25 febbraio 2009

FARÒ TESTAMENTO BIOLOGICO


Siamo alla stretta finale per la legge sul testamento biologico. A questo sbocco Eluana ha concorso drammaticamente. Mi aspetto ora un “quasi miracolo”: che non si decida solo sull’onda emotiva. La legge deve essere generale e astratta e non la veste giuridica di un singolo caso.

Abbiamo assistito, nelle ultime settimane, alla trasformazione di una discussione, che avrebbe dovuto essere alta e nobile, in un campo di battaglia laici-cattolici, così almeno è stata indebitamente presentata su TV e giornali. E poi ancora abbiamo assistito alla falsa contrapposizione fra lo schieramento dei difensori della vita e quello dei portatori di una opposta cultura.

Dove sarei collocato io in questo inaccettabile schema manicheo? Se gli italiani fossero posti di fronte a questa domanda la rifiuterebbero alla radice. Ecco, il buon senso comune, questo mi sento di invocare contro gli assolutismi di qualsiasi segno. E poi invocherei “il compromesso”, come mezzo per risolvere le controversie più laceranti della società. “L’etica del compromesso”, la chiamava Aldo Moro, che gli è costata la vita ma che ha consentito all’Italia, tra altre cose buone, di approvare unitariamente la Costituzione Repubblicana e poi di uscire dalla tempesta del terrorismo con un compromesso positivo che ha coinvolto la maggioranza e l’opposizione dell’epoca.

Se ripensiamo all’aborto, anche allora lo scontro si era dapprima presentato fra due radicalismi. Da un lato: “il corpo è mio e me lo gestisco io”, dall’altro la demonizzazione assoluta di ogni apertura al dialogo. Oggi pochi mettono in discussione la legge 194/78, sull’interruzione di gravidanza, che rappresenta un riferimento legislativo e sociale generalmente accettato.

La metodologia del compromesso dovrebbe essere applicata anche per attuare il dettato costituzionale secondo il quale nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario. Il progresso della scienza e della tecnologia medica è in grado di allargare il solco fra vita puramente biologica e vita umana. Sono cattolico e sono determinato a fare il mio testamento biologico. Vorrei che la legge dello Stato consentisse alla mia volontà di essere rispettata. Il grande filosofo cattolico Giovanni Reale, settimana scorsa, ha denunciato senza mezzi termini “un abuso della civiltà tecnologica che vuole sostituirsi alla natura”. E ricordava che Papa Woityla, rispondendo ai medici, poco prima di morire, disse: ” lasciatemi tornare alla Casa del Padre”.

Per tutto questo ritengo equo e giusto affidarsi alla libera coscienza delle persone, alla deontologia dei medici curanti e alla loro decisiva relazione col paziente e la famiglia.

Il Papa, in un discorso di dieci giorni fa, ha affermato solennemente: “Nessuna lacrima, né di chi soffre, né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio”. E’ un bellissimo pensiero. Credo che tocchi agli uomini delle istituzioni fare in modo che non si versino troppe lacrime sui corpi devastati nei quali non ci sia più vita umana, ma solo uno stato vegetativo irreversibile.

Giuseppe Adamoli



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