17 gennaio 2012

LE MUNICIPALIZZATE VISTE DA VICINO


Ho letto con interesse gli articoli di Franco D’Alfonso e di Lia Quartapelle su ArcipelagoMilano. Non condivido il rimpianto di D’Alfonso per i monopoli Telecom e Alitalia: è vero che queste privatizzazioni sono state (ancor peggio si è fatto a Milano) un regalo ai capitani coraggiosi ma per lo meno hanno portato a una riduzione delle tariffe. Il prezzo dei voli è qualche volta simile del costo del taxi Milano-Malpensa, con buona pace di D’Alfonso che intitola il suo ultimo articolo “Contro le liberalizzazioni”.

Sono d’accordo che ATM e AMSA, allargate alla Milano Metropolitana, così come gli investimenti per il WI.FI., costituiscano un patrimonio strategico inderogabile per governare Milano. Per le altre municipalizzate applichiamo pure i criteri di Beneduce e conserviamo le società con “efficienza operativa superiore a quella dei concorrenti privati”. Come fare il confronto? Assumiamo “Milano Ristorazione” a titolo di esempio. Lanciamo una gara d’appalto per i pasti (ovviamente alle identiche condizioni di quantità, qualità e servizio oggi presenti). Confrontiamo il prezzo offerto, al quale abbiamo aggiunto i costi del controllo di qualità del servizio, con i costi totali, management compreso, di Milano Ristorazione.

Applichiamo poi la stessa tecnica non solo alle altre municipalizzate ma anche ai servizi non strategici (e sono molti) del Comune di Milano. La vera “spending review” che ci consentirà di capire l’efficienza della macchina comunale è fatta solo confrontando i costi col mercato, o con i costi di altre amministrazioni italiane ed estere.

Il discorso Sogemi è a mio avviso diverso: è giusto che il Comune investa, come pure è necessario, denaro pubblico per ristrutturare Sogemi lasciando tutto immutato? È giusto che i grossisti continuino a pagare canoni che non consentono alla società di sopravvivere e fare investimenti? E’ giusto che i grossisti facciano profitti grazie alla loro posizione di monopolio? L’esistenza di Mercati Generali è fondamentale per una città come Milano ma, vista la cronica incapacità di gestire da parte del Comune e la mancanza di risorse, la miglior soluzione è forse quella di indire una gara d’appalto internazionale. Occorre ovviamente tenere fermi alcuni punti: 1) assegnazione dei posteggi mediante gara ma contratto di durata limitata; 2) rispetto della legalità, non solo contro la mafia e il lavoro nero ma anche rispetto delle normative fiscali, in particolare quelle Iva.

Quanto alla creazione di una grande immobiliare del Comune, credo potrebbe avere senso per la sola gestione del patrimonio comunale esistente. Riguardo a società miste con i privati, credo che l’affaire Penati ci insegni che i manager nominati dal centro-sinistra spesso non sono migliori di quelli nominati dal centro-destra. La funzione di indirizzo degli enti locali può essere esercitata in molti modi e non vedo proprio la necessità di creare l’ennesimo carrozzone.

In sostanza, come si dovrebbe muovere il Comune? 1) Stabilire con rigore i settori nei quali conservare la presenza pubblica: solo settori strategici nei quali i privati non investono oppure monopoli naturali (la realtà ha dimostrato che il monopolio privato è anche peggio di quello pubblico!); 2) Privatizzare o liquidare le attività non strategiche; 3) Bonificare le municipalizzate rimanenti da inefficienze e privilegi confrontandole con le “best practice” esistenti.

In sostanza: riduzione in numero e compensi dei Consigli di Amministrazione e scelta dei manager in base a provate capacità manageriali; riduzione dei livelli di management; verifica del raggiungimento dei risultati attesi; rigorosa verifica della produttività delle consulenze e prezzi delle forniture, verifica della congruenza delle piante organiche e dei livelli retributivi di tutto il personale; eliminazione di sprechi e privilegi (fino a non molto tempo fa un dirigente SEA che avesse deciso, volontariamente, di andarsene veniva omaggiato di cinque anni di stipendio).

Istituire un forte coordinamento a livello comunale: è inutile una superholding a livello societario: il coordinamento indica gli obiettivi strategici e li condivide con le partecipate; il management prepara i piani operativi a medio e breve termine e il coordinamento li approva e in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi il management se ne va a casa

 

Marco Monti

 

 



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