29 novembre 2011

teatro


 

FREDDO
di Lars Nóren – traduzione di Annuska Palme Sanavio

con Angelo Di Genio, Michele Di Giacomo, Alessandro Lussiana, Federico Manfredi

regia di Marco Plini – scene e costumi Claudia Calvaresi – luci Robert John Resteghini – suono Franco Visioli

“Quattro giovani attori bravissimi, tesi e coesi, diretti con mano sicura da Marco Plini”, così si legge sul sito internet dell’Elfo e, usciti dalla sala, l’impressione è che la frase – seppur scritta con intenzioni pubblicitarie – fosse davvero azzeccata.

Uno spettacolo breve, forte e diretto. Tre giovani naziskin svedesi, l’ultimo giorno di scuola, in un bosco, celebrano il culto della violenza e dell’odio razziale, riempiendosi la gola di birra e la bocca di deliri. Keith è il capo, quello che sembra aver imparato meglio la retorica dell’odio, e anche il più informato sul nazionalismo e sui nazionalismi (cita anche Berlusconi; il testo è del 2002). Anders è il suo secondo e Isma è l’anello debole che fa battute a cui gli altri non ridono e sembra sempre volerli imitare e rincorrere. L’arrivo del compagno di classe Kalle, svedese di cittadinanza ma coreano d’origine (adottato quando aveva due anni) fornisce ai tre l’occasione per mettere in pratica le loro idee razziste.

Una realtà inquietante, nella “democratica Europa”, che culla al suo interno i germi di future violenze su larga scala, e che dovrebbe interrogarsi su come l’odio e la xenofobia attecchisca su ragazzi impauriti e abbandonati, trasformandoli in carnefici.

Al testo forse manca quel “di più”, di inaspettato o originale, magari, che sveli al pubblico qualcosa che il pubblico (purtroppo, visto l’argomento) già non sa, o immagina. Il branco che si accanisce sul diverso – che risulta diverso non per qualche ragione intrinseca ma per il puro desiderio da parte del branco di un capro espiatorio – è una dinamica che si reitera dagli albori dell’umanità (Renè Girard lo considera addirittura il rito di fondazione di ogni società). E quella del ragazzo più debole del gruppo che, per paura di essere emarginato dagli altri componenti, finisce per commettere un omicidio è una tematica che, dopo Il signore delle mosche di Golding, è stata abbastanza abusata dalla letteratura.

Se per una società è preoccupante essersi assuefatta così tanto alla violenza – e il testo ha il merito di evidenziarlo, con luoghi comuni “voluti” e scambi di battute ben costruiti -, dal punto di vista drammaturgico forse Nóren avrebbe potuto avvicinarsi un po’ meno a certi cliché. Cliché che invece i quattro attori riescono a superare e a trasformare in punti di forza con un’interpretazione impressionante per bravura, energia e precisione.

Quel che rende bello e appassionante lo spettacolo, infatti, è la “vita” che Marco Plini è riuscito a dare ai tre adolescenti naziskin, che non sembrano finti neanche quando urlano una parolaccia dopo l’altra, che si muovono, reagiscono e si guardano sempre coi tempi giusti, senza esagerare la caratterizzazione e allo stesso tempo senza mai calare d’energia; tre ragazzi che fanno tremare le gambe per quanto sembrano spaventosamente veri.

Teatro Elfo Puccini, dal 22 novembre al 4 dicembre.

 

In scena

Dal 29 novembre all’11 dicembre al Teatro Grassi Servo di scena di Ronald Harwood, con Franco Branciaroli che cura anche la regia.

Al Piccolo Teatro Studio dal 29 novembre al 18 dicembre Toni Servillo legge Napoli.

Al Teatro Strehler dal 1 al 4 dicembre Non contate su di noi, di Gaber e Luporini, con Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu.

Al CRT Salone fino all’11 dicembre Educazione fisica, di Elena Stancanelli, regia di Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco.

Al Teatro Carcano fino al 4 dicembre Trappola per topi di Agatha Christie, regia di Stefano Messina.

Al Teatro Manzoni dal 29 novembre al 18 dicembre Tante belle cose, di Edoardo Erba, regia di Alessandro D’Alatri.

All’Elfo Puccini fino al 4 dicembre, oltre a Freddo, Elettra di Nicola Russo e Cabaret Yiddish di e con Moni Ovadia.

Fino al 4 dicembre al Teatro Litta Fedra di Andrea Cosentino.

Fino al 17 dicembre al Teatro Franco Parenti Evgenij Onegin di Puskin con la regia di Flavio Ambrosini.

Al Teatro Sala Fontana fino al 2 dicembre Rosencrantz e Guildenstern sono morti di Tom Stoppard, regia di Letizia Quintavalla e Bruno Stori.

Al Teatro I dal 2 al 4 dicembre Francamente me ne infischio, spettacolo ispirato al romanzo Via col vento, con la regia di Antonio Latella.

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



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