24 gennaio 2012

MR. BOITANI E LE GARE


È ragionevole pensare che al cittadino utente milanese interessi poco se la linea di metrò che utilizza abitualmente sia gestita da una società privata o da una comunale. Si è portati a pensare che sia interessato a tre aspetti fondamentali: a) estensione della rete rispetto al territorio, b) frequenza delle corse e accettabile comfort di viaggio, c) costo del servizio. “Basta che funzioni” direbbe Woody Allen, “sovranità del consumatore” è la defini-zione tecnica, di stampo economico borghe-se, dalle pretese sapienti.

I ragionamenti svolti su queste colonne e altrove a proposito di ATM e più in generale sul TPL (trasporto pubblico locale) si dispiegano lungo due filoni di pensiero che trovano nel professore Marco Ponti e in esponenti autorevoli dell’attuale Amministrazione Comunale i loro portavoce. Andando al rozzo la disputa si potrebbe condensarla così: Il professor Ponti e la sua “scuola” ritengono che la gestione dell’ATM sia efficientabile recuperando valore anche a vantaggio del cittadino utente che potrebbe godere di tariffe migliori e di una qualità del servizio almeno equipollente a quella sino a ora garantita. Auspicano, quindi, l’apertura alla concorrenza per il mercato.

Il meccanismo di aggiudicazione, per essere efficiente, dovrebbe essere la gara, indetta da un soggetto terzo o sotto la sua supervisione, avendo provveduto allo scorporo della rete che, per comune avviso, dovrebbe restare in mano pubblica. La recente prospettiva di istituzione di un’Autorità dei Trasporti potrebbe / dovrebbe garantire che tali gare non si riducano a esercizi di assegnazione all’incumbent tramite procedura a evidenza pubblica.

L’altro filone, con buone ragioni teoriche, afferma che una società municipalizzata nel campo del trasporto pubblico è una leva strategica nella mani del Comune per lo sviluppo di politiche della mobilità innanzitutto, ma più ambiziosamente di pianificazione di un ordinato e decongestionato sviluppo urbano della città. Luca Beltrami Gadola invitava in un passato intervento a riflettere sul fatto che il miglioramento delle performance delle Amministrazioni pubbliche locali non è affatto un obiettivo chimerico ma diventa raggiungibile solo implementando adeguati strumenti di controllo e di pubblica informazione.

Entrambi gli esponenti delle due scuole di pensiero portano ad esempio casi di successo, quasi tutti all’estero dove quelle esperienze si sono avviate prima, a cui si ribatte con altrettanti casi di insuccesso, questi ultimi hanno la curiosa proprietà di essere numerosi anche nel nostro paese, e questo temo voglia dire qualcosa. Salgari fa dire a Yanez a proposito della diffusione del consumo di tea in Europa che le peggiori abitudini sono quelle che si apprendono prima. Per superare questa disputa teorica che non avrà mai un vincitore unico atteso che la teoria economica più avveduta ha finalmente mutuato dalla Teoria dei Sistemi Complessi il concetto di “Path dependance”, di dipendenza cioè degli effetti di una azione indotta in un sistema dalla storia degli stati precedenti del sistema stesso.

Nel nostro caso sarà la cornice giuridico legale che fa da sfondo al terreno concorrenziale e che ne determina le regole del gioco e le sanzioni per chi quelle regole non le rispetta a essere cruciale. In cauda venenum un esempio concreto, a pag. 18 del documento di Bilancio Consolidato ATM 2010 si legge: “Il decremento del corrispettivo del Contratto di Servizio in Danimarca per 0,6 milioni di euro rispetto al 2009 è conseguenza del mancato raggiungimento degli indicatori di qualità previsti dal contratto mentre l’anno scorso era stato un anno positivo per effetto dell’incremento dei volumi di attività promozionali e di marketing che la società Metroselskabet I/S, proprietaria delle metropolitana, aveva riconosciuto al gestore del servizio”.

Cosa ci dice questo passaggio del documento, almeno due cose: 1. che ATM alle gare vi partecipa e con successo; 2. Che sono bravissimi a produrre fuffa, tanto che i danesi li premiano per la loro attività di “marketing” ma, quanto a rispetto dei KPI (Key Performance Indicator) sono piuttosto scarsi e per fargli capire come si sta al mondo da quelle parti, gli affibbiano una sanzione con immediato impatto sul Conto Economico, da 0,6 mln di Euro. Detto, fatto 2010 su 2009.

Se credete che sia possibile fare una cosa del genere con un qualsiasi aggiudicatario di gara in Italia si facciano pure le gare, non si deve essere contrari a priori. Si inserisca però nella discussione una riflessione sulla situazione della giustizia in Italia in cui pretendere l’adempimento di un contratto è molto difficile e oneroso, atteso che, con buona pace di Ichino e delle sue riforme, sono le cornici legali e il rispetto dei contratti i principali motivi della carenza di investimenti esteri in Italia. Investitori esteri che sono pronti a entrare in gioco quando quelle stesse cornici li favoriscono in modo palesemente monopolistico. Questo lo certifica Bankitalia ma chiunque abbia mai messo piede, malauguratamente, in un tribunale civile italiano credo possa aver tratto la stessa, epidermica anche se meno autorevole, impressione.

Vito Antonio Ayroldi



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