31 gennaio 2012

LE TRUFFE AI “SOGGETTI DEBOLI”: UN PROBLEMA SOCIALE


Le recenti notizie di cronaca, sia locale sia nazionale, hanno messo in risalto una problematica molto frequente, soprattutto nelle grandi città: le “truffe” a soggetti deboli, in particolar modo anziani o ammalati. Si tratta di banali approfittamenti o sotterfugi che avvengono prevalentemente all’interno delle mura domestiche e che portano gli autori della truffa a far credere alla “vittima” di detenere qualche particolare qualifica di pubblica utilità (addetto a servizi essenziali, quali elettricità, telefonia o riscaldamento) ovvero proponendo qualche fantomatica operazione commerciale, così inducendo la persona a corrispondere una somma di denaro, più o meno ingente, per una prestazione in realtà mai eseguita.

I mezzi di informazione, in particolare la televisione (notevole è stato, in questo senso, l’apporto civico che hanno fornito negli anni programmi televisivi quali “Striscia La Notizia”) hanno messo in risalto le modalità più comuni con cui vengono commesse queste truffe. Non le ripetiamo: ne sono pieni i vademecum delle forze dell’ordine e dei servizi sociali, che, tuttavia, stante l’ampiezza e la costante crescita del fenomeno, evidentemente non sembrano sortire l’effetto sperato.

Infatti, la vera prevenzione di tale deleteri comportamenti – ancor più disdicevoli in quanto colpiscono la persona nella sua debolezza – è mantenere vivo e accrescere il contatto sociale fra i cittadini. Parliamoci chiaro, troppo spesso questi fenomeni si annidano laddove c’è solitudine estrema, mancanza di confronto e di fiducia in se stesso da parte del “soggetto debole”, si tratti di un anziano, di un ammalato, di un emarginato o di persona che, per qualsiasi ragione, vive un periodo di particolare difficoltà. E la truffa subìta accentua questo stato di disagio, facendo perdere nella “vittima del reato” qualsiasi tipo di autostima personale e di capacità di autonomia quotidiana.

Solo parlando, facendosi raccontare la vita del vicino di casa come del genitore o dell’amico, si potrà avere il sentore di comportamenti commessi da altri in suo danno e prestargli il dovuto soccorso. Ovviamente i consigli di “sano buon senso” debbono essere ripetuti e devono fare parte della prassi comportamentale quotidiana (non aprire la porta a sconosciuti, farsi mostrare sempre un tesserino di riconoscimento da chi afferma ricoprire un determinato pubblico servizio, telefonare subito a un parente o amico in caso di “strana percezione” dell’interlocutore), ma possono essere solo un corollario di un problema che va risolto a monte.

Infatti, dove vi sono persone sole e senza una capacità argomentativa autonoma, è concreto il rischio che questi “consigli pratici” vengano poi disattesi nell’emergenza del momento, di fronte a una richiesta particolare o a una situazione che si ritiene di assoluta urgenza. È proprio per questa ragione che è davvero fondamentale il ruolo che, soprattutto nelle grandi città quali Milano, possono svolgere i servizi sociali, sia pubblici sia nelle varie forme dell’associazionismo privato.

Un impegno capillare sul territorio, infatti, può permettere di conoscere le situazioni di particolare disagio e aiutarle concretamente nelle problematiche quotidiane. Sono molti gli esempi virtuosi, anche nella nostra città, soprattutto nelle periferie: pensiamo ai servizi di assistenza sociale comunale (pur con qualche pecca dovuta alla carenza di organico e di aggiornamento), all’associazionismo laico e cattolico che agisce nell’ombra.

L’attenzione della nuova Giunta a tale aspetto problematico metropolitano induce a ben sperare, nella assoluta convinzione che la creazione di un tessuto sociale omogeneo e coeso serva, molto di più di tanti vademecum sbandierati, a cercare di risolvere l’odioso problema di cui si è trattato. Impegnamoci tutti, nella nostra quotidianità, fatta di condominio, di lavoro, di amicizie, di “vita” a che sempre meno persone si sentano e siano effettivamente “sole”, fisicamente e moralmente e contribuiremo, nel nostro piccolo, a fornire un apporto di civiltà per il bene di tutti.

 

Ilaria Li Vigni



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