24 gennaio 2012

PGT, IL BELLO URBANO E LA DEMOCRAZIA


L’imminente passaggio in Consiglio comunale delle osservazioni al PGT riapriranno il dibattito sul futuro urbanistico di Milano ma all’interno di questo dibattito se n’è aperto un altro, dopo l’intervento di Gianni Biondillo sul Corriere della Sera ampiamente riportato sul sito dell’Ordine degli Architetti, attorno all’estetica della città. Non parliamo dunque delle quantità dell’edificato e dell’edificabile, non parliamo di numero degli abitanti né della densità edilizia ma di qualcosa di difficilmente racchiudibile entro norme: il bello.

Non ho nessuna intenzione di addentrarmi nel minatissimo campo dell’estetica urbana ma vorrei affrontare l’aspetto sollevato dalla risposta che il sindaco Giuliano Pisapia ha dato alla lettera di Biondillo, ossia del rapporto tra opinioni sul bello urbano e democrazia partecipativa. In sintesi, il giudizio sul bello sarebbe racchiuso nel meccanismo di approvazione di un qualsivoglia strumento urbanistico – dal PGT alla concessione edilizia – e nel relativo potere consultivo o decisionale assegnato a un Consiglio di Zona o al Consiglio comunale. Ma non può essere così: nell’esame di norme e provvedimenti di natura urbanistica la categoria del bello non compare o se compare lo fa solo molto marginalmente e per altro nelle pubbliche discussioni non ne troviamo traccia.

La ragione sembrerebbe doversi ricollegare all’esistenza della Commissione per il Paesaggio disciplinata dalla Delibera di Consiglio Comunale n. 24 del 29 giugno 2009: “La Commissione per il Paesaggio è l’organo tecnico-consultivo del Comune incaricata di valutare la qualità dei progetti con particolare riguardo al loro corretto inserimento nel contesto urbano. La Commissione esprime pareri in merito alla compatibilità paesaggistica, alla valutazione dell’impatto paesistico dei progetti, e in tutti gli altri casi previsti dalle norme vigenti.”. A questa Commissione, ma solo per quanto le sia sottomesso – ed è solo una parte dell’edificando – spetterebbe la valutazione del bello. Ma quali sono i criteri secondo i quali è avvenuta la designazione dei membri di questa Commissione? Nel designarli quale mandato hanno avuto?

Ci stiamo addentrando in un labirinto culturale e ideologico dal quale non è facile uscire. Una sorta di traccia potrebbe derivare dalle scelte urbanistiche di natura quantitativa: se, come dice Anna Lazzarini nel suo recente saggio (1), “(…) Il problema della città contemporanea è costituito proprio da una rinnovata tensione fra polis e civitas: tensione tra la volontà di crescere, espandersi, accogliere popoli diversi (essere augescens) e la strenua difesa delle proprie radici, dei propri confini, dell’identità minacciata”, la scelta tra questi due opposti poli determina, a mio avviso, anche alcune scelte estetiche che si collocano tra il conservatorismo, magari moderato e la spinta all’innovazione e il PGT che stiamo per approvare sembra optare, pur con grande moderazione, per la polis. Si direbbe dunque che la scelta estetica, ancorché non del tutto consapevole, sia verso un’estetica moderatamente innovativa. E questo per il futuro.

Per il passato le scelte fatte per la spina delle Varesine e per CityLife sono frutto di una contraddizione tra un governo cittadino – decisamente conservatore, xenofobo e razzista ma con un’ansia di rappresentazione di modernità, sviluppo e ambizione auto celebrativa che l’ha spinto verso il linguaggio estetico di una polis augescens – e l’essere invece politicamente profondamente calato nello spirito della civitas. Le contraddizioni si pagano, soprattutto se i segni esteriori della magniloquenza vanno a sovrapporsi a una realtà di crisi economica e sociale quasi perpetuando la vecchia strategia berlusconiana della negazione della crisi. Proprio la crisi economica che stiamo attraversando e che ha arrestato l’attività edilizia, calata per il calo della domanda, ci offre i tempi della riflessione prima di una ripresa: dunque anche sul versante delle scelte estetiche e della loro dinamica possiamo permetterci un ripensamento non superficiale.

 

L.B.G.

 

(1) Anna Lazzarini, POLIS IN FABULA Metamorfosi della città contemporanea, Sellerio, 2011



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