23 dicembre 2011

Scrivono vari – 29.12.2012


Scrive Marina Cosi ad ArcipelagoMilano – A proposito delle distorsioni create dal mito della competizione attraverso le gare al ribasso: quando girate per Milano vi capita di dare un’occhiata agli orologi pubblici? Pensare che, nella mia ingenua e un po’ burbanzosa vanità milanese, a Roma, dove molto spesso mi capita di andare, ho sempre preso in giro i miei interlocutori sugli orologi pubblici della capitale che, quando non son fermi, segnano le ore più disparate e solo raramente, per puro calcolo delle probabilità, l’orario giusto. A Milano invece, dicevo ai colleghi romani un po’ scocciati, puoi benissimo girare anche senza l’orologio al polso (avevo cominciato a dire questa battuta quando non eravamo ancora tutti telefonino-dipendenti), perchè a ogni angolo ci sono questi bei orologioni che spaccano il minuto e, se si rompono, perchè capita, vengono riparati in giornata.

Invece il Comune di Milano ha bandito una gara, avevo letto a suo tempo (dunque cito a memoria con beneficio di verifica), e aveva attribuito l’incarico a una nuova società togliendola a quella che l’aveva sin dagli anni Trenta. E che, mi pare, si chiamava Ora Esatta. Forse il Comune ha risparmiato qualche euro, ma gli orologi sono perennemente fermi o indicano ore bizzarre. Ho provato a telefonare in Comune dando l’indicazione di un orologio specifico, fra tanti, per verificare la tempestività dell’intervento. È ancora lì, fermo sulle tre meno un quarto. L’orologio è come il dito: la luna da guardare è il metodo. Volete fare una gara al ribasso? Mettete delle alte penali e dei controlli ogni tot. Oppure spacchettate l’incarico fra manutenzione ordinaria e straordinaria… Insomma basta volerlo. Con l’occasione, tanti auguri a tutto l’arcipelago nella speranza che il 2012 sia migliore di come ce lo prefigurano.

Scrive Francesca Guidobono Cavalchini ad ArcipelagoMilano – A proposito della “congestion charge” perchè non applicare pari pari il sistema in vigore a Londra invece di questo meccanismo bizantino con il quale i residenti hanno diritto a 40 entrate gratis e poi pagano per ogni entrata? A Londra i residenti, dotati di autovettura, pagano 250£/anno e possono circolare quanto vogliono. Mi chiedo quanto costerà all’Amministrazione comunale il controllo delle 40 entrate? E per i residenti quanto disagio!!! Forse dei disagi ai cittadini interessa poco ai burocrati ma al Sindaco….???

 Scrive Grazia Muzio a Gianni Zenoni – Non sono d’accordo con Gianni Zenoni. Il monumento di Cattelan in piazza della Borsa mi piace ! Il volume, la scelta del marmo e le sue dimensioni a mio parere ben si adattano a quello spazio.

 Scrive Tiziana Gatti a Massimo Cingolani – Ho letto l’articolo di Massimo Cingolani e ne condivido il contenuto. È vero che il diritto alla salute è primario e quindi tutti gli altri ne sono subordinati. Farsi carico di ciò è un dovere di tutti i cittadini, lavoratori compresi. È probabile che fosse sufficiente una corretta comunicazione sindacale alla cittadinanza nella quale si invitava a non usare, nel limite del possibile, l’automobile per dimostrare la presa di coscienza del fenomeno; invece sembra quasi che l’inquinamento da traffico sia da addebitare ai soli commercianti che non vogliono i blocchi. La “sindrome del nemico”, identificato con un gruppo sociale al quale addossare tutte le colpe, appartiene al peggio dell’ideologia leghista. Sappiamo bene che all’aumento dell’inquinamento concorrono anche diversi fattori soggettivi come: non spegnere il motore al semaforo o davanti alle scuole, tenere i termosifoni a una temperatura molto elevata ecc. Quindi, se vogliamo leggi severe verso le aziende “inquinanti”, dobbiamo come cittadini e lavoratori, cercare di dare il buon esempio. Se la salute è un diritto, cercare di fare il possibile per garantirla è un dovere, concetto poco apprezzato nel nostro paese.

Scrive Manuela S. Bertoletti a Massimo Cingolani – L’articolo di Massimo Cingolani è pesantemente provocatorio. Partendo da dati che non possiede, quale il presunto aumento delle immissioni di Pm10 venerdì scorso, arriva ad attaccare un diritto costituzionale come quello di sciopero. Tutto l’articolo si basa su ipotesi non documentate ma, la conclusione è certa: non bisogna scioperare. Trovo tali affermazioni in linea con quanto espresso da altri esponenti del centro sinistra come Ichino, molto pericolose per la democrazia e i diritti.

Scrive Giuseppe Vasta a Jacopo Gardella – Grazie all’interessante “dialogo” di Gardella veniamo a scoprire come i navigli fossero un’opera ingegneristicamente perfetta (soprattutto nella parte progettata nel Medioevo e nel Rinascimento), proiettata a grande scala (verso il mare e le montagne) e multipurpose (come si dice adesso).Tornando prosaicamente all’età contemporanea, mi piacerebbe fare due domande sull’argomento ai due protagonisti del dialogo. All’urbanista chiederei: cosa ne pensa a confronto della cosiddetta “via d’acqua” prevista dall’Expo? Si riutilizza un canale scolmatore per andare per qualche mese da una zona periferica all’altra (mica dal Nord Europa al Mediterraneo!). E all’architetto chiederei: cosa ne pensa della nuova vista del Naviglio Grande dalla Darsena? Una volta sulla prospettiva libera si intuiva il territorio esterno, oggi un architetto su quella prospettiva ha messo il suo “birillo” (un grattacielotto vicino alla stazione ferroviaria di San Cristoforo) e la vista lontana si è persa (alla faccia di tutti i vincoli paesaggistici o delle apposite commissioni, che evidentemente non se ne sono accorti o magari hanno anche plaudito). Ahimé, temo che dal confronto ne usciremmo male!

Risponde Jacopo Gardella – Ringraziamo, Gianni Beltrame ed io (i due protagonisti del dialogo, rispettivamente l’urbanista e l’architetto) per i giudizi favorevoli al nostro dialogo. Le risposte alle Sue domande verranno date nella puntata finale (la settima) riservata appunto alle conclusioni del dialogo e alle osservazioni dei lettori.



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