7 dicembre 2011

PISAPIA, SON TUTTI FIGLI TUOI?


Caro Sindaco, questo numero di ArcipelagoMilano è in particolare dedicato ai giovani. Ne parlano Elisabetta Strada e Lamberto Bertolè, due consiglieri della tua maggioranza così pure molto se n’è parlato nel recente Forum sulle politiche sociali. Scorrendo le deleghe che hai assegnato ai componenti della Giunta vedo che quella ai giovani l’hai voluta tenere per te o forse non hai ancora deciso a chi affidarla. Dunque, metaforicamente, ho ragione nel dire che sì, son tutti figli tuoi. Delega gravosa e di grande responsabilità.

Negli ultimi tempi la parola “giovani” è risuonata con continuità, dal neo presidente del Consiglio Monti a tutti i leader politici, fatta forse eccezione per quelli della Lega che però del mondo e dei suoi problemi hanno una visione – orrenda – del tutto particolare. Nella realtà mi sembra che anche il presidente Monti non sia andato molto oltre le promesse se non con le agevolazioni alle nuove assunzioni – che avverranno solo quando e se vi sarà ripresa dell’economia reale – visto che di risorse vere, economiche, non ve ne sono quasi per nessuno. Ma questo riguarda solo il problema di un’occupazione, importantissimo e ora drammatico, poco o nulla quello dell’educazione e della formazione.

Una delle glorie dell’amministrazione comunale milanese sono state le scuole civiche che ora vedo nuovamente oggetto di attenzione ma anche questo forse non basta. Come dice Maurizio Tucci su queste pagine, la vera difficoltà per accompagnare i figli nel loro percorso di crescita e di formazione sta nel saper trovare un equilibrio tra permettere con amore e negare con autorevolezza. La stessa cosa vale per la pubblica amministrazione: permettere con spirito di comprensione e tolleranza e reprimere con autorevole fermezza: ecco dunque la delicatezza di situazioni come la “movida” al Ticinese. Ma non finisce qui. La pedagogia un po’ vecchiotta – per alcuni versi insuperata – diceva che s’insegna principalmente con l’esempio e qui adesso viene il bello, si fa per dire.

Fortunatamente i giovani dei quali oggi parliamo, il 30 aprile del 1993 non erano ancora in grado di intendere e quindi del discorso di Bettino Craxi in quel giorno al Parlamento non ne sanno nulla o quasi ma noi sappiamo che dopo quel discorso, esempio di cinismo politico e profondamente e radicalmente antieducativo, le cose sono cambiate nel nostro Paese. Da allora è stato un susseguirsi di scandali, sempre più frequenti e sempre più corrosivi del senso morale ma sempre meno avvertiti come tali dall’opinione pubblica. Oggi passiamo da don Verzè, che si paragona al Cristo in croce, a Nicoli Cristiani che non fa una piega nell’autorizzare per soldi discariche che compromettono la salute delle nuove generazioni. Inutile ricordare Silvio Berlusconi.

Che fare dunque se questo è il fondale del palcoscenico della vita di oggi? Come possiamo salvare i giovani dalla rassegnazione e dal cinismo? La strada imboccata, quella della partecipazione dei ragazzi ai Consigli di Zona, mi pare un buon avvio ma che fare se la scure di Monti vuole cancellarli? Che fare se non ci sono soldi da investire? Non ci resta che la vecchia pedagogia dell’esempio in quello che facciamo quotidianamente ma anche nel saper prendere senza esitazione le distanze da chi nell’amministrare i beni collettivi se ne appropria o lascia che altri se ne approprino in nome di più che discutibili sodalità o semplicemente per denaro. Le occasioni, temo, non mancheranno, anzi già ci sono.

Buon lavoro dunque.

LBG



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