8 febbraio 2012

LA CASTA E LE OCHE DEL CAMPIDOGLIO


Di una cosa possiamo essere certi in Italia: “Tutti quelli che contano sanno tutto su tutti quelli che contano”. Quelli che contan nulla o poco, non sanno fino a quando la magistratura indaga o uno di quelli che contano, non certo preso da impeti di sdegno, comincia a cantare. Magari lo fa solo per bieco calcolo politico o per vendetta. Questo è il Paese ma sopratutto questa è la sua classe politica.
Si ha un bel dire che non bisogna farsi prendere dall’antipartitismo ma quando Casini mi ricorda dal video che i Partiti sono l’organizzazione della democrazia, il significato che lui ed io diamo alle parole non coincidono, anzi divergono: parliamo lingue diverse. L’ultima vicenda di Luigi Lusi che si è messo in tasca 13 milioni della ex Margherita è solo l’ultimo episodio che consente all’altra notizia – l’arresto di Lino Brentan (Pd) che intascava tangenti stando nella società Autostrade Venezia-Padova – di passare in secondo piano e non avere l’onore delle quattro colonne in prima pagina che invece meriterebbe.
Qui a Milano, più modestamente, pare vi siano tangenti per l’assegnazione di appalti per la gestione di case di vacanza del Comune (passata amministrazione). Verrebbe voglia di dire che facciamo più in fretta a fare il catalogo degli onesti che quello dei ladri. Questa volta c’è un fatto nuovo però, Bersani e Casini, stracciandosi le vesti, hanno detto: “Bisogna fare subito una legge sui Partiti”.
Anche qui cosa voglia dire “una legge sui partiti” vorrei che me lo spiegassero bene, visto che indubbiamente l’articolo della Costituzione che concerne direttamente i partiti politici è il solo 49, secondo il quale tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere “con metodo democratico” a determinare la politica nazionale. L’espressione “con metodo democratico” è stata interpretata in molti modi diversi e tra i tanti modi quello prevalente nella casta è di ritenere che questa norma non obblighi i partiti ad adottare al loro interno una struttura democratica che garantisca a tutti gli associati, un’uguale partecipazione all’attività di partito: per loro il “metodo democratico” si esaurisce nella semplice esistenza dei partiti. Stop.
I padri costituenti non s’immaginavano certo quel che sarebbe successo in poco più di mezzo secolo, altrimenti il dettato costituzionale sarebbe stato più esplicito. In ogni modo veniamo ai nostri infausti giorni; che non menino il can per l’aia, propongano al parlamento ma sopratutto al Paese (che teme la casta e gli inciuci) una legge sui partiti che preveda almeno tre titoli generali: requisiti minimi di democrazia interna, tutela delle minoranze, finanziamento per il funzionamento.
Vorremmo veder sparire questa buffonata dei partiti anime morte con diritto al vitalizio, vorremmo l’abolizione per divieto di costituire “fondazioni” (le reginette dell’opaco) per finanziare uomini politici, loro correnti, fantasiose attività “culturali”. Vorremmo che le fondazioni esistenti fossero sciolte e, dove questo non fosse possibile, che i loro bilanci siano pubblici con l’indicazione dei nomi degli amministratori, dello statuto e dell’origine del patrimonio, pubblicati sui giornali e trasparenti.
Vorremmo che i partiti fossero obbligati ad assegnare una parte consistente dei finanziamenti alle loro strutture territoriali, in proporzione, per queste ultime, ai rispettivi risultati elettorali. Vorremmo insomma tutti gli strumenti per controllare la classe politica ed evitare che si formino caste autoreferenziali.
Per finire toniamo a Lusi e ai 13 milioni sottratti. Tredici milioni sono una bella somma, non sono la paga del marito che le buone massaie di un tempo dividevano in tanti barattoli: possibile che di questi furti come di altri nessuno si accorga? Dobbiamo rimpiangere l’intelligenza e l’integrità delle oche capitoline e i lori starnazzi contro il nemico? Dobbiamo accontentarci di qualcosa di meno? Dobbiamo fidarci e mandare al Governo personaggi tanto perspicaci e intelligenti? O sono tutti d’accordo, salvo ammannirci le loro passeggere indignazioni?

Luca Beltrami Gadola



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