei firmatari della lettera indirizzata al Sindaco Pisapia affinché non avallasse la nomina di Claudio De Albertis a Presidente della Fondazione Triennale, e che – anche al di là di quanto ci aspettassimo – ha suscitato diverse reazioni che vorrei brevemente commentare.

Occorre ricordare in primo luogo che molti (o forse tutti) fra coloro che hanno sottoscritto la lettera sono stati e sono sostenitori della nuova amministrazione di Milano, ma ciò non ci ha fatto rinunciare alla indipendenza di giudizio e quindi, come avviene fra persone adulte, alla possibilità di segnalare le decisioni e gli atteggiamenti che non ci trovano d’accordo. In secondo luogo, abbiamo chiarito sulla lettera che la nostra disapprovazione non era diretta alla persona De Albertis ma al ruolo da lui rivestito quale presidente Assimpredil.

Ciò premesso, alcuni dei commenti seguiti sono apparsi un po’ sopra le righe, tanto da farci pensare che avessimo toccato un nervo scoperto. Sul Corriere di lunedì 13 sono apparse dichiarazioni di Carlo Sangalli e di Guido Ballio, vicepresidente della Fondazione, e martedì 14 del Sindaco Pisapia. Sangalli si appella al ruolo “super partes” che il nuovo Presidente dovrebbe svolgere. Giudo Ballio non vede in cosa possa consistere il conflitto di interessi, e se la prende con la “Kultura” (conla Kappa, un raffinato sarcasmo!) che qualcuno vorrebbe mantenere “un monopolio” di pochi; e conferma come un contegno naturale che anche soggetti di diversa estrazione non potrebbero che favorire, ove nominati, le loro ambizioni e le loro relazioni personali.

Noi per la verità avevamo e abbiamo un concetto diverso: ritenendo che chi amministra una istituzione culturale prestigiosa sia mosso da spirito di servizio, nei confronti della città che amiamo e del suo sviluppo culturale e civile. Siamo degli illusi? Può darsi, ma preferiamo il nostro atteggiamento al realismo un po’ limitato del Professore. Se fosse vero che ciascuno ambisse ad amministrarela Triennaleper realizzare propri interessi vorrebbe dire che è impossibile (come dice Sangalli) “sforzarsi di cercare gli elementi che uniscono piuttosto di quelli che dividono”.

Dice ancora il Professor Ballio che l’accenno al PGT “è una dietrologia che non capisco”. Ma qui non esiste alcuna dietrologia. È un dato acquisito che la nostra città – specie negli ultimi anni – sia stata governata dai costruttori e dagli operatori immobiliari; e questo anche in modo assolutamente non conforme agli interessi dei cittadini. Non è passato molto tempo da quando i costruttori compravano pagine pubblicitarie sullo stesso Corriere per intervenire a favore del PGT della passata amministrazione – una sorta di “soluzione finale” che avrebbe seppellito la città sotto milioni di metri quadrati di nuovi edifici. Questa è infatti la filosofia, e non c’era bisogno, a nostro avviso, di offrire al Presidente di Assimpredil un palcoscenico di grande prestigio dal quale, riteniamo, non potrà sostenere messaggi diversi.

Né si può dimenticare (come ha ricordato Jacopo Gardella su Repubblica) che De Albertis è promotore e realizzatore (in proprio, e non come Presidente Assimpredil) dell’opera più contestata dai milanesi, ossia il parcheggio in Piazza S. Ambrogio. Si tratta di circostanze assolutamente visibili, e quindi senza alcuna “dietrologia”.

Il Sindaco Pisapia ha invece espresso il suo “disappunto” per la lettera, e ha affermato di avere “rispetto dell’indipendenza e dell’autonomia del CdA, come impone la legge e la buona politica”. Occorre peraltro ricordare, in proposito, che lo Statuto della Triennale prevede che il Comune di Milano partecipa di diritto alla Fondazione (art. 12), che designa tre consiglieri di amministrazione (art. 16) e che l’elezione del Presidente ha efficacia “acquisito il parere favorevole del Comune di Milano”, da esprimere entro trenta giorni (art. 18).

Quindi, a proposito di un istituto in cui il Comune è così intimamente coinvolto, non abbiamo certo sollecitato interferenze illegittime o contrarie alla “buona politica”, né si tratta di “amici da sponsorizzare”; ma abbiamo semplicemente richiamato una esigenza di giudizio e di partecipazione attiva che è un compito istituzionale.

 

Ezio Antonini

 

 



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