14 febbraio 2012

musica


 

TRE CONCERTI IN UNA SERA

Lunedì 6 febbraio Milano ha offerto in contemporanea tre concerti così importanti che non pochi appassionati, per la difficoltà di scegliere, si sono trovati in serio imbarazzo.

Alla Scala l’Orchestra Filarmonica, diretta da Daniel Harding, eseguiva “Le Sacre du printemps” di Stravinskij e – insieme a Lars Vogt – il meraviglioso primo Concerto per pianoforte e orchestra in re minore opera 15 di Brahms. Al Conservatorio per le Serate Musicali Miklòs Perenyi al violoncello e Andras Schiff al pianoforte dialogavano fra loro in un programma che spaziava da Mozart (tre brevi composizioni per solo pianoforte) a Webern (i Tre piccoli pezzi per i due strumenti) passando da Schubert (l’Arpeggione) e Beethoven (Variazioni per violoncello e pianoforte su due temi del Flauto Magico). Nella Basilica di San Marco infine, in un concerto offerto alla città in memoria della comasca famiglia Ratti, l’Orchestra Mozart diretta da Diego Matheuz ha inaugurato la stagione 2012 con un programma di grande appeal: l’Adagio per archi di Samuel Barber, il Concerto per corno e orchestra n. 2 in mi bemolle maggiore K. 417 di Mozart interpretato dal grande cornista Alessio Allegrini, e la Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore D. 485 di Schubert.

Dunque tre concerti straordinari che hanno visto il teatro, l’auditorium e la basilica piene come uova. E già ci sarebbe da domandarsi come sia possibile che i programmi musicali cittadini non vengano minimamente coordinati fra di loro; Milano non è una metropoli incontrollabile, da questo punto di vista, le istituzioni musicali sono relativamente poche, i loro cartelloni sono tutt’altro che improvvisati, anzi vengono predisposti con largo anticipo. Perché dunque un abbonato alle Serate Musicali deve rinunciare quasi sempre ad ascoltare la Filarmonica (entrambe sono programmate il lunedì) e un abbonato alla Filarmonica deve perdersi l’occasione di ascoltare l’orchestra bolognese di Abbado in una sua rara trasferta a Milano?

Dunque bisognava scegliere. E noi, che amiamo Harding fin dai tempi del suo famoso e veloce Don Giovanni ed eravamo curiosi di sentire il quarantenne focoso pianista renano interpretare una delle più belle composizioni del grande romantico amburghese, siamo andati alla Scala. Mal ce ne incolse perché abbiamo assistito a una vera e propria devastazione del concerto brahmsiano a opera di entrambi, pianista e direttore. A cominciare dai primi due tempi troppo lenti, fino alla noia, per continuare con le imprecisioni e la superficialità della lettura al pianoforte e per finire – ahinoi – con la scarsissima conoscenza della partitura da parte di Harding che dava l’attacco ai violoncelli quando dovevano invece attaccare i violini e viceversa, e spesso dimenticava le straordinarie imprevedibilità del tessuto musicale facendosi precedere dall’orchestra. Una grande delusione, condivisa da gran parte del pubblico, solo in parte rimediata con la ragionevole ancorché non eccezionale esecuzione del “Sacre” stravinskiano, sicuramente più congeniale al biondo giovanottone di Oxford. (Non possiamo però tacere, a parziale giustificazione di tutti, che il concerto era stato programmato all’ultimo momento: doveva dirigerlo Esa-Pekka Salonen, che ha dovuto rinunciarvi per motivi di salute, e vedeva impegnato un altro solista con un programma di cui è rimasto solo Stravinskij).

Grazie al fatto che alla Scala i concerti della Filarmonica iniziano – e dunque pressappoco finiscono – un’ora prima di quelli delle Serate Musicali, e che le due sale non sono molto lontane fra loro, siamo riusciti ad ascoltare la seconda parte del duetto fra violoncello e pianoforte al Conservatorio. E qui abbiamo avuto la seconda sorpresa della serata, quella di ascoltare uno Schiff come non capitava più da anni, in uno straordinario stato di grazia, in una atmosfera intima e raffinatissima, visibilmente incoraggiato e addirittura trascinato dal suo connazionale Perenyi, di cinque anni meno giovane di lui, con il quale ha avuto una lunga e positiva frequentazione musicale. I due musicisti ungheresi hanno letteralmente deliziato il pubblico con un programma totalmente viennese – e dunque di quel sapore asburgico e mitteleuropeo perfettamente intonato alle loro corde – al quale hanno aggiunto più bis in piena armonia con il programma. Insomma, una chicca di concerto che ha giustamente mandato in visibilio il pubblico.

Infine l’Orchestra Mozart in San Marco. Non abbiamo potuto esserci, ovviamente, ma numerosi ascoltatori hanno detto meraviglie del giovanissimo direttore venezuelano (non ha ancora vent’otto anni!) e dell’ormai mitico cornista dell’orchestra Santa Cecilia di Roma (che però suona in tutto il mondo). Di Matheuz abbiamo duramente criticato, poche settimane fa, l’interpretazione della Quinta Sinfonia di Čaikowskij nel concerto di Capodanno alla Fenice di Venezia, o piuttosto l’idea di affidarla a lui; ma non abbiamo dubbi che nel concerto mozartiano e nella difficile sinfonia schubertiana se la sia cavata benissimo. Resta invece da chiedersi come abbia potuto cavarsela l’orchestra con il freddo di quella sera e con la difficile acustica della basilica. Anche se in altri inverni – probabilmente non meno freddi – sotto quelle stesse volte proprio il Mozart ragazzino presentava le sue prime opere negli amati soggiorni milanesi.

Dunque tre concerti importanti, con esiti molto diversi uno dall’altro, che hanno scaldato i cuori dei milanesi aiutandoli a sopportare il gelo dei giorni della merla che quest’anno sembrano non finire mai.

  

Musica per una settimana

*mercoledì 15, al Conservatorio (Società dei Concerti) il Trio Čajkovskij (violinista Pavel Vernikov, violoncellista Alexander Chaushian, pianista Konstantin Bogino) esegue tre Trii e cioè: il “Dumki” n. 4 in mi minore opera 90 di Dvořák, l’opera 34 di Tcherepnin e il n. 2 in mi minore opera 67 di Šostakovi?

*giovedì 16 e sabato 18 al Teatro Dal Verme l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Marco Guidarini con Maurizio Salerno e Maurizio Croci, esegue il Concerto per due clavicembali e orchestra di Carlo Galante, il Concerto per due clavicembali e orchestra in do maggiore di Bach, e la Serenata K. 203 (detta la Colloredo) di Mozart.

*giovedì 16, venerdì 17 e domenica 19, all’Auditorium, l’Orchestra e il Coro Verdi, diretti rispettivamente da John Axelrod e da Erina Gambarini, eseguono Afterthought (About a shakespearian tragedy) per orchestra di Giorgio Battistelli, il Concerto per corno e orchestra in mi bemolle maggiore n. 3 K. 447 (solista Radovan Vlatkovic) e il Requiem K. 626 in re minore di Mozart (soprano Theodora Gheorghiu, mezzosoprano Rinat Shaham, tenore Jesus Leon, basso Martin Snell)

*lunedì 20 al Conservatorio (Serate Musicali) il pianista Roberto Prosseda esegue la Fantasia in do minore K. 475 di mozart, i Quattro Improvvisi opera 90 di Schubert e di Mendelssohn (la specialità di Prosseda) Sonata in mi maggiore opera 6, Rondò capriccioso in mi maggiore opera 14 e Tre Capricci opera 33 

*lunedì 20 ma al teatro alla Scala l’atteso recital di Maurizio Pollini con un programma dedicato esclusivamente a Chopin e a Liszt, preceduto da un incontro con il pianista venerdì 17 alle 17 nel ridotto dei palchi “Toscanini” (ingresso libero)

*mercoledì 16, martedì 21 e giovedì 23, sempre alla Scala ricordiamo le repliche dell’Aida diretta da Wellber con la storica (1963) regia di Zeffirelli

 

 questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



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