17 gennaio 2012

MILANO: “IL CROLLO DELLA BALIVERNA”


Al momento di scrivere il primo editoriale di questo 2012, anno bisestile per gli scaramantici, mi sono domandato se valesse la pena di cominciare con una buona notizia – la “area C” nella nostra città – o con una brutta notizia: l’ennesimo scandalo ai vertici della Regione Lombardia.

Ho scelto la brutta notizia non tanto in omaggio al vecchio detto dei giornalisti – “una buona notizia non è una notizia” – ma perché nel fondo dell’anima sono un po’ scaramantico anch’io e non vorrei che nell’operazione “area C” il diavolo ci mettesse la coda e in qualche modo naufragasse: sono uno dei moltissimi sostenitori e m’irrita solo che chi ne parla sottolinei prevalentemente gli aspetti economici invece di vederne una vera svolta verso un modo diverso e più “salubre” di abitare – e costruire – la città.

Questo è l’aspetto meno capito, tanto è vero che qualche negoziante pensa di rimborsare i 5 euro al suo cliente costretto, per comprare da lui, a entrare in “area C, e pensare che una volta uno dei detti più diffusi per rallegrare che era rimasto impigliato in qualche problema, lo s’incoraggiava dicendo: “Pensa alla salute!”. Cambiano i tempi. Incrociamo le dita e lunga vita all'”area C” e che soprattutto cresca, si allarghi, ci faccia sperare nel buon senso dei milanesi e, perché no, anche di molti altrove.

Ma veniamo alla brutta notizia. Gli appassionati di Dino Buzzati, giornalista, drammaturgo, librettista e pittore friulano di nascita ma milanesissimo di vita, scrisse un famoso racconto: “Il crollo della Baliverna”. Un racconto che andrebbe riletto oggi non solo per il riferimento al quale faccio io ma perché allusivo a molti altri aspetti della nostra quotidianità – a cominciare dal funzionamento della giustizia – che generano le nostre ansie notturne e diurne. Il nocciolo del racconto è che spesso basta smuovere qualcosa in un vecchio edificio, magari anche solo un mattone, perché tutto crolli: è il caso di Massimo Ponzoni?

Certo il vecchio edificio della Giunta regionale sembra veramente sul punto di crollare e ci si domanda soltanto quale sarà il “mattone fatale”. Il presidente Formigoni ormai sembra un sultano che scaccia infastidito le mosche che lo tormentano come se le persone che lo circondano fossero solo noiosi insetti e non personaggi della sua corte, scelti o meno da lui ma certo non emarginati o sconosciuti nelle loro attività pubbliche e private. In Regione di una cosa si può star certi: tutti sanno tutto di tutti dalla Minetti in su, personaggio quest’ultimo che oggi sbiadisce rispetto alle supposte colpe altrui: sesso di scambio per lei a fronte di truffe, furti, malversazioni e contiguità con la criminalità organizzata per altri.

La “provvidenziale” morte di Don Verzè basterà a evitare gli ultimi scogli prima delle elezioni? Altri incauti alpinisti buzzatiani stanno per popolare gli incubi della maggioranza in Regione? Chissà se a questo punto il povero Don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, non cominci a voltarsi nella tomba agitato dalle malefatte di tanti che si proclamano a torto o a ragione suoi fedeli seguaci e interpreti del suo pensiero, incapaci però dal resistere alle cattive amicizie o al fascino del potere reale e terreno (e vacanziero). Questi novelli asceti della politica sono forse diventati la versione odierna dei “forchettoni” democristiani, oggetto del dileggio comunista delle elezioni del dopoguerra. Cambiano i tempi ma i mali restano.

 

L.B.G.

 

 

 



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