22 febbraio 2012
SORVEGLIATI SPECIALI
Gli intellettuali spiati dai gendarmi (1945-1980)
MIRELLA SERRI
Longanesi 2012, pp. 286
Il saggio verrà presentato martedì 28 febbraio, ore 18 da Gad Lerner presso Palazzo Sormani, via F. Sforza 7, Milano
Uomini ombra occhiuti si sono aggirati in Italia per trent’anni attorno ai più bei nomi dell’intellighenzia di sinistra, per controllare e schedare ogni loro passo. Questo apprendiamo dall’acuto saggio di Mirella Serri, che ha potuto visionare gli Archivi della Polizia di Stato, consultabili fino al 1980, e da poco aperti al pubblico.
Chi erano quegli sbirri zelanti, chi le teste d’uovo sorvegliate, ma soprattutto perché tutto ciò avveniva, è il cuore del saggio. In decine di ritratti e di racconti prende formala Storiad’Italia, attraverso rapporti della polizia, dedicati a incontri di partito, di associazioni culturali, di mostre, di dibattiti, di feste private. Emerge così che i controllori erano vecchi questurini fascisti, riciclatisi nel potere DC oppure intellettuali compiacenti o a ruolo paga, per condurre una nuova lotta verso sinistra, “portabandiera del verbo togliattiano, gramsciano, staliniano”. Una sorta di guerra di religione contro soggetti dalla fede inscalfibile verso la casa madre Russia.
Dal canto loro i controllati appartenevano, non senza qualche sorpresa per il lettore, all’universo della cultura nazionale e perciò al mondo del cinema, del teatro, della letteratura, del giornalismo, degli storici e dei filosofi. Ecco allora sfilare sotto i nostri occhi “pericolosi sovversivi” come i registi Zavattini, Visconti, Risi, Lizzani, Bellocchio. Tra gli attori Eduardo De Filippo, Betti, Gassman, Volontè, Fo, Rame. Tra gli scrittori l’eremita Calvino, Ortese, Moravia, Morante, Maraini, Pasolini, Asor Rosa, l’editore Feltrinelli. Tra i giornalisti Bocca, Rossanda, Scalfari, Liguori, Mughini, un giovanissimo Lerner. Tra gli storici e i filosofi Marramao, Cranz, De Luna e tra i pittori Guttuso, Treccani.
A parte si incontrano politici quali D’Alema, Tortorella, Trombadori, Petruccioli, Pannella, spiato sempre, ma mai allineato al verbo di Botteghe Oscure. Molti erano i transfughi dal fascismo, quali Lizzani, Guttuso, Aleramo, Marchesi, Sapegno, Vittorini, Spirito e altri. Tutto questo fervore da parte della polizia democristiana, capeggiata dal ministro Scelba, che non a caso qualificava il mondo della cultura “culturame”, aveva motivazioni profonde, tutte riconducibili al contesto internazionale di un dopoguerra, ove si era determinata una insanabile spaccatura tra est e ovest, sfociata nella guerra fredda.
E proprio per fare argine alla volontà di penetrazione dell’URSS nell’occidente, erano ritenuti necessari i controlli verso coloro, gli intellettuali, che più di altri erano considerati cinghia di trasmissione di valori della sinistra. Secondo la visione gramsciana infatti, la presa del potere politico passava attraverso la conquista delle “casematte” della società civile, dei ceti medi, delle loro menti.
Dopo il 1963, con la morte di Togliatti prima e con l’affermarsi della fascinazione mondiale della Rivoluzione culturale di Mao, gli scenari cambiano. Pullulano gruppi eversivi a sinistra del PC, quali Falce e martello, Potere operaio, Lotta continua, Proletari armati e altri. Il lavoro dei sorveglianti si fa più serrato ma non abbastanza da prevenire il sabotaggio al traliccio ad opera di Feltrinelli, o da percepire in tutta la sua pericolosità l’arrivo delle Brigate rosse.
Una domanda serpeggia nel libro: perchè gli intellettuali cosiddetti organici esercitarono così poco il senso critico verso l’Urss? Anche dopo l’invasione dell’Ungheria nel 1956 non molte furono le voci che si levarono contro quell’evento, a parte il celebre Manifesto dei 101. E anche in occasione della pubblicazione del “Dottor Zivago”, la stessa Rossanda, anima con Antonio Banfi della Casa della Cultura di Milano, si era allineata all’ostracismo di cui fu oggetto, da parte della sinistra di stretta osservanza, il capolavoro di Pasternak. È peraltro inoppugnabile che un ideale non è barattabile nemmeno quando confligge con la realtà.
E oggi cosa avviene, si chiedela Serri? Non più barbe finte come allora; ci pensano i mass media a tenere sotto controllo l’intera società e le sue frange culturali. Un corredo di centinaia di note rendono l’agile saggio della Serri un apprezzabile libro di storia patria.
questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero