25 febbraio 2009

ARCIPELAGOMILANO. PERCHE?


Siamo al terzo numero di arcipelagomilano. Possiamo fare un primo bilancio e presentarci. Non lo abbiamo fatto prima per una sorta di amore al basso profilo ma forse per scaramanzia o in ossequio alla nostra milanesità: fare senza dire. Quando abbiamo pensato a un progetto editoriale, nell’ottobre dell’anno scorso, non avevamo le idee chiare su cosa volesse dire un giornale su Internet ma sapevamo dove volevamo arrivare: creare un luogo di dibattito politico che ricuperasse il vecchio adagio “il personale è politico”. Politico è quel che si fa nella vita quotidiana, politico è scegliere uno spettacolo, politici sono i propri consumi, quel che si legge, gli amici che si scelgono, il giudizio che si dà sul mondo che ci circonda e, talvolta, anche il proprio lavoro. Per noi politico è però equilibrio, non settarismo, non manicheismo e prima di ogni altra cosa tolleranza. La tolleranza non è indifferenza ma lo sforzo di capire le posizioni altrui e il continuo desiderio di ricerca di punti comuni: quelli che trasformano donne e uomini in società civile.

Dunque arcipelagomilano. Un magazine settimanale d’informazione “politica” nel senso detto e che allora parla di tante cose: arte, spettacoli, urbanistica, scuola e università, trasporti, ambientalismo, scienza economia e lavoro. Altro ancora.

Il magazine nasce per rispondere a questo bisogno d’incontro di alcune associazioni milanesi – La Fabbrichetta, Ideura, Mediterraneo, Pancho Villa, Territorio e innovazione – ma con l’ambizione di allargare la propria sfera d’interesse alla grande Milano dai confini incerti ma sempre più larghi.

Esiste una vasta area di opinione riformista e progressista che fatica a trovare nelle istituzioni della politica – i partiti – risposte ai problemi che sente più urgenti.

All’avvio del nostro progetto era difficile immaginare quel che sarebbe successo nella sinistra, una “tempesta perfetta” – quella che i metereologi non sanno prevedere – ma di questo non si tratta, le previsioni erano già tutte nell’avviso ai naviganti, o meglio nell’avviso ai passeggeri, i cittadini fuori dal recinto della politica. Tempesta perfetta è invece la situazione economica mondiale, lo spezzarsi di un ciclo economico, politico, sociale e ambientale che non riprenderà più nelle forme e nei modi che conosciamo e che si tenta inutilmente di governate e di salvare dalla sua folle deriva.

Non si può assistere inerti e senza rappresentanza all’onda berlusconiana, il politically correct non è l’unica bussola: non è accettabile la politica di questa destra incolta e reazionaria.

Da troppo tempo nello schieramento di centro sinistra ogni partito dichiarava di volersi rinnovare per ritrovare consensi e insediamento sociale, ma in realtà continuano a rarefarsi i luoghi aperti a un effettivo scambio ed elaborazione ideale.

Deve esistere, tra le altre, anche una cultura di partito che va ritrovata tra gli strumenti della democrazia.

Molti cittadini, l’area di riferimento del nostro magazine, pur consapevoli del travaglio dei partiti e non ignorando che i nuovi assetti culturali, politici e organizzativi richiedano tempi di elaborazione non certo brevi, osservano con preoccupazione il dilatarsi di questi tempi e, nell’attesa, vogliono sopperire alla mancanza d’interlocuzione e di dibattito tra forze politiche e società.

L’ambizione di arcipelagomilano è di formare, grazie alle grandi opportunità fornite dalla Rete, nuclei di opinione e di dibattito che facilitino un nuovo rapporto tra partiti e società, che sia di stimolo e, dove possibile, di riferimento per quelle forze politiche che si aprano a un nuovo tipo di dialogo con i cittadini.

Vuole anche essere un’esperienza di comunicazione tra non addetti e lettori, una scuola e una palestra, dove imparare a esprimere le proprie idee perché siano convincenti, ignorando volutamente linguaggi ermetici e allusivi, gli avvisi trasversali tra gruppi di potere: il regno del “posizionamento”.

Siamo partiti dunque con una grande ambizione: la periodicità settimanale.

Contiamo di reggere questo ritmo un po’ affannato anche se il nostro lavoro è tutto volontario fatto di tempo e di risorse economiche inesistenti – a oggi abbiamo speso meno di 500 euro – poco, pochissimo ma siamo gratificati dai nostri lettori a oggi poco più di duemila. Un grazie a loro da tutti noi.

Luca Beltrami Gadola



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