24 gennaio 2012

teatro


SENZA FAMIGLIA

di Magdalena Barile, regia Aldo Cassano

con Matteo Barbè, Natascia Curci, Giovanni Franzoni, Nicola Stravalaci, Debora Zuin

assistente alla regia Antonio Spitaleri, scene Petra Trombini, luci Anna Merlo, costumi Lucia Lapolla, audio Luigi Galmozzi, organizzazione Giulia Telli, produzione Crt Teatro

 

Forse non tutti sono fatti per essere liberi? Questo sembra chiederci Magdalena Barile con il suo Senza famiglia, storia di una donna che, estremizzando gli insegnamenti della madre (che predica libertà, indipendenza ed emancipazione femminile), finisce per uccidere il marito e i due figli. La scrittura graffiante, un cast di bravi attori e la regia di Aldo Cassano, molto attento al ritmo e ai tempi comici, danno vita a uno spettacolo che riesce a suscitare nel pubblico grande interesse e a mantenerlo vivo – col giusto dosaggio di movimento, musiche, energia e cambio di costumi – per tutta la sua durata.

S’inizia coi due nipoti sui pattini a rotelle che spingono come pazzi la nonna su una carrozzina, finché questa non li ferma, puntando loro contro una P38, e comincia a raccontare la storia di un padre che, per insegnare al figlio a non fidarsi di nessuno, l’ha fatto buttare dall’alto di una scala senza poi prenderlo. La cifra tragicomica continua quando la nonna, dopo essere morta, risorge e decide di insegnare alla figlia tutto quello che, in vita, non è stata capace di trasmetterle. La donna, infatti, è sposata con un marito gretto e insignificante (fin troppo?), soprannominato dalla nonna Minus Abens, e si dedica con eccessiva abnegazione alla vita familiare e ai due figli, una ragazza che vorrebbe tagliarsi la testa con il trinciapolli e un ragazzo convinto di essere una donna.

I nipoti adorano la nonna, alla quale assomigliano – per un cosiddetto spirito di ribellione – molto più che alla madre e al padre; non a caso la nonna è interpretata (bene) da un uomo, Giovanni Franzoni. Gli “esercizi di libertà” proposti dalla nonna durante una villeggiatura al mare sembrano riuscire nel tentativo di cambiare radicalmente (in modo affatto realistico, ma coerente con la cifra volutamente grottesca dello spettacolo) la donna che – in quello che sembra essere un happy end – decide di restare sulla scala dalla quale ha deciso di non buttarsi. Sembra un lieto fine perché la donna, a differenza del bambino della storia con cui la nonna ha aperto lo spettacolo, non ha bisogno di buttarsi e di non essere presa dal genitore e sembra aver raggiunto senza troppi traumi un’autonomia e un’autosufficienza – una vera e propria “libertà” – che sembrava per lei irraggiungibile.

Ma Magdalena Barile per fortuna non vuole – come sembrerebbe a un certo punto – “fare la morale” e neppure elogiare indiscriminatamente un’idea forse un po’ datata di emancipazione e libertà, ma vuole offrire al pubblico un paradosso con cui interrogarsi; la donna, infatti, in overdose da indipendenza, torna a essere “schiava”, stavolta dell’approvazione della madre morta, per ottenere la quale decide di uccidere il marito e i figli. Fino a che punto, allora, una libertà innaturale si può trasformare in una non-libertà ancora maggiore? Cosa significa, nel 2012, per le donne, essere “emancipate”? È giusto per i ragazzi seguire dei modelli, ed è giusto scegliersi questi modelli all’interno della propria famiglia? Cosa significa essere liberi? Possono esserlo tutti? O forse nessuno, dal momento che esserlo vorrebbe dire conformarsi a un’idea preesistente – propria (come fa la nonna), o suggerita da altri (come fa la figlia) – di libertà?

CRT Teatro, dal 12 al 22 gennaio

 

In scena

Al Teatro Elfo Puccini dal 24 gennaio al 5 febbraio Il Mare di e con Paolo Poli e Cassandra, da Christa Wolf con Ida Marinelli.

Al Teatro Grassi fino al 5 febbraio La modesita di Rafael Spregelburd, regia di Luca Ronconi.

Al Teatro Strehler fino al 28 gennaio Eretici e corsari, regia di Giorgio Gallione.

Al Teatro Franco Parenti fino al 29 gennaio Il memorioso, con Massimiliano Speziani, regia di Paola Bigatto; e dal 24 al 28 gennaio Sul concetto di volto nel figlio di Dio di Romeo Castellucci (Socìetas Raffaello Sanzio).

Al Crt Teatro fino al 29 gennaio Ombre Wozzek di Claudio Morganti.

Al Teatro Litta fino al 4 febbraio Money transfer di Antonio Sixty.

Al Teatro Manzoni fino al 29 gennaio Due di noi di Michael Frayn, regia di Leo Muscato.

Allo Spazio Tertulliano fino al 5 febbraio Tito Andronico da William Shakespeare, regia di Fulvio Vanacore.

Al Teatro Out/Off fino al 5 febbraio Mia figlia vuole portare il velo di Sabina Negri, regia di Lorenzo Loris.

Al Tieffe Menotti continua fino al 29 gennaio l’Otello, regia di Massimo Navone.

Al Teatro Ringhiera fino al 29 gennaio Romeo e Giulietta, regia di Serena Sinigaglia.

 

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi

rubriche@arcipelagomilano.org



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