17 gennaio 2012

teatro


OTELLO (ANCORA UN TANGO… ED È L’ULTIMO)

da William Shakespeare – adattamento e regia Massimo Navone

con Sara Bellodi, Giusto Cucchiarini, Cecilia Di Donato, Marco Maccieri, Luca Mammoli, Giovanni Rossi, Giulia Angeloni, Caterina Luciani

Movimenti coreografati e selezione musicale Marcella Formenti – Scene e costumi Elisabetta Gabbioneta – Luci Mario Loprevite – Aiuto regia Mario D’Avino e Luca Rodella – Produzione Tieffe Teatro e Centro Teatrale MaMiMò

 

Desdemona muore ballando il tango. Non viene strangolata, non urla e non si dimena. Si accascia, dopo l’ultima danza, fra le braccia di Otello, che continua a guardarla negli occhi mentre a fianco Emilia svela l’inganno di Jago. Una scelta registica elegante e delicata che non toglie nulla alla drammaticità del momento, anzi la rende più viva smarcandola dal cliché dello strangolamento. L’Otello messo in scena da Massimo Navone, infatti, riesce nell’ambizioso – e inaspettato – tentativo di ambientare la tragedia shakespeariana in una milonga nella quale, insieme agli attori, sono in scena ogni sera dei veri ballerini di tango.

Il tango però non è solo un piacevole sottofondo visivo e musicale, ma dà il ritmo alla recitazione e contribuisce, con la reiterazione ossessiva dei passi di danza, a creare quel clima d’ineluttabilità crescente, come se la storia di Otello e Desdemona fosse un unico ballo e la tragedia finale non fosse altro che l’ultima mossa di un movimento iniziato con la loro unione.

I passi di danza consentono anche agli attori di far vivere – o anche solo lasciare intendere – quei possibili incroci relazionali che il testo volutamente non chiarisce mai del tutto. Emilia, la moglie di Jago, ha davvero avuto una relazione con Otello. E con Cassio? (il ballo fra Giusto Cucchiarini/Cassio e Cecilia Di Donato/Emilia sembra non lasciare dubbi). E soprattutto: che rapporto c’è realmente fra Cassio e Desdemona? Non sono pochi gli studiosi che hanno fatto notare l’eccessivo interesse della moglie di Otello per le sorti dell’ex-luogotenente. E per quest’ambiguità il tango è perfetto: non si può sapere fino a che punto il ballare stretti sia dettato dalla consuetudine (come quella che vorrebbe che un luogotenente fosse gentile e carino con la moglie del suo comandante) o da una reale passione.

Fra gli attori, bravi e perfetti per i ruoli che interpretano, spicca Marco Maccieri, che s’inventa uno Jago estremamente ironico, nonché perfido e implacabile – come vuole il testo – ma allo stesso tempo buffo (come quando sta per farsi scoprire da Otello, oppure non riesce a ballare bene come Cassio o si fissa – come uno Zio Paperone ante litteram – nel ripetere a Roderigo di portare tutti i soldi); con un’umanità e una verità anche nei piccoli gesti, nei piccoli movimenti, che fa sorprendere lo spettatore ad accorgersi di stare – certe volte, quasi per empatia – dalla sua parte.

Tieffe Teatro, dal 10 al 29 gennaio

 

In scena

Al Teatro Elfo Puccini fino al 22 gennaio il Sogno di una notte di mezza estate, regia di Elio De Capitani e Dove sei o musa, spettacolo tratto dai sonetti di Shakespeare, con Elena Russo Arman che cura anche la regia.

Al Teatro Grassi dal 10 gennaio al 5 febbraio La modesita di Rafael Spregelburd, regia di Luca Ronconi.

Al Teatro Strehler dal 17 al 28 gennaio Eretici e corsari, regia di Giorgio Gallione.

Al Teatro Franco Parenti fino al 29 gennaio Il memorioso, con Massimiliano Speziani, regia di Paola Bigatto; e dal 17 al 22 gennaio Thom pain (basato sul niente) di Will Eno, con Elio Germano che cura anche la regia.

Al Teatro I dal 19 al 21 gennaio Aldo Morto, di e con Daniele Timpano.

Al Crt Salone fino al 22 gennaio Senza famiglia di Magdalena Barile, regia di Aldo Cassano.

Al Teatro Litta fino al 22 gennaio Il venditore di sigari di Amos Kamil, regia di Alberto Oliva.

Al Teatro Manzoni fino al 29 gennaio Due di noi di Michael Frayn, regia di Leo Muscato.

Allo Spazio Tertulliano fino al 22 gennaio La dodicesima notte, versione di Davide Carnevali, regia di Sandro Mabellini.

Al Teatro Out/Off dal 18 gennaio al 5 febbraio Mia figlia vuole portare il velo di Sabina Negri, regia di Lorenzo Loris.

 

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi

rubriche@arcipelagomilano.org



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