13 dicembre 2011

CORAGGIO PISAPIA! DIFENDI L’ARIA DI MILANO


Qualche diecina di anni fa in California morì improvvisamente circa il 30% delle colture economicamente vantaggiose. Era un fatto grave. Ci si chiese cosa stava succedendo e il compito di scoprirlo e di proporre soluzioni fu affidato agli esperti. Li cercarono sulla base della reputazione che avevano, repubblicani o democratici che fossero. Dopo un po’, gli scienziati proposero agli amministratori pubblici dello Stato una spiegazione e una serie di proposte di intervento. Questo fecondo rapporto tra scienziati liberi e amministratori responsabili portò a sconfiggere in quel Paese il fenomeno, che abbiamo anche noi, e che è chiamato “smog fotochimico”.

Il problema che abbiamo davanti, in Lombardia, il particolato fine nell’atmosfera, o PM10 come viene chiamato in maniera imprecisa, viene affrontato nello stesso modo? Credo che nessun cittadino lombardo, e nessun milanese in particolare pensi che le amministrazioni comunali e provinciali, e la Regione, che ha anche il potere di fare le leggi, stiano facendo sul serio. E pensano che questo non avviene per furbizia, ma per incapacità. Così blocchi domenicali, targhe alterne, chiusure di parti delle città diventano una gara a non rimanere con il cerino in mano.

Perché, amici amministratori pubblici e Governo regionale, perchè non chiedete seriamente cosa ne pensa chi sa? Scoprirete una serie di semplici verità, spesso ovvie, senza le quali non si affronta seriamente il problema, e il cerino rimane in mano ai malcapitati concittadini. Quali verità spesso ovvie? Eccole (sicuramente non sono le uniche, ma intanto prendiamole in considerazione:

1) Il particolato atmosferico più fine, chiamato PM 2,5 o quello ancora più fine, chiamato PM 1, è quello che penetra nelle vie respiratorie ed è quindi responsabile della stragrande maggioranza degli effetti tossici. Ma proprio perchè estremamente fine, questo particolato rimane sospeso in aria e viaggia nell’atmosfera. Inoltre, la perdita di particolato per dispersione o sedimentazione è bilanciata dalla formazione di nuovo particolato per reazione di inquinanti gassosi tra loro (il cosiddetto particolato di origine secondaria).

2) In autunno e inverno tutto ciò che viene emesso rimane vicino al suolo perchè vi è come un ostacolo, derivato dalla particolare situazione della pianura padana, alla risalita degli inquinanti verso l’atmosfera libera. Quindi, all’immissione di inquinanti in atmosfera non consegue la loro dispersione. Rimane tutto con noi. Ed esercita il suo effetto tossico!

3) E che dire dei motori diesel? Chiunque conosca o ripari motori vi dirà che un motore Diesel superaccessoriato emette come molti vecchi motori a benzina.

4) Quindi, la limitazione delle emissioni di particolato da traffico in alcuni punti della Lombardia (ad esempio i centri urbani) non basta per avere significative diminuzioni nella distribuzione globale.

5) C’è di più: nessuno di noi cittadini sta in coda in circonvallazione o sulle tangenziali perchè gli piace. Lo fa per necessità, in gran parte per necessità di lavoro. E in un tessuto produttivo fatto prevalentemente di piccole e medie aziende la mobilità è una delle carte più importanti per competere sul mercato. Ed è attraverso la flessibilità e la mobilità che in Lombardia i giovani e quelli che il lavoro lo hanno perso possono sperare di trovarlo. La mobilità in Lombardia è una mobilità a scopo lavorativo. La politica dei blocchi, oltre che inefficiente sul piano della lotta all’inquinamento, danneggia il lavoro.

6) Inoltre, limitare il traffico in un’area metropolitana significa appesantire il traffico nelle aree adiacenti, e il prodotto non cambia. Cambia solo la mano che ha in mano il cerino acceso.

7) E credete davvero che tutte le caldaiette condominiali per il riscaldamento domestico funzionino a dovere e non emettano particolato? Il puro buon senso fa dire che migliaia di piccole sorgenti, anche se ben controllate, emetteranno di più di un numero di grandi sorgenti ben controllate. Puro buon senso.

E allora, quali sono le soluzioni? Chi le deve prendere? Intanto, chi le deve prendere è chiaro: la Regione Lombardia ha le competenze più importanti, sia dal punto di vista legislativo che da quello amministrativo. Ed è paradossale che un’area metropolitana, quella milanese, che è la fonte principale del problema, non metta alle corde la Regione Lombardia, che ha il potere di provvedere, e le permetta l’azione inutile e l’inerzia. Occorre invece un piano ventennale di intervento sulla mobilità, pubblica e privata e sul riscaldamento domestico basato su questi principi:

a) Mantenere gli attuali livelli di mobilità pubblica e privata su strada abolendo gli incroci, anche mediante percorsi in tunnel o sopraelevate, utilizzando le opportune tariffe.

b) Aumentare gli attuali livelli di mobilità su ferro e di mobilità pubblica su strada, considerando che i loro costi sono accettati dall’utente se il servizio è buono e non ne danneggia l’attività lavorativa.

c) Abolire gradualmente la circolazione di mezzi privati diesel e, più gradualmente, quella di mezzi a uso commerciale e di mezzi pubblici diesel, anche mediante una tassazione diversa da quella dei mezzi a benzina.

d) Convertire il riscaldamento domestico in teleriscaldamento, anche nei centri urbani, disincentivando l’uso di caldaiette condominiali.

Queste cose si realizzano con un ampio consenso, possibile solo se, a proporle e a seguirne la realizzazione, sarà innanzitutto la scienza, quella che ha solo il colore della qualità, asseverata da pari (il cosiddetto “peer review”). Ricordiamoci sempre! L’attenzione all’ambiente e l’attenzione al lavoro sono le due facce di una stessa politica: quella che coniuga solidarietà con produttività!

 

Bruno Rindone

 



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