7 dicembre 2011

libri – IL PECCATO DI ADAMO ED EVA


 IL PECCATO DI ADAMO ED EVA

di Antonello Gerbi

a cura di Sandro Gerbi

Adelphi 2011, pp.275

 

Adelphi ha di recente riproposto, nella sua Collana dei “Cristalli curvi” (I Peradam), un piccolo gioiello della storiografia delle idee, dato alle stampe nel 1933 da Antonello Gerbi, per i tipi di Laterza. Il “Peccato di Adamo ed Eva” ripercorre le vicende, ambigue, paradossali e piene di contrasti, di quella interpretazione del terzo capitolo della Genesi, secondo la quale il frutto che Dio proibì ad Adamo sarebbe stato il godimento di Eva e il peccato del progenitore, quindi, sarebbe consistito sostanzialmente nel desiderare e possedere la compagna datagli da Dio, con la conseguente dannazione del genere umano secondo talune esegesi.

Argomento incandescente e di faglia, dibattuto con asprezza per secoli, largamente accolto nella coscienza comune, confermato con allusioni innumerevoli nelle arti figurative e nella letteratura, ma rifiutato con sdegno da teologi e storici della teologia, antichi e moderni, cattolici e riformati, per i quali il riserbo e l’anatema furono costanti, uniformi, e perpetui.

L’immenso materiale e le testimonianze più varie – da Clemente Alessandrino a Montaigne, da San Zenone da Verona a Kant, dal libertino Beverland ad Hegel, da Agostino di Ippona a Milton e Novalis – compongono un quadro affascinante con dettagli imprevedibili, che Antonello Gerbi ha lasciato, per così dire, aperto, non considerando mai conclusa la sua opera, che ha continuato ad approfondire e ad arricchire nei quaranta anni successivi alla prima edizione del “Peccato”, fino alla sua morte avvenuta nel 1976.
Va dato atto e merito al figlio Sandro, storico e giornalista, aver riordinato quel materiale curando questa nuova ampia edizione ed arricchendola con una sorta di postfazione critica, resa ancora più preziosa dalla pubblicazione di documenti, in gran parte inediti, scambiati dal padre con Raffaele Mattioli, Mario Praz, Alberto Pincherle, Piero Treves, e altri protagonisti della cultura del ‘900.

Ma il fascino del testo non risiede soltanto nel caleidoscopio delle citazioni e nella fulmineità dei rimandi culturali, che lasciano a volte il lettore senza fiato. Il significato più intenso delle diverse letture del Peccato Originale è colto da Gerbi quando esso diviene reagente che indica le svolte epocali della cultura occidentale. Come quando Kant, temperando l’ottimismo e l’impazienza degli illuministi, mostra quanto combattuto e interrotto da cadute e da “cacciate dal Paradiso”, sia quel progresso che essi favoleggiavano tutto facile e rettilineo. L’individuo, punito da Dio, riconosce se stesso nella sua storia e nel Primo Peccato venera il suo primo passo verso la propria elevazione. Al comando accettato, subentra la volontà libera. Il figlio obbediente del Signore, è trasformato dal Peccato in Homo sapiens, che è solo sulla Terra, solo con i suoi simili, a guadagnarsi il sostentamento con la sua Libertà, col suo Lavoro, col suo Intelletto.

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Bonaccorsi

rubriche@arcipelagomilano.org



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