20 dicembre 2011
È soprattutto nei piccoli e medi comuni dell’hinterland milanese che la presenza del potere criminale di tipo mafioso fa sentire con più forza il fiato sul collo a Giunte, consiglieri e dipendenti pubblici. Da un lato per l’estrema facilità con cui si può raggiungere chi può influenzare le decisioni riguardanti appalti pubblici e redditizie variazioni dei Piani Urbanistici; dall’altro per la semplicità con cui si può condizionare una tornata elettorale e l’elezione di quel Sindaco, creando liste civiche zeppe di figli e nipoti di affiliati, pronte ad apparentarsi con il promesso vincitore e a esigere poi un assessorato di peso.
Le recenti indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, alcune delle quali già arrivate a rinvii di giudizio e a prime sentenze, ci raccontano della presenza della ‘ndrangheta nell’imprenditoria, nella politica, nella società lombarda e milanese. Non solamente piccoli e medi spacciatori nei quartieri periferici e nelle vaste aree della movida milanese, come molti volevano far credere, ma imprenditori nell’edilizia, nel commercio, nella compravendita immobiliare, che con la forza dell’intimidazione e dell’usura, assoggettano altri imprenditori, ne conquistano le aziende e creano, con alcuni di loro, alleanze, riciclando denaro sporco, falsando il mercato e gli appalti. E il legame con il Consigliere comunale o regionale, l’assessore del tal comune o della tal Provincia è tema sempre presente nella tessitura della ragnatela per riciclare il ricco bottino costruito sullo spaccio di droga e di armi o sull’usura e il racket.
Le amministrazioni locali, in alcuni casi, hanno saputo combattere con efficacia il fenomeno, attraverso scelte e comportamenti competenti e coraggiosi; in altri casi, invece, hanno di fatto favorito il progressivo radicamento e l’espansione economica della criminalità di stampo mafioso per incompetenza, superficialità, paura o peggio per atteggiamenti omertosi che esprimono nel migliore dei casi l’assuefazione alla convivenza con un potere criminale esterno.
La formazione permanente di amministratori e funzionari è uno degli antidoti contro la pervasività delle mafie al nord, ed è uno dei motivi che ci hanno portato a realizzare questo secondo percorso formativo assieme ad Avviso Pubblico. Non l’unico. Sabato 3 dicembre, si infatti è concluso con l’incontro dal titolo Convenienza della legalità e buona politica, la proposta di Avviso Pubblico di un codice etico per gli amministratori locali, la seconda edizione del corso per amministratori pubblici della Provincia di Milano. Il corso è stato organizzato dal Partito Democratico con la collaborazione tecnico-organizzativa dell’associazione “Avviso Pubblico – Enti Locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie”. Cinquantatre le persone iscritte: amministratori, sindaci e consiglieri comunali, cittadini e funzionari, provenienti da 17 comuni diversi della Provincia di Milano: da Melzo, a Milano, da Rosate a Sesto san Giovanni.
Contro le mafie ci vogliono amministratori competenti, che facciano rete tra di loro. Grazie ad Avviso Pubblico abbiamo voluto, non solamente formare, aggiornare e diffondere buone prassi valorizzando chi le ha attivate, ma soprattutto abbiamo voluto costituire un gruppo di Amministratori, nella Provincia di Milano, che rimanga in contatto e crei nuovi eventi formativi e di confronto, che si senta parte di una rete che può dare sostegno e dove è possibile confrontarsi sempre e liberamente.
Il Corso, iniziato il 29 ottobre, presso la Sala delle Commissioni di Palazzo Marino, si è articolato in quattro mattinate, durante le quali si sono alternati diversi relatori: Rocco Sciarrone, Ivan Cicconi, Marco Arnone, Mario Turla, Maria Ferrucci, Antonio Pergolizzi, Ilaria Ramoni, Francesco Forgione, Alberto Vannucci. Diversi i temi affrontati, oltre al Codice Etico, si è parlato di ecomafie, aziende partecipate, corruzione, evasione fiscale e lotta al riciclaggio, con particolare attenzione al tema del ruolo dell’Ente Pubblico e della condivisione di buone prassi.
Al termine del percorso formativo abbiamo voluto sancire un patto scritto tra i corsisti. Una Carta di impegni contro le mafie che ha stretto con più forza i nodi della rete. Un impegno per una politica trasparente e concreta per il bene comune, che abbia come uno dei suoi pilastri la prevenzione e il contrasto alle mafie, alla corruzione, all’evasione fiscale, ai reati contro la Pubblica Amministrazione e che spinga a denunciare alle autorità competenti qualsiasi atto di intimidazione, minaccia e tentativo di corruzione rivolto a ciascun amministratore. Fondamentale sarà l’impegno di ciascuno per un concreto scambio di informazioni, dati, esperienze e buone prassi e per positive azioni di sostegno e vicinanza ad amministratori minacciati e intimiditi.
Ci siamo infine impegnati a tutelare l’immagine della coalizione grazie alla quale siamo stati eletti, e dell’Istituzione che rappresentiamo, in piena sintonia con l’articolo 54 della Costituzione italiana: I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore. Un articolo che segna la differenza tra un cittadino e il cittadino che esercita una carica pubblica. Un articolo che ci dice che la responsabilità politica viene molto prima della responsabilità penale.
David Gentili