25 febbraio 2009

PARCO SUD MILANO: È IN ARRIVO IL CEMENTO?


Ha sollevato perplessità la decisione presa a dicembre dall’assemblea dei sindaci dei 61 comuni del Parco Agricolo Sud Milano di rivedere i confini del parco. Ma quali sono i termini della questione e le implicazioni che le modifiche ipotizzate (creazione dei piani di cintura urbana e del piano di fruizione dei percorsi) avrebbero sul parco?

Il Parco Agricolo Sud Milano nasce nel 1990, diviene esecutivo nel 2000 ma è solo dal 2004 che inizia a essere valorizzato. Si tratta di un caso unico in Italia: un parco regionale gestito non dai comuni ma da una provincia, la provincia di Milano. Il Parco occupa una superficie di 47.000 ettari (1/3 del territorio provinciale), 39.000 dei quali agricoli. All’interno del Parco operano circa 900 aziende agricole, dedite soprattutto alla produzione di riso e all’allevamento di mucche da latte e da carne.

A governare le sorti del parco sono 2 organi: l’assemblea dei sindaci, che esprime pareri non vincolanti sul bilancio e vincolanti sulle modifiche normative inerenti il parco (quali, ad esempio, le variazioni dei confini) e il consiglio direttivo, di cui fanno parte un delegato del presidente della provincia, alcuni rappresentanti dei sindaci del parco, 3 consiglieri provinciali, 1 rappresentante degli agricoltori e 1 rappresentante delle associazioni ambientaliste.

Sin dall’inizio della sua “vita attiva” ben 26 comuni hanno chiesto modifiche ai confini del parco per due ragioni principali: da un lato erano stati rilevati alcuni errori cartografici relativi ai confini; in secondo luogo alcuni comuni, soprattutto quelli piccoli con territori per oltre il 90% all’interno del parco, si trovavano nell’impossibilità di edificare costruzioni necessarie allo sviluppo dei comuni stessi (non solo case, ma anche scuole o impianti sportivi). Oltre a ciò permane il sospetto che alcuni comuni vedano nella revisione dei confini del Parco la possibilità di “fare cassa” grazie agli oneri di urbanizzazione derivanti dall’edificabilità di aree prima vincolate.

Nel corso degli anni, infatti, è cresciuto il numero dei comuni interessati alla modifica dei confini del parco, sino alla decisione di dicembre che identifica i due criteri: le variazioni dei confini per un massimo dell’1,5% del territorio per i comuni sino a 15.000 abitanti e le variazioni dei confini per un massimo del 2% del territorio per i comuni superiori ai 15.000 abitanti

Per ogni comune, inoltre, permane il vincolo di non variare i confini oltre 15 ettari per comune.

Cosa comporta la decisione della variazione dei confini? Il Parco è veramente destinato, se la delibera sarà approvata, a vedere ridotta la sua estensione e a vedere cementificato il suo territorio?

Le norme a salvaguardia del Parco prevedono che, a fronte di variazioni dei confini, vi debbano essere delle forme di compensazione che si possono concretizzare in diversi modi: dall’eliminazione di elementi di degrado all’interno del Parco alla realizzazione della rete ecologica, alla ricomposizione del paesaggio agrario in certe zone.Basteranno queste norme a tutelare e salvaguardare il Parco?

Stiamo a vedere. Il percorso per l’approvazione della delibera non si è infatti è ancora concluso: occorre infatti il passaggio della delibera a livello provinciale e l’ultimo passaggio in giunta regionale.

Francesca Robbiati



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