14 febbraio 2012

DE ALBERTIS E VECCHI MERLETTI


Ogni tanto dal soffitto della sala Giunta cala su sindaco e assessori qualche goccia di veleno infuocato che riaccende inesorabilmente il sempre latente dissidio tra Giuliano Pisapia e Stefano Boeri (per quanto ancora?). Questa volta però è una goccia da terno secco: in un sol colpo ha riacceso due fronti caldi – il parcheggio di Sant’Ambrogio e il PGT – e il nuovo fronte della presidenza della Triennale.
Secondo il modo di dire ormai omologato anche dalla cultura più conservatrice, una bella “sfiga”. Mi si passi un tocco di demagogia popolare: l’argomento della presidenza della Triennale è uno di quelli che i vecchi milanesi definivano come “dispiasé de sciuri”. Forse dunque non valeva la pena di scaldarsi tanto e di dedicarvi troppo spazio sulle colonne dei giornali e tanto analitico impegno dietrologico.
Altre preoccupazioni invece dovrebbero toglierci il sonno, a cominciare dal buco di cinquecento e passa milioni di euro che ci ha lasciato il duo Albertini-Moratti e che costringerà la collettività milanese a vendere i gioielli di famiglia e a far fuori il capitale ma anche il rischio di togliere inesorabilmente a tutti, ma i più deboli ne soffriranno di più, quei servizi che una città civile “deve” ai suoi cittadini. La verità è che la vicenda Triennale ha assunto un valore simbolico oltrecché politico che va ben di là dalle persone coinvolte, travolgendo quel poco di pragmatismo milanese che era rimasto in piedi. Non voglio dar retta ai gossip e nemmeno perdermi tra statuto e pettegolezzi: Claudio De Albertis resterà in carica per poco più di un anno, ereditando un programma già largamente definito per il futuro e un disavanzo di bilancio di circa un milione di euro. Forse riuscirà a tappare qualche buco tirando la giacca agli enti finanziatori ma non potrà certo mostrare alla città se ha o non ha la cultura e la personalità sufficienti per reggere un ente tanto importante quanto la Triennale di Milano. Quanta voglia abbia poi di impegnarsi a fare programmi che non vedrà realizzati per la brevità del suo mandato questo è affar suo ma sarebbe stato affare di chiunque scelto al suo posto.
Dunque il problema riguarda l’intero consiglio della Triennale e la sua continuità e la sua futura composizione perché scadrà tra poco più di un anno assieme al neo presidente. Chissà se riusciremo a parlarne con serenità e per tempo? Personalmente, come credo si sia capito, l’affaire De Albertis m’interessa poco. Assai più m’interessa invece il modo di lavorare della Giunta, il modo presente e sopratutto quello futuro. Qualche tempo fa ho già osservato come fosse poco utile che un organo collegiale come la Giunta non riuscisse a mantenere al suo interno eventuali dissidi tra i suoi stessi componenti e ancor meno utile che questi ultimi, interpellati o meno dai giornali, difendessero le proprie idee a mezzo stampa, face book o twitter.
Allora delle due l’una: o la Giunta si dota di un suo portavoce e dunque i suoi “umori” – consensi e dissensi compresi ovviamente – vengono comunicatati al colto e all’inclita in maniera completa, o tanto ne abbiamo ad avere riunioni di Giunta aperte al pubblico, in modo da poter valutare di persona le singole posizioni per quello che sono e trarne un giudizio senza doversi ridurre o a origliare a mezzo stampa o ad avere un’informazione parziale. Così come ora comunque non va, si perde troppo tempo a dichiarare o a smentire a rettificare o a precisare.
L’impressione però che se ne trae dalle recenti e anche meno recenti vicende è che i risultati delle ultime elezioni amministrative non siano stati ancora del tutto metabolizzati dalle forze politiche e dunque le gocce di veleno soprattutto questo mettano in luce.

Luca Beltrami Gadola



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