29 dicembre 2011

2012: PASSARE DAL CONIGLIO AL DRAGO


Con il 23 gennaio finisce l’anno cinese del Coniglio e comincia quello del Drago. Perché rifarci al calendario cinese e ai suoi astrologhi? Perché ormai i cinesi sono diventati l’ago della bilancia mondiale nel bene – forse l’economia – nel male, senz’altro per la quantità di sostanze inquinanti che rilasciano nell’atmosfera e che i venti in quota spargono attorno al mondo intero.

Anche se l’astrologia per la gente di buon senso è una mera curiosità, alla fine di ogni anno ci si può divertire e confrontare gli oroscopi a ritroso: per Milano l’anno passato, quello de Coniglio, ha risposto alle attese? Forse sì, perché la vittoria – la forza gentile – di Giuliano Pisapia sembra proprio una vittoria del Coniglio, quello cinese s’intende, non quello della nostra vulgata che non ne fa gran che. Nella cultura cinese il coniglio è aggraziato, colto, beneducato, di talento e ambizioso. Pur andando d’accordo con quasi tutti i Coniglio soni timidi e riservati e hanno bisogno di essere circondati da persone che lo amino (Non lasciatemi solo!). Per questo suo carattere, se provocato, il Coniglio può anche esplodere. Ma l’anno del Coniglio sta per finire e arriva l’anno de Drago. Giuliano Pisapia sarà anche un uomo da anno del Drago? Me lo auguro.

Il Drago nella tradizione cinese è figura importante anche perché fino all’inizio del nostro secolo un’inchiesta tra i cinesi dimostrò che quattro su cinque persone ci credevano ancora. Figura controversa, indubbiamente simbolo del potere ma anche per i buddisti simbolo di una visione fugace, istantanea, evanescente e illusoria della Verità. Figura temibile, temuta e personificazione del potere imperiale. Eppure nella tradizione popolare il Drago era anche la divinità alla quale ci si rivolgeva per implorare la pioggia, la fine della carestia e dei malanni. Per ingraziarselo i cinesi facevano festanti cortei con giganteschi draghi di carta, luminarie, canti e balli ma se la carestia non finiva dopo qualche tempo le preghiere e le invocazioni finivano e anzi si trasformavano in feroci invettive e nella distruzione simbolica del drago di carta.

L’anno del Drago è dunque un anno nel quale tutto può succedere anche quello che mai vorremmo succedesse: la fine della famosa luna di miele e il montare dell’insoddisfazione nei confronti dell’attuale Giunta e del suo sindaco. Stefano Rolando, qui accanto, descrive perfettamente quali siano le difficoltà che Pisapia ha di fronte sia a livello cittadino sia a livello milanese ma mi sembra che di una cosa taccia: dell’atteggiamento dei milanesi. Non è possibile che la maggioranza dei cittadini che l’hanno votato mostrino già tanta insofferenza come se il Drago non fosse ancora riuscito a far piovere o a fermare la carestia.

Una ragione forse c’è, per quello che vale: tutto – salvo quello che riguarda i poteri della Giunta e del Sindaco – continua come prima, la lottizzazione della sanità, gli scandali grandi e piccini, un potere bancario che in Milano ha la sua testa ma che non si rassegna ad ammettere le sue responsabilità, una politica del Pd che non parte da Milano ma che Milano subisce, un’Expo 2015 per la quale la lotta di potere e di appropriazione delle risorse pubbliche e che grida vendetta, insomma il malcontento generale del Paese, sopratutto di quella parte non minoritaria che si beve ancora le “verità” berlusconiane e che pensa ancora che solo lui ”se lo si fosse lasciato lavorare in pace” invece di trascinarlo in tribunale per quattro “puttanerie”, avrebbe potuto salvarci: quel malcontento avvelena l’aria.

L’eredità della passata amministrazione comunale è pesantissima per un aspetto fondamentale: ha abituato le categorie economiche – i poteri forti, meno forti e anche deboli – a essere blandite, inseguite, ossequiate e mai, dico mai, messe di fronte alla loro responsabilità sociale: una città moralmente e socialmente diseducata nella sua classe dirigente. Questo terzo millennio, regno della velocità, del “tempo reale”, della connettività totale non ha risolto il vero problema: la crescita civile e democratica è lenta. La democrazia è fatta soprattutto di pazienza. Aspettiamo dunque un momento a maledire il Drago.

 L.B.G.



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti