20 dicembre 2011

CHE BELLO IL CAPITALISMO MUNICIPALE NEI TRASPORTI!


La tesi che sostiene D’Alfonso, almeno per quanto concerne la partecipata al 100% ATM, non sembra suffragata dai fatti. Questa partecipata è efficiente probabilmente solo perché lo dichiara lei: essendo un monopolio mai messo in gara non c’è modo di verificarlo seriamente. Tutti i monopoli dichiarano di essere efficienti, con dovizia di dati di supporto. Famosa la dichiarazione pubblica dell’allora neo-assessore Croci a uno che domandava perché ATM non veniva messa in gara per ridurne i costi. Rispose testualmente: “La gara non è necessaria, ATM è molto efficiente”. Al poverino che insisteva per sapere la fonte di quella convinzione, Croci rispose in tutta serenità: “Me lo hanno detto i manager di ATM”.

Ora, da una banalissima analisi dei costi principali di ATM, quelli del lavoro, si evincono costi medi unitari superiori ai 40.000 euro annui. In corrispondenti aziende private non solo si trovano costi nettamente inferiori, ma la produttività sembra anche essere assai più alta.

D’altronde si tratta di fenomeni fisiologici in moltissime imprese pubbliche monopolistiche: esiste infatti un evidente conflitto di interessi tra l’efficienza (del lavoro, delle forniture ecc.) e l’obiettivo di un consenso elettorale certo, ed esteso alle famiglie dei dipendenti. Gli utenti vedono solo tariffe e servizi, e nemmeno i maggiori soggetti pagatori, i contribuenti, sanno nulla dei costi di produzione e dei sussidi. E anche le impresi fornitrici devono essere “trattate bene”, altrimenti licenziano o falliscono ecc. Si tratta di vicende che si ripetono regolarmente, e che purtroppo spesso sconfinano nell’illecito.

Ma per carità, se si è convinti davvero che ATM sia efficiente, che rischio c’è a fare una gara seria, in cui il giudice non sia anche concorrente, e che prenda in considerazione i migliori modelli esteri, cioè si mettano in gara svariati lotti? (anche se forse non 550, come nell’esempio di maggior successo, quello di Londra, che ha visto, a parità di servizio e di tariffe offerte, un drastico calo del fabbisogno di sussidi). Infatti il lotto unico, oltre che “scoraggiare” i concorrenti esterni, ha il grave difetto di mettere l’amministrazione nelle mani di un solo soggetto, pubblico o privato, con grave conseguente perdita di potere negoziale.

Circa l’esempio negativo citato da D’Alfonso (Vienna) se ne possono citare assai più numerosi di positivi, oltre a quello di Londra: la Scandinavia e la Germania, per esempio, e per certi versi la Francia stessa.

Ma lo scandalo maggiore del monopolio ATM è in realtà la sistematica disinformazione in cui sono stati tenuti i milanesi dall’amministrazione “liberale” precedente sui veri costi dell’azienda. Non solo i cittadini ignorano che i sussidi all’ATM ci costano più di un milione di Euro AL GIORNO, ma questo dato è ignoto, credo, anche ai dipendenti, e a diversi giornalisti, che scrivono persino di profitti dell’azienda. Si sperava che la nuova amministrazione, che lodevolmente ha fatto della trasparenza una bandiera, parlasse chiaro su questo scottantissimo tema, ma fin’ora non c’è traccia di discontinuità con il passato. Ora, sussidiare i trasporti pubblici invece di altri servizi può essere perfettamente giusto e legittimo, ma la scelta deve basarsi su numeri noti e trasparenti.

Sono invece perfettamente d’accordo con D’Alfonso sulla necessità di un maggiore “leghismo” nei finanziamenti ai diversi servizi pubblici (sono leghista solo per questo aspetto, per carità…). Cioè è meglio, proprio per la qualità delle scelte politiche, che i fondi dal centro (stato, regione ecc.) arrivino ai comuni in solido, lasciandoli poi liberi di allocarli secondo le reali priorità, conoscibili e decidibili solo a scala comunale. Altrimenti l’unico obiettivo dei comuni diventa quello di massimizzare i trasferimenti, mica quello di rendere efficienti i servizi.

 

Marco Ponti

 



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