23 dicembre 2011

UNA FAMIGLIA SU SEI E’ POVERA A MILANO


Su Milano non disponiamo di serie statistiche che ci aggiornino con sistematicità e anche con una certa tempestività dell’entità degli individui e delle famiglie che sono in una situazione economica critica. Due recenti pubblicazioni ci soccorrono nel tentativo di aggiornare le nostre informazioni, cogliendo le tendenze in atto in questo periodo di crisi economica e insieme sociale, che investe anche la nostra città. Il primo è il ricco rapporto Milano 2011 dell’Ambrosianeum, curato da Rosangela Lodigiani, che riprende dall”osservatorio regionale Ores, dati raccolti censendo gli enti del terzo settore attivi nel contrasto alla povertà.

Su questa base viene stimato che a Milano 135.000 persone si trovino in condizione di povertà assoluta, non dispongano cioè del necessario per vivere dignitosamente, con una presenza ben superiore a quella stimata per il resto della regione. Un dato che in questi anni continua a crescere, più 10,3% rispetto allo scorso anno. Tendenza confermata dalla crescita del numero degli assistiti, dai 95.645 nel 2009 ai 134.392 del 2010. L’Associazione fratelli di S. Francesco stima in 5.000 i senzatetto, di cui il 37% italiani.

Su questa crescita pesano fortemente le difficoltà occupazionali, cui è connesso ovviamente la non disponibilità di un reddito sufficiente. Sulla criticità del fattore lavoro interessanti anche i dati sui beneficiari del Fondo Famiglia Lavoro promosso dal cardinale Tettamanzi. Altri fattori indicati con frequenza sono la salute, la disabilità, difficoltà relazionali comprese separazioni e divorzi, patologie psichiche e problemi abitativi. Il 75% dei beneficiari sono di origine straniera, aumentano però anche le famiglie italiane, che potrebbero essere frenate dal richiedere aiuto anche da un problema di targeting.

Soprattutto perchè la crisi sta raggiungendo persone e famiglie che fino a non molto tempo prima godevano di autonomia economica, anche se a livelli di vita modesti. Questo colpisce sopratutto chi perde il lavoro, partite IVA, precari, operai, ma talora anche professionisti e dirigenti. Le presenze più numerose sono soprattutto le giovani coppie con uno o più figli, gli anziani soli, le famiglie numerose, chi paga un affitto per la casa, e, come abbiamo già evidenziato, gli immigrati.

Milano 2011 non manca di evidenziare che la crisi sta coinvolgendo in questi anni sempre più anche il ceto medio, segnato da una progressiva erosione del proprio status economico e sociale. Stime fatte dall’Irs (Istituto per la Ricerca Sociale) per l’Osservatorio provinciale un paio di anni fa, misurando la povertà relativa sul reddito medio nazionale, indicavano nel 7,8% del totale le famiglie milanesi in povertà relativa, contro l’11,1% del livello nazionale. Ma la stessa fonte misurando la povertà relativa sul reddito medio di Milano, il più elevato in Italia, indicava nel 17,3%, del totale le famiglie povere a Milano.

Ne emerge una Milano città ricca, ma con concentrazione di ricchezza ed entità delle diseguaglianze assai maggiori che nel resto del paese. Tale processo di polarizzazione delle situazioni economiche, ricalca il processo di concentrazione dei redditi e della ricchezza in una ristretta percentuale di famiglie, che si distaccano sempre più da una larga fascia soggetta a un graduale impoverimento. Questa tendenza espressasi nella crisi attorno agli anni ’90 del secolo scorso, e non riassorbita negli anni seguenti, si ripropone con più forza nell’attuale crisi, con impoverimento relativo di fasce di ceto medio e impoverimento assoluto di quote tutt’altro che ridotte di famiglie, come abbiamo visto.

Una analisi e riflessione in merito all’evoluzione dello status del ceto medio è proposta dalla ricerca promossa dalle Acli di Milano e svolta dal Dipartimento di sociologia dell’Università Cattolica elaborando i dati dalle dichiarazioni dei redditi curate dal Caf Acli, per un campione di famiglie abbastanza concentrato su la fascia sociale richiamata (Ceto medio: la nuova questione sociale e politica).

Il campione non è specificamente milanese, comprende le province di Milano e di Monza, e credo sarebbe possibile ritagliare una analisi dei dati dei residenti a Milano città. Interessante in particolare l’analisi longitudinale condotta solo sui contribuenti che nell’arco dei quattro anni considerati hanno sempre effettuato la dichiarazione dei redditi presso il Caf Acli. Tale analisi conferma la flessione di questa fascia sociale non in termini di redditi nominali, ma in termini reali, di potere di acquisto. La crisi si focalizzerebbe soprattutto nel 2009, mentre il 2010 segnerebbe un recupero. Ma correttamente gli autori annotano che si tratta di una ipotesi prematura, tutta da verificare alla luce di dati 2011.

Su questa analisi i saggi introduttivi e i partecipanti all’incontro di presentazione propongono riflessioni sociali e politiche che potrebbero stimolare un interessante confronto di letture e di scenari interpretativi e previsionali.

Emanuele Ranci Ortigosa*

*direttore scientifico dell’Istituto per la Ricerca Sociale e direttore di Prospettive Sociali e Sanitarie



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