31 gennaio 2012

Scrivono vari – 01.02.2012


Scrive Paolo Ranci Ortigosa a Luca Beltrami Gadola – Caro Direttore, l’articolo di Cino Zucchi e il Suo editoriale sull’area ex-Enel e sul tema del “bello” mi sembrano centrare il problema ed evidenziare la povertà culturale della politica e della classe dirigente cittadina, che si è mossa e si muove ancora tra i due poli delle regole formali da una parte e della delega ai grandi marchi dell’architettura (le cosiddette archistar) delle scelte estetiche (compositive, ma anche tipologiche etc.) delle nuove architetture cittadine. Bene dice Zucchi quando parla dei piccoli studi, che sarebbero capaci di scelte più attente nei progetti sul territorio.

In questo periodo di grande attenzione mediatica al tema della riforma e dell’accesso alle professioni, nessuno evidenzia come per i progettisti rappresenterebbe scelta politica molto più efficace (rispetto ad es. all’abolizione delle tariffe minime o dell’ordine tout-court) la diffusione dei concorsi di idee, la modifica delle soglie di sbarramento economico organizzative di accesso alle gare e la riduzione degli appalti concorso. Tutte misure che permetterebbero ai giovani e non solo delle opportunità di lavoro straordinarie, permettendo l’avvio di nuovi studi professionali o il rilancio di molti studi presenti sul territorio e attualmente in una fase di stallo. Richiamavo questi temi nel mio articolo per ArcipelagoMilano sui concorsi e l’expo. Tema su cui tra l’altro i rappresentanti degli architetti e degli ingegneri hanno chiamato a un confronto e a delle risposte concrete il Sindaco Pisapia.

 

Scrive Cristina Mordiglia a Nanni Anselmi – È tutto vero, ma aggiungo di più: la sensazione è proprio che i comitati per Milano, già comitati Pisapia, siano stati allontanati ed emarginati, quasi che dessero, ora, fastidio…. Ormai non esistono più, il Presidente del comitato di zona 4, Bonessa, ha dato ieri le dimissioni dopo che l’Assessore Bisconti (Limonta e compagnia) non hanno neppure voluto far vedere ai comitati (e a tutti i cittadini della zona) la convenzione che stanno per firmare con la fondazione Pier Lombardo sulla piscina Caimi. E ciò dopo aver dichiarato in varie interviste che hanno ascoltato tutti e poi deciso, e cercando di far passare questo progetto come una decisione partecipata. La decisione era già presa all’inizio e ci sono stati solo tentativi mal riusciti di indorare la difficile digestione della pillola ai cittadini della zona dissenzienti (la maggior parte).La partecipazione è una cosa seria, che comporta volontà e impegno, che fino ad oggi l’attuale giunta, salvo rare eccezioni, non ha mai mostrato. Giulio Ernesti parlava su un vostro articolo dell’ “Oro di Milano”, riferendosi all’energia e alla voglia di partecipare dei cittadini attivi milanesi, orbene, quest’oro è stato buttato via…

 

Scrive Franco Morganti ad ArcipelagoMilano – Vedo che Raffaello Morelli continua a tacciare il governo Monti di scarso liberalismo. Non vorrei che i lettori di ArcipelagoMilano pensassero che queste stroncature provengano dal tempio del liberalismo e che i liberali siano tutti allineati e ben ordinati dietro le opinioni di Morelli. A parte che non è tipico dei liberali essere allineati e ordinati e per fortuna ci sono tanti liberalismi quanti sono i liberali. Vorrei comunque segnalare che solo due volte nella storia della Repubblica un governo ha aperto una strada di liberazione del paese dai tanti vincoli da cui è oppresso: con Amato ai tempi di Mani Pulite e con Dini e Ciampi dopo la prima caduta di Prodi. Questa di Monti è la terza. Guarda caso tutte e tre le volte la democrazia parlamentare era andata in vacanza. Ma, come diceva Einaudi, la democrazia non assolve al suo compito se non sa selezionare una classe dirigente.

 

 

Scrive Antonio V. Gelormini in ricordo di Oscar Luigi Scalfaro – Ne sono certo. Oscar Luigi Scalfaro si presenterà alle porte del Paradiso col suo intramontabile sorriso, il rosario in tasca, e avendo ben stretta tra le braccia la Costituzione della Repubblica Italiana. Sarà il suo ultimo, ma imperituro gesto da Presidente emerito, senatore a vita e Presidente dell’Associazione di Difesa della Carta. “Amatela, proteggetela e praticatela”, ebbe a raccomandarci durante una delle tante iniziative organizzate da “Libertà e Giustizia”, per la salvaguardia della Carta Costituzionale. La teneva tra le mani come un breviario, e non tralasciò di aggiungere: “È il frutto ricco e sofferto di una pagina storica immensa, che i Padri Costituenti, di cui mi onoro umilmente di aver fatto parte, hanno scritto con l’impegno, l’amore e l’intelligenza politica che il popolo e questo Paese meritavano e continuano, nonostante tutto, a meritare”. Ci piace immaginarlo con i ritrovati amici di sempre, Alcide, Aldo, Umberto e Piero (De Gasperi, Moro, Terracini e Calamandrei), nell’aula senza confini dell’aldilà, mentre ne declama con orgoglio gli articoli. Da strenuo difensore di una laicità nobile e solenne, da autentico democratico cristiano, potrebbe anche essere capace di chiedere a Mosè di fargli spazio, per affiancare le Tavole di Montecitorio a quelle del Monte Sinai.



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